
Egregio Direttore,
la seconda ondata pandemica che ha investito la nazione ed in particolare la nostra regione ha messo a nudo le carenze endemiche dell’amministrazione, con particolare riferimento alle risorse umane e materiali. In questo clima tutti gli istituti campani stanno affrontando con grande sacrificio un’ emergenza senza precedenti che rischia di aggravarsi e giungere al collasso.
Premesso che le sedi periferiche da sole, non ce la fanno a fronteggiare questo stato emergenziale e che urgono interventi degli organi centrali che diano respiro e nuova linfa agli istituti in difficoltà, è doveroso segnalare alla S.V. alcune criticità che ci giungono dl personale di polizia penitenziaria in servizio presso codesto istituto.
Il C.P. di Secondigliano, stando ai dati in nostro possesso, è tra gli istituti più colpiti dalla diffusione del virus, sia tra la popolazione detenuta che tra il personale. Nello specifico ci viene riferito di un aumento di casi di positività, negli ultimi giorni, tra i detenuti ivi ristretti e che in particolare due reclusi sono stati inviati presso strutture ospedaliere esterne in quanto positivi sintomatici.
E’ evidente, quindi, che le procedure di prevenzione vadano riviste e soprattutto sostenute con ulteriori risorse sia materiali che umane. Purtroppo, nello stesso istituto, qualche settimana fa, è venuto a mancare proprio il dirigente sanitario della struttura penitenziaria, vittima del virus che egli stesso stava fronteggiando in prima linea. In tal senso il suo sacrificio ci spinge a riflettere sulla portata delle misure di tutela del personale adottate e sulla necessità di integrarle in maniera ancora più stringente.
Del pari, ad aggravare il quadro emergenziale è la cronica carenza di personale, ancor di più messa a dura prova dalle molteplici assenze dovute alla diffusione dell’epidemia in corso. Ci viene infatti riferito che il personale di polizia penitenziaria è costretto a ricoprire sistematicamente più posti di servizio.
Nei reparti detentivi, oltre ad effettuare turni di servizio già programmati di otto ore, le sezioni detentive vengono ormai quotidianamente accorpate ed un solo poliziotto è addetto alla vigilanza di entrambe e spesso, soprattutto nei turni pomeridiani e notturni, un intero reparto è sorvegliato da unità di personale ben al di sotto dei livelli minimi di sicurezza.
La sorveglianza generale è costretta sistematicamente a sguarnire ulteriori posti di servizio (sezioni detentive e muro di cinta), abbassando sensibilmente i livelli di sicurezza già ridotti al minimo storico, onde far fronte ai quotidiani piantonamenti ospedalieri dei detenuti ricoverati con procedure d’urgenza che negli ultimi tempi si susseguono con ritmo vertiginoso. Gli stessi turni di piantonamento, per mancanza di personale, vengono organizzati ormai sistematicamente su quadranti di otto ore, oltre il tempo necessario per il rientro in sede, nonostante l’espresse previsioni dell’AQN e del protocollo quadro regionale sulla sicurezza sanitaria sottoscritto di recente.
Altresì, sembrerebbe che, sia al predetto personale impiegato in servizi di vigilanza nelle sezioni COVID o piantonamento di detenuti risultati positivi al tampone o ad altri operatori entrati in contatto con loro a vario titolo non vengano effettuati i prescritti accertamenti sanitari d’ufficio, ma il personale deve provvedervi di propria iniziativa e con i propri mezzi.
Inoltre, ci viene riferito che lo stesso personale comandato nei servizi di piantonamento viene fornito di DPI che si rivelano poi non essere adeguati all’atto dell’arrivo in ospedale, tant’è che il presidio ospedaliero, ne dispone la sostituzione con altri DPI diversi da quelli in possesso del personale di polizia perché non ritenuti a norma.
A tal proposito si evidenzia che la distribuzione quotidiana dei dispositivi di protezione individuale per il personale di Polizia Penitenziaria (tute) spesso sono di taglia piccola rispetto a coloro che la indossano, causando quindi impaccio nei movimenti e la lacerazione delle stesse.
Altra circostanza degna di nota, secondo quanto ci viene segnalato, è l’assenza di un idoneo locale, nei pressi dell’accettazione, destinato alla svestizione e smaltimento dei D.P.I. usati dal personale impiegato nei servizi di traduzione verso codesto istituto di detenuti COVID – positivi, all’atto dell’ingresso o dell’uscita dall’istituto.
Infine, sembrerebbe che al personale di Polizia Penitenziaria impiegato nei piantonamenti di cui sopra sia stata data disposizione verbale di non accedere all’interno ai reparti ospedalieri COVID, benché non esistano ordini di servizio in tal senso che esonerino il personale preposto da eventuali responsabilità penali o disciplinari in caso di eventi critici.
Ciò posto si chiede a codesto interlocutore quali siano le misure adottate o da adottare al fine di far fronte alle criticità rappresentate e alleggerire i carichi di lavoro del personale di polizia penitenziaria divenuti ormai insostenibili.
Certi della rilevanza che vorrà accordare alla presente segnalazione ed in attesa di riscontro si porgono distinti saluti.