Pare essere stata scatenata dalla morte di un detenuto (la cui causa é ancora tutta da accertare), l’ultima protesta messa in scena dai reclusi ospiti nel penitenziario calabrese di Arghillà. Nella notte del 19 marzo scorso, un gran numero di ristretti ha dato il via ad una serie di tafferugli, creando un gran disordine in tutto il secondo piano del reparto detentivo, incendiando carta ed altro materiale infiammabile che ha provocato fumi densi ed aria irrespirabile. Tempestivo è stato l’intervento del Personale di Polizia Penitenziaria in servizio, che con grande competenza e spirito di sacrificio, ha svolto tutte le operazioni necessarie affinché la situazione fosse ricondotta nei ranghi, senza che nessuno rimanesse leso. Certo è che lo sforzo posto in essere è stato sicuramente maggiore rispetto a quello che avrebbe dovuto, considerata la grave carenza organica, più volte denunciata e le scarse condizioni di sicurezza che ciò comporta. La professionalità dei poliziotti, seppur indispensabile e sicuramente apprezzata, da sola però non basta a far funzionare un carcere, motivo per cui si chiede l’urgente intervento dei Superiori Uffici affinché siano attivate le necessarie procedure che possano garantire la dovuta tutela, tanto per il Personale di Polizia Penitenziaria che per l’Istituto stesso.
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COMUNICATO – CASA CIRCONDARIALE REGGIO CALABRIA ARGHILLA’ – Gravi disordini in sezione.
Pare essere stata scatenata dalla morte di un detenuto (la cui causa é ancora tutta da accertare), l’ultima protesta messa in scena dai reclusi ospiti nel penitenziario calabrese di Arghillà. Nella notte del 19 marzo scorso, un gran numero di ristretti ha dato il via ad una serie di tafferugli, creando un gran disordine in tutto il secondo piano del reparto detentivo, incendiando carta ed altro materiale infiammabile che ha provocato fumi densi ed aria irrespirabile. Tempestivo è stato l’intervento del Personale di Polizia Penitenziaria in servizio, che con grande competenza e spirito di sacrificio, ha svolto tutte le operazioni necessarie affinché la situazione fosse ricondotta nei ranghi, senza che nessuno rimanesse leso. Certo è che lo sforzo posto in essere è stato sicuramente maggiore rispetto a quello che avrebbe dovuto, considerata la grave carenza organica, più volte denunciata e le scarse condizioni di sicurezza che ciò comporta. La professionalità dei poliziotti, seppur indispensabile e sicuramente apprezzata, da sola però non basta a far funzionare un carcere, motivo per cui si chiede l’urgente intervento dei Superiori Uffici affinché siano attivate le necessarie procedure che possano garantire la dovuta tutela, tanto per il Personale di Polizia Penitenziaria che per l’Istituto stesso.
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