Casa Circondariale di Brescia Canton Mombello – problematiche ed inefficienze gestionali – richiesta intervento urgente e convocazione – stato di agitazione
Onorevole Ministro, Egregio Presidente
È nota la questione della frattura che si è registrata nel tessuto delle relazioni sindacali presso
l’Istituto in argomento a seguito delle dichiarazioni (mai smentite) attribuite dagli organi di informazione
alla Dott.ssa Francesca Gioieni, attuale direttore della Casa Circondariale di Brescia, ove il Si.N.A.P.Pe da
tempo immemore si pregia di rappresentare ben oltre il 50% del personale amministrato.
Le dichiarazioni a cui ci si riferisce, attengono al pensiero espresso dal direttore in questione in
merito al modo di intendere il confronto con i rappresentati dei lavoratori e l’attenzione alle problematiche
della Polizia Penitenziaria come uno “spreco di tempo” sottratto alla gestione della popolazione detenuta.
Questa O.S., auspicando una smentita da parte della stessa autorità dirigente e sperando in un refuso
di stampa, aveva già avuto modo di segnalare come i due piani mai si dovrebbero confondere e sovrapporsi,
creando inopportuni quanto illogici parallelismi. Le energie e le competenze di un direttore penitenziario,
infatti, devono necessariamente abbracciare a 360 gradi tutti gli aspetti gestionali demandati a quella figura;
né l’uno può e deve soccombere rispetto ad all’altro.
L’episodio ha alimentato maggiormente un clima già difficile fra il personale di polizia penitenziaria
ivi operante, che ha visto materializzarsi la conferma di quel senso di abbandono ampiamente percepito.
Il disagio lavorativo e l’assenza di attivazione di meccanismi volti al suo superamento è un dato sotto
gli occhi di tutti, tradotto in maniera empirica nella volontà di “fuga” del personale; si pensi che oltre la metà
del personale amministrato ha presentato istanza di trasferimento in altra sede e il numero delle assenze per
malattia segue un trend sempre crescente.
Ogni datore di lavoro dovrebbe responsabilmente interrogarsi sulle motivazioni che spingono il
personale verso tali soluzioni di confine, cosa che pare non essere stata fatta invece dal direttore in
questione. E così ci si trova a lavorare in un ambiente in cui fare i conti con i limiti strutturali è una realtà
quotidiana; un ambiente in cui l’attuata filosofia penitenziaria della sorveglianza dinamica si è tradotta
nell’esposizione al rischio del personale chiamato ad operare nelle sezioni, sempre più spesso solo ed
accerchiato da detenuti rimostranti.
Ci si attenderebbe dunque da una direzione attenta il suggerimento di un efficace ripensamento delle
modalità operative, invece che un accanimento (anche mediatico) nei confronti degli uomini e delle donne
del proprio reparto; è ancora fresca nella memoria la dichiarazione affidata ai giornali locali dalla dottoressa
Gioieni sull’assenteismo dei poliziotti penitenziari bresciani, con un parallelismo azzardato al caso della
Polizia Locale di Roma Capitale in auge nello scorso periodo natalizio.
La questione è stata ampiamente rappresentata al Provveditore Regionale nella sua globalità, in
ultimo nella giornata del 6 ottobre, in un momento di confronto fortemente voluto dal Si.N.A.P.Pe, senza
tuttavia ottenere apprezzabili risposte. E considerato che l’istituto è stato recentemente oggetto di visite
ispettive da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è il caso di ragionare sugli esiti, che
qui si chiede ufficialmente di conoscere.
I toni, anche forti, che si stanno usando per denunciare l’attuale stato di cose, descrivono
perfettamente il clima di preoccupazione e allarme che stiamo registrando, con uno scoramento tangibile
delle donne e degli uomini in divisa, che non si sentono minimamente tutelati a livello di incolumità fisica.
Tanto è l’allarme che questa Segreteria Generale è arrivata a sollecitare un volontario abbandono
dell’incarico da parte dello stesso direttore, dovendo giungere in caso contrario a formalizzare una richiesta
Per tutte le ragioni che qui si riportano, e prima fra tutte per l’incontenibile esposizione al rischio del personale per il costante ripetersi di eventi critici, questa Segreteria Generale conferma lo stato di agitazione indetto presso la Casa Circondariale di Brescia, partecipato ufficialmente in data 7 ottobre anche al Sig. Prefetto della città; in assenza di risposte concrete, prima fra tutte in relazione alla modalità di gestione della popolazione detenuta e dunque di riflesso in relazione alla sicurezza del personale, le forme di protesta diventeranno sicuramente più eclatanti.
A fronte delle iniziative poste in essere legittimante da questa O.S., è da ultimo apparso su un quotidiano ad ampia tiratura un articolo di “replica” della dott.ssa Gioieni alle “accuse” mosse dal sindacato. La lettura del documento, che qui si allega in copia per ogni opportuna valutazione, non fa che supportare l’idea di opportunità di avvicendamento al vertice della struttura per i motivi che si vanno ad esplicare. Se da un lato corrisponde al vero l’impegno assunto dall’Italia nei confronti della Corte di Strasburgo ad adeguare le carceri italiane alle norme europee, è altrettanto vero che a livello centrale sono state dettate delle linee di massima da contestualizzare nelle singole realtà penitenziarie, con il riconoscimento di una discrezionalità di natura tecnica ai responsabili delle strutture. Non è dunque piovuto dall’alto il dictat operativo, quanto piuttosto il criterio a cui improntare (nei limiti del possibile) la nuova filosofia gestionale della popolazione detenuta. Ci riferiamo, ad esempio, al numero di ore in cui le sezioni sono aperte. Di certo non si può ritenere soddisfacente in termini di risposta alla nostra richiesta di sicurezza sui luoghi di lavoro l’affermazione “Se non piace che i detenuti siano fuori cella di giorno, bisognerà farsene una ragione”! è inammissibile chiedere al personale un sentimento di rassegnazione; la logica dilagante “ragazzi, forza e coraggio” è molto lontana dal nostro modo di intendere l’approccio alle problematiche esistenti, rispetto alle quali non chiediamo rassegnazione ai poliziotti, ma soluzioni. E soprattutto non è una questione di gradimento l’eccezione che muoviamo al sistema delle celle aperte, ma una questione di sicurezza, perché nonostante le smentite del direttore, gli accerchiamenti ci sono stati come dimostrano le relazioni di servizio.
Se un direttore arriva ad affermare che Canton Mombello “non è una polveriera” (un carcere in cui si registrano eventi critici e aggressioni fisiche e verbali con disarmante frequenza e da cui il personale vuole scappare – oltre la metà dei poliziotti ha avanzato istanza di trasferimento ad altra sede) temiamo non abbia propriamente il termometro della situazione, a riprova della già denunciata assenza di dialogo con il personale di polizia penitenziaria che amministra, salvo replicare a tali accuse affermando l’esistenza di un sereno e costante rapporto con il Comandante del Reparto, che evidentemente non esaurisce in se l’intero contingente delle donne e degli uomini in divisa.
Prosegue la Gioieni nelle sue dichiarazioni alla stampa dopo la smentita dei casi di accerchiamenti “nel caso si verificassero dovranno parlarne con il Ministro”. Apprendiamo dunque che garantire la sicurezza su un posto di lavoro, secondo il direttore, non è incombenza che la riguarda ma è competenza propria dei massimi vertici di questa amministrazione. E’ per questo che oggi chiediamo al Ministro e al Capo del Dipartimento un incontro per affrontare le problematiche di sicurezza della Casa Circondariale di Brescia, su suggerimento dello stesso direttore.
Certi di trovare la completa attenzione dell’Onorevole Ministro e del Capo del Dipartimento, si rinnova la richiesta di conoscere gli esiti delle visite ispettive effettuate presso la Casa Circondariale in argomento, si resta in attesa di conoscere le direttive che saranno impartite per il superamento delle criticità segnalate e per un eventuale avvicendamento del direttore della struttura, oltre che della urgente calendarizzazione dell’incontro richiesto
Si resta in attesa di un cortese cenno di solerte riscontro.
Distinti saluti
Utilizziamo i cookie per assicurarti di offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok
Casa Circondariale di Brescia Canton Mombello – problematiche ed inefficienze gestionali – richiesta intervento urgente e convocazione – stato di agitazione
Onorevole Ministro, Egregio Presidente
È nota la questione della frattura che si è registrata nel tessuto delle relazioni sindacali presso
l’Istituto in argomento a seguito delle dichiarazioni (mai smentite) attribuite dagli organi di informazione
alla Dott.ssa Francesca Gioieni, attuale direttore della Casa Circondariale di Brescia, ove il Si.N.A.P.Pe da
tempo immemore si pregia di rappresentare ben oltre il 50% del personale amministrato.
Le dichiarazioni a cui ci si riferisce, attengono al pensiero espresso dal direttore in questione in
merito al modo di intendere il confronto con i rappresentati dei lavoratori e l’attenzione alle problematiche
della Polizia Penitenziaria come uno “spreco di tempo” sottratto alla gestione della popolazione detenuta.
Questa O.S., auspicando una smentita da parte della stessa autorità dirigente e sperando in un refuso
di stampa, aveva già avuto modo di segnalare come i due piani mai si dovrebbero confondere e sovrapporsi,
creando inopportuni quanto illogici parallelismi. Le energie e le competenze di un direttore penitenziario,
infatti, devono necessariamente abbracciare a 360 gradi tutti gli aspetti gestionali demandati a quella figura;
né l’uno può e deve soccombere rispetto ad all’altro.
L’episodio ha alimentato maggiormente un clima già difficile fra il personale di polizia penitenziaria
ivi operante, che ha visto materializzarsi la conferma di quel senso di abbandono ampiamente percepito.
Il disagio lavorativo e l’assenza di attivazione di meccanismi volti al suo superamento è un dato sotto
gli occhi di tutti, tradotto in maniera empirica nella volontà di “fuga” del personale; si pensi che oltre la metà
del personale amministrato ha presentato istanza di trasferimento in altra sede e il numero delle assenze per
malattia segue un trend sempre crescente.
Ogni datore di lavoro dovrebbe responsabilmente interrogarsi sulle motivazioni che spingono il
personale verso tali soluzioni di confine, cosa che pare non essere stata fatta invece dal direttore in
questione. E così ci si trova a lavorare in un ambiente in cui fare i conti con i limiti strutturali è una realtà
quotidiana; un ambiente in cui l’attuata filosofia penitenziaria della sorveglianza dinamica si è tradotta
nell’esposizione al rischio del personale chiamato ad operare nelle sezioni, sempre più spesso solo ed
accerchiato da detenuti rimostranti.
Ci si attenderebbe dunque da una direzione attenta il suggerimento di un efficace ripensamento delle
modalità operative, invece che un accanimento (anche mediatico) nei confronti degli uomini e delle donne
del proprio reparto; è ancora fresca nella memoria la dichiarazione affidata ai giornali locali dalla dottoressa
Gioieni sull’assenteismo dei poliziotti penitenziari bresciani, con un parallelismo azzardato al caso della
Polizia Locale di Roma Capitale in auge nello scorso periodo natalizio.
La questione è stata ampiamente rappresentata al Provveditore Regionale nella sua globalità, in
ultimo nella giornata del 6 ottobre, in un momento di confronto fortemente voluto dal Si.N.A.P.Pe, senza
tuttavia ottenere apprezzabili risposte. E considerato che l’istituto è stato recentemente oggetto di visite
ispettive da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è il caso di ragionare sugli esiti, che
qui si chiede ufficialmente di conoscere.
I toni, anche forti, che si stanno usando per denunciare l’attuale stato di cose, descrivono
perfettamente il clima di preoccupazione e allarme che stiamo registrando, con uno scoramento tangibile
delle donne e degli uomini in divisa, che non si sentono minimamente tutelati a livello di incolumità fisica.
Tanto è l’allarme che questa Segreteria Generale è arrivata a sollecitare un volontario abbandono
dell’incarico da parte dello stesso direttore, dovendo giungere in caso contrario a formalizzare una richiesta
Per tutte le ragioni che qui si riportano, e prima fra tutte per l’incontenibile esposizione al rischio del personale per il costante ripetersi di eventi critici, questa Segreteria Generale conferma lo stato di agitazione indetto presso la Casa Circondariale di Brescia, partecipato ufficialmente in data 7 ottobre anche al Sig. Prefetto della città; in assenza di risposte concrete, prima fra tutte in relazione alla modalità di gestione della popolazione detenuta e dunque di riflesso in relazione alla sicurezza del personale, le forme di protesta diventeranno sicuramente più eclatanti.
A fronte delle iniziative poste in essere legittimante da questa O.S., è da ultimo apparso su un quotidiano ad ampia tiratura un articolo di “replica” della dott.ssa Gioieni alle “accuse” mosse dal sindacato. La lettura del documento, che qui si allega in copia per ogni opportuna valutazione, non fa che supportare l’idea di opportunità di avvicendamento al vertice della struttura per i motivi che si vanno ad esplicare. Se da un lato corrisponde al vero l’impegno assunto dall’Italia nei confronti della Corte di Strasburgo ad adeguare le carceri italiane alle norme europee, è altrettanto vero che a livello centrale sono state dettate delle linee di massima da contestualizzare nelle singole realtà penitenziarie, con il riconoscimento di una discrezionalità di natura tecnica ai responsabili delle strutture. Non è dunque piovuto dall’alto il dictat operativo, quanto piuttosto il criterio a cui improntare (nei limiti del possibile) la nuova filosofia gestionale della popolazione detenuta. Ci riferiamo, ad esempio, al numero di ore in cui le sezioni sono aperte. Di certo non si può ritenere soddisfacente in termini di risposta alla nostra richiesta di sicurezza sui luoghi di lavoro l’affermazione “Se non piace che i detenuti siano fuori cella di giorno, bisognerà farsene una ragione”! è inammissibile chiedere al personale un sentimento di rassegnazione; la logica dilagante “ragazzi, forza e coraggio” è molto lontana dal nostro modo di intendere l’approccio alle problematiche esistenti, rispetto alle quali non chiediamo rassegnazione ai poliziotti, ma soluzioni. E soprattutto non è una questione di gradimento l’eccezione che muoviamo al sistema delle celle aperte, ma una questione di sicurezza, perché nonostante le smentite del direttore, gli accerchiamenti ci sono stati come dimostrano le relazioni di servizio.
Se un direttore arriva ad affermare che Canton Mombello “non è una polveriera” (un carcere in cui si registrano eventi critici e aggressioni fisiche e verbali con disarmante frequenza e da cui il personale vuole scappare – oltre la metà dei poliziotti ha avanzato istanza di trasferimento ad altra sede) temiamo non abbia propriamente il termometro della situazione, a riprova della già denunciata assenza di dialogo con il personale di polizia penitenziaria che amministra, salvo replicare a tali accuse affermando l’esistenza di un sereno e costante rapporto con il Comandante del Reparto, che evidentemente non esaurisce in se l’intero contingente delle donne e degli uomini in divisa.
Prosegue la Gioieni nelle sue dichiarazioni alla stampa dopo la smentita dei casi di accerchiamenti “nel caso si verificassero dovranno parlarne con il Ministro”. Apprendiamo dunque che garantire la sicurezza su un posto di lavoro, secondo il direttore, non è incombenza che la riguarda ma è competenza propria dei massimi vertici di questa amministrazione. E’ per questo che oggi chiediamo al Ministro e al Capo del Dipartimento un incontro per affrontare le problematiche di sicurezza della Casa Circondariale di Brescia, su suggerimento dello stesso direttore.
Certi di trovare la completa attenzione dell’Onorevole Ministro e del Capo del Dipartimento, si rinnova la richiesta di conoscere gli esiti delle visite ispettive effettuate presso la Casa Circondariale in argomento, si resta in attesa di conoscere le direttive che saranno impartite per il superamento delle criticità segnalate e per un eventuale avvicendamento del direttore della struttura, oltre che della urgente calendarizzazione dell’incontro richiesto
Si resta in attesa di un cortese cenno di solerte riscontro.
Distinti saluti
Casa Circondariale di Brescia Canton Mombello – problematiche ed inefficienze gestionali – richiesta intervento urgente e convocazione – stato di agitazione
Cerca
Categorie
Ultimi articoli inseriti
Calendario