
Egr. Vice Capo Vicario,
l’estate del 2014 di certo passerà alla storia come una delle più movimentate stagioni sindacali per gli
importanti problemi che investono il mondo penitenziario (unitamente a tutto il comparto Sicurezza e
Difesa). È sotto gli occhi di tutti il rilievo che i mass media stanno accordando alle legittime rivendicazioni
dei poliziotti, divenendo la questione nella sua ampiezza anche materia di discussione nei salotti televisivi.
Ciò in ragione del fatto che la voce delle donne e degli uomini in divisa, esposta per il tramite dei propri
rappresentanti sindacali, va doverosamente ascoltata da chi ha il mandato di amministrare, nel modo
migliore possibile, la “res publica”. Su tali vertici ricade altresì l’onere morale e professionale di individuare
tutte le soluzioni per apportare i necessari correttivi alle anomalie, sia strutturali sia gestionali.
È impensabile, infatti, che qualsivoglia forma di protesta registri il silenzio e l’indifferenza
dell’Amministrazione, come è accaduto per le due importanti attività di denuncia poste in essere dal
Si.N.A.P.Pe presso le sedi decentrate di Cremona e Benevento.
I motivi della protesta possono essere a grandi linee assimilabili e di certo rappresentano una piaga
diffusa nel mondo penitenziario, dai deficit strutturali a non condivisibili filosofie gestionali della
popolazione detenuta che riverberano effetti negativi sull’organizzazione del lavoro, dalla carenza organica
alla insanabile falla nel sistema delle relazioni sindacali, pressoché assenti o quanto meno inefficaci presso i
due istituti citati.
A fronte della manifestazione nella cittadina lombarda, scaturita anche da un importante evento
critico di devastazione di una intera sezione detentiva ad opera di un gruppo di ristretti facinorosi, si è potuto
apprezzare il tempestivo impegno del Provveditore Regionale che trasponeva in apposito documento
trasmesso alle O.S. la propria consapevolezza in relazione alla gravità della questione cremonese forniva le
dovute rassicurazioni circa un costante monitoraggio oltre a partecipare le iniziative “in fieri” per il
contenimento del disagio.
Differente è la situazione campana rispetto alla quale si è registrato l’assoluto silenzio delle istituzioni
interne, dalla Direzione, al Provveditore Regionale, al superiore Ufficio Dipartimentale.
L’insostenibilità della situazione del penitenziario sannita è stata addirittura tradotta dal personale in
maniera iconografica inscenando un finto funerale essendo ormai spirata la dignità lavorativa: personale
costretto a lavorare in assenza di garanzie, di tutela, in condizioni di disagio e gestiti da una direzione (di cui
si è chiesta a gran voce l’avvicendamento) con la quale non si riesce, nonostante innumerevoli tentativi, a
costruire quel costruttivo dialogo necessario per la ricerca congiunta delle possibili strade percorribili.
In tutto questo scenario, è doveroso richiedere a codesto Vertice, in qualità di organismo apicale
nella gestione della realtà penitenziaria, quale iniziativa è stata posta in essere anche per tacitare
doverosamente gli animi di coloro che quotidianamente assicurano, con zelo e professionalità, il buon
andamento o quanto meno la sopravvivenza della macchina penitenziaria.
Si resta in attesa di urgente riscontro.
manifestazioni di protesta cremona e benevento