C.C. Messina – Regime della “Sorveglianza a Vista”

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Egregio Presidente
la scrivente organizzazione sindacale è stata destinataria di numerose, accorate e turbate lamentele, da parte del personale operante, aventi ad oggetto le modalità di gestione del regime di cui all’oggetto, la cui applicazione determina precarie condizioni operative.

Così dal punto di vista dell’efficacia rispetto al raggiungimento dell’obiettivo della tutela della salvaguardia della salute del detenuto e così, consecutio, della garanzia che l’adozione di tutte le cautele prescritte e la totale dedizione all’espletamento del proprio dovere possa, al personale operante, assicurare le legittime scriminanti per ogni eventualità e, dunque, la necessaria serenità nell’espletamento della quotidiana attività.

Il profilo preventivo, anch’esso fondamentale, da evidenziare è la mortificazione dei principi ispiratori che determinano nel coinvolgimento di tutte le figure del trattamento una “conditio sine qua non” per il superamento delle barriere comportamentali del detenuto e la promozione di una maggiore consapevolezza dello stesso; viceversa alla Polizia Penitenziaria viene caricata, illegittimamente, ogni responsabilità, sembrando gli interventi sanitari a sostegno quasi inesistenti, quelli pedagogico-educativo del tutto assenti.

Fatta salva questa obiezione, il personale sembrerebbe essere abbandonato, anzi costituito a capro espiatorio, grazie a Disposizioni di servizio al limite dell’incredulità; un caso esemplare, da quello che riferisce il personale, consisterebbe, al fine di agevolare la più ampia e totale vigilanza del “sorvegliato a vista”, la formale prescrizione che il blindato debba rimanere aperto per l’intero arco della giornata, mentre il cancello dovrebbe, al contrario rimanere chiuso, a doppia mandata.

Ma da quello che riferisce il predetto personale, nel reparto “Sosta” ove il servizio, di cui trattasi, ha avuto inizio e si è protratto per oltre una settimana, non esistono i cancelli ma solo i blindati, determinandosi così forti difficoltà a vigilare sul detenuto, a meno che il personale non introduca immanentemente la testa attraverso il blindo e la permanga per l’intera durata del servizio.

E ciò, a meno che l’estensore della Disposizione dimostri di non conoscere il proprio Istituto Penitenziario, farebbe pensare ad una disposizione artatamente confezionata; e così tutte le altre disposizioni che, alla luce della appena accennata incongruenza, hanno un sapore avveniristico.

Nell’auspicio che l’azione dell’Amministrazione possa essere votata al raggiungimento degli obbiettivi, attraverso l’adozione di modelli possibili e rispettosi della dignità del personale, si chiede che si possano concretizzare l’impiego di tecnologie (ad esempio video sorveglianza) con una sala controllo che escluda il personale – soprattutto di notte – dai forzati stazionamenti nei corridoi, con l’esposizione a tutti gli agenti atmosferici; a questo si aggiunge la necessità di integrazione dell’azione di vigilanza di polizia con quella sanitaria e pedagogica con la giusta ripartizione tra le aree anzidette dei traguardi e delle responsabilità.

Nell’attesa di cortese sollecito riscontro e una pronta risoluzione si porgono Distinti Saluti.

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