Egregi,
ancora una volta la scrivente Organizzazione Sindacale deve accendere i riflettori su un evento assolutamente inconcepibile, verificatosi ai danni di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso il penitenziario specificato all’oggetto.
Pare infatti che circa un mese fa, una scorta del locale NTP, composta da 4 unità, abbia tradotto un detenuto presso l’Ospedale romano “Sandro Pertini” per un esame di routine, venendo a conoscenza, in maniera del tutto occasionale dal medico del suddetto nosocomio, che il ristretto tradotto risultava affetto da TBC.
Gli ignari poliziotti, una volta portato a termine il compito affidato e rientrati in Istituto, presentavano una dettagliata relazione di servizio, con cui chiedevano, tra l’altro, eventuali provvedimenti sanitari per preservare la propria salute.
Rassicurati però circa l’inesatta diagnosi resa dal medico del Pertini, i poliziotti de quo hanno continuato normalmente la loro vita tra lavoro e famiglia, fino a giungere a qualche giorno fa quando, senza alcun preavviso, sono stati inviati all’Ospedale Celio, per essere sottoposti ad uno screening test atto ad appurare un eventuale contrazione della suddetta malattia infettiva!
Ora, considerato il fatto che per gli stessi è stato deciso di attuare la prevenzione attesa dal Ministero della Salute, soltanto dopo un mese dall’evento relazionato; considerato il fatto gravissimo che per ben due volte sono stati inviati all’Ospedale Militare Celio e che entrambe le volte sono stati rimandati indietro senza effettuare alcun esame clinico, prima con la motivazione che il predetto Ospedale non era la sede idonea per l’espletamento dello screening test e il giorno seguente perché, nonostante la lettera di invio presentata dai poliziotti al CUP del suddetto Ospedale, qui nessuna comunicazione ufficiale era stata inviata dalla Direzione di appartenenza, rendendo di fatto nulla la lettera di presentazione; considerato che al momento il Personale interessato è posto a riposo in attesa di determinazioni mediche ed altro tempo trascorrerà ancora prima che questi possano essere sottoposti a idonee analisi; considerato che, a quanto è dato sapere, nessuna precauzione è stata assunta per la popolazione detenuta o gli altri poliziotti che a vario titolo sono entrati in contatto col detenuto contagiato, il SiNAPPe denuncia il gravissimo stato delle cose.
E’ assolutamente inaccettabile che il Personale di servizio non venga tutelato né durante le funzioni lavorative, né conseguentemente all’eventualità di un probabile contagio, evidenziando un’assoluta mancanza di assistenza e sicurezza.
Quello che oggi si registra non è il primo caso di TBC verificatosi all’interno di un Istituto Penitenziario ne, probabilmente, sarà l’ultimo, stante la concomitante presenza di molteplici fattori ad alto rischio di ricettività (dai soggetti ivi ristretti, ai luoghi chiusi e poco areati, alle condizioni igienico-sanitarie che non sempre rispettano quanto previsto dalle più elementari norme di salvaguardia della salute).
Quindi, osservare che ad oggi codesta Amministrazione non è in grado di applicare le basilari norme di tutela e protezione del Personale di Polizia Penitenziaria, dotandolo dei Dispositivi di Protezione Individuale (guanti, mascherine, ecc.) utili ad evitare una probabile trasmissione di malattie contagiose, né tantomeno di mettere al corrente i poliziotti che lavorano a stretto contatto con i detenuti, di eventuali patologie riscontrate, né addirittura a prendere subitanei provvedimenti in caso di probabile contagio, adottando tempestivamente il corretto schema sanitario atteso, lascia assolutamente interdetti e senza parole!
Alla luce di quanto sin qui evidenziato quindi, si chiedono urgentissime delucidazioni in merito a quanto accaduto e si invita la Direzione del penitenziario romano a porre in essere, con estrema urgenza, tutte le condotte del caso.
In attesa di urgente riscontro, si porgono distinti saluti.
