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COMUNICATO – Il problema delle aggressioni ai danni del personale di Polizia Penitenziaria: esiti incontro al DAP !

Settembre 19, 2018 Sinappe 0 Comments

Lo abbiamo chiesto a gran voce ed in ogni dove: c’era e c’è la necessità di una seria riflessione sulle aggressioni al personale di polizia penitenziaria da parte della popolazione detenuta, che pare essere un fenomeno tanto allarmante quanto incontenibile. L’allarme è stato recepito tanto da indurre il Capo del Dipartimento a convocare le Organizzazioni Sindacali per cercare unitamente strade che conducano alla risoluzione dell’emergenza. In prima battuta l’Amministrazione ha illustrato il proprio studio circa le possibili relazioni intercorrenti fra gestione dei detenuti e aggressività, a seguito del quale il Si.N.A.P.Pe ha ribadito quelle che, a nostro modo di vedere la questione, costituiscono delle priorità per affrontare la situazione di urgenza pendo l’accento su una correlazione, forse ancora inesplorata, fra aggressioni e aggressività. I due concetti, lungi dal potersi sovrapporre, sono comunque legati da un nesso che va compreso e studiato, magari anche attraverso analisi sociologiche con una preoccupazione di fondo per la quale l’impennarsi del fenomeno sia da collegare a due fattori: EMULAZIONE E IMPUNITA’. Il processo di “prigionizzazione” dei detenuti non ha fatto altro che conformare gli stessi ai modi della quotidianità penitenziaria e le varie riforme “culturali” non hanno consentito il superamento di un controllo/custodia della persona, cui resta legato il concetto della nostra professionalità. Questi, uniti mante alla grande confusione creata dai tentativi riformisti, costituiscono il grande punto di caduta di un sistema che si è rivelato poco lungimirante. Si è infatti stratificata una pericolosa sovrapposizione fra due regimi “alternativi” (sorveglianza dinamica e regime aperto) accomunati unicamente da una minore permanenza nella camera detentiva. Ma se le due modalità di detenzione differiscono nel sistema di controllo ad opera della polizia penitenziaria (l’una statica, l’altro appunto dinamica), in nessun Istituto si è poi visto il realizzarsi concreto di quelle nuove modalità operative dinamiche. La dinamicità si è tradotta nella presenza di un unico poliziotto che, chiamato a governare più reparti, si trova a muoversi fra i piani, da una parte all’altra, circondato da reclusi liberi di muoversi in un “recinto” più ampio. Un concetto riformatore che ha generato BIVACCO e SOCIALITA’ ALLARGATA. Nell’ottica propositiva e di confronto dell’incontro odierno, il Capo del Dipartimento, sulla base delle argomentazioni prospettate, ha proposto le ipotesi percorribili:  la costituzione di un gruppo di lavoro composto da esperti del settore, affinché si possano pensare nuovi modelli operativi per il Corpo di Polizia Penitenziaria, attraverso anche la codