
Egr. Sig Direttore,
come è certamente a conoscenza della S.V., in data 09 settembre u.s. presso la Casa Circondariale di Pavia si è consumato l’ennesimo atto di violenza in danno di Personale della Polizia Penitenziaria. Un improvviso ed ingiustificato scatto di violenza di un detenuto italiano che ha letteralmente messo al tappeto un Assistente Capo Coordinatore di Polizia Penitenziaria, il quale ha riportato contusioni al volto con una prognosi di 10 gg. E’ stato riferito che il collega era preposto al padiglione A, e sarebbe intervenuto in soccorso di un altro collega del reparto poiché quest’ultimo minacciato dal medesimo detenuto. Il collega, peraltro, nonostante fosse stato aggredito con due pugni in faccia, con grande responsabilità e professionalità proseguiva il servizio oltre il turno previsto dal modello 14 Agenti. Tale atto di responsabilità e spirito di Corpo scaturiva dal fatto che vi erano altri eventi critici in corso in istituto, e che vi era una scarsa presenza di personale nella turnazione di servizio. A tale proposito, dobbiamo purtroppo rilevare che pressoché quotidianamente, presso la Casa Circondariale di Pavia, si registrano gravi aggressioni dei detenuti in danno degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria. Si susseguono, oramai nell’indifferenza dei vertici dell’Amministrazione, aggressioni verbali e minacce che non di rado, purtroppo, sfociano in episodi di vera e propria violenza in danno dei colleghi. Un rimedio che certamente non può essere considerato definitivo, ma deve essere inteso come un buon deterrente, è lo spostamento da un Istituto all’altro dei detenuti che aggrediscono il Personale e che non di rado, purtroppo, reiterano le aggressioni anche negli istituti di nuova destinazione. Il contributo dato dalla Polizia penitenziaria, all’adeguamento dei tempi e degli spazi della vita detentiva, conseguenti alla Sentenza ”Torreggiani”, non può e non deve tradursi nella messa alla berlina dei Servitori dello Stato, i quali, ogni giorno, garantiscono l’ordine e la sicurezza all’interno degli Istituti penitenziari. Ai nostri colleghi costantemente impegnati a garantire con grande senso del dovere e altrettanta responsabilità il mandato istituzionale affidato, va tutto l’apprezzamento e la stima del Si.N.A.P.Pe per l’importante e delicata funzione sociale assicurata al servizio del Paese. Nel formulare pertanto sinceri auguri di pronta e completa guarigione al nostro collega, invitiamo lo stesso a considerarci come sempre vicini e pronti, qualora lo reputasse necessario, ad offrirgli il nostro pieno e incondizionato sostegno. E’ auspicio di questa O.S. che l’aggressore, abbia a subire l’immediato procedimento disciplinare con relativo trasferimento in altra struttura, nella certezza che il locale Comando di Reparto abbia già provveduto a deferire all’A.G. il responsabile dell’aggressione in questione. Non appare più procrastinabile un intervento volto ad individuare, in ambito regionale, delle sezioni a regime chiuso da adibire all’osservazione, ex art. 32 D.P.R. 230/2000, predisposte per valutare se tali detenuti, già classificabili ad alta pericolosità penitenziaria, per le pregresse condotte poste in essere, siano o meno adatti al regime aperto. Si richiede un immediato e risolutivo intervento del Provveditore, al fine di dare compiuta esecuzione alle indicazioni a suo tempo diramate dal Dipartimento e che non possono più rimanere lettera morta, sulla pelle di chi quotidianamente rischia la sua incolumità, più di quanto non sia necessario, per il corretto andamento del servizio. Il Si.N.A.P.Pe, pertanto DIFFIDA l’Amministrazione Penitenziaria ad adottare adeguati provvedimenti al fine di garantire l’incolumità fisica e più in generale la sicurezza e la salute sul lavoro delle migliaia di Poliziotti Penitenziari di questa Regione. E’ del tutto evidente che in assenza di risposte concrete non esiteremo ad avviare tutte le iniziative ritenute opportune a tutela dei diritti della Polizia Penitenziaria.