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Casa Circondariale N.C. Roma Rebibbia – Caso di TBC – Richiesta urgentissime delucidazioni e provvedimenti
Egregi,
ancora una volta la scrivente Organizzazione Sindacale deve accendere i riflettori su un evento assolutamente inconcepibile, verificatosi ai danni di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso il penitenziario specificato all’oggetto.
Pare infatti che circa un mese fa, una scorta del locale NTP, composta da 4 unità, abbia tradotto un detenuto presso l’Ospedale romano “Sandro Pertini” per un esame di routine, venendo a conoscenza, in maniera del tutto occasionale dal medico del suddetto nosocomio, che il ristretto tradotto risultava affetto da TBC.
Gli ignari poliziotti, una volta portato a termine il compito affidato e rientrati in Istituto, presentavano una dettagliata relazione di servizio, con cui chiedevano, tra l’altro, eventuali provvedimenti sanitari per preservare la propria salute.
Rassicurati però circa l’inesatta diagnosi resa dal medico del Pertini, i poliziotti de quo hanno continuato normalmente la loro vita tra lavoro e famiglia, fino a giungere a qualche giorno fa quando, senza alcun preavviso, sono stati inviati all’Ospedale Celio, per essere sottoposti ad uno screening test atto ad appurare un eventuale contrazione della suddetta malattia infettiva!
Ora, considerato il fatto che per gli stessi è stato deciso di attuare la prevenzione attesa dal Ministero della Salute, soltanto dopo un mese dall’evento relazionato; considerato il fatto gravissimo che per ben due volte sono stati inviati all’Ospedale Militare Celio e che entrambe le volte sono stati rimandati indietro senza effettuare alcun esame clinico, prima con la motivazione che il predetto Ospedale non era la sede idonea per l’espletamento dello screening test e il giorno seguente perché, nonostante la lettera di invio presentata dai poliziotti al CUP del suddetto Ospedale, qui nessuna comunicazione ufficiale era stata inviata dalla Direzione di appartenenza, rendendo di fatto nulla la lettera di presentazione; considerato che al momento il Personale interessato è posto a riposo in attesa di determinazioni mediche ed altro tempo trascorrerà ancora prima che questi possano essere sottoposti a idonee analisi; considerato che, a quanto è dato sapere, nessuna precauzione è stata assunta per la popolazione detenuta o gli altri poliziotti che a vario titolo sono entrati in contatto col detenuto contagiato, il SiNAPPe denuncia il gravissimo stato delle cose.
E’ assolutamente inaccettabile che il Personale di servizio non venga tutelato né durante le funzioni lavorative, né conseguentemente all’eventualità di un probabile contagio, evidenziando un’assoluta mancanza di assistenza e sicurezza.
Quello che oggi si registra non è il primo caso di TBC verificatosi all’interno di un Istituto Penitenziario ne, probabilmente, sarà l’ultimo, stante la concomitante presenza di molteplici fattori ad alto rischio di ricettività (dai soggetti ivi ristretti, ai luoghi chiusi e poco areati, alle condizioni igienico-sanitarie che non sempre rispettano quanto previsto dalle più elementari norme di salvaguardia della salute).
Quindi, osservare che ad oggi codesta Amministrazione non è in grado di applicare le basilari norme di tutela e protezione del Personale di Polizia Penitenziaria, dotandolo dei Dispositivi di Protezione Individuale (guanti, mascherine, ecc.) utili ad evitare una probabile trasmissione di malattie contagiose, né tantomeno di mettere al corrente i poliziotti che lavorano a stretto contatto con i detenuti, di eventuali patologie riscontrate, né addirittura a prendere subitanei provvedimenti in caso di probabile contagio, adottando tempestivamente il corretto schema sanitario atteso, lascia assolutamente interdetti e senza parole!
Alla luce di quanto sin qui evidenziato quindi, si chiedono urgentissime delucidazioni in merito a quanto accaduto e si invita la Direzione del penitenziario romano a porre in essere, con estrema urgenza, tutte le condotte del caso.
In attesa di urgente riscontro, si porgono distinti saluti.
CCNC Rebibbia- caso TBC – richieste urgenti delucidazioni
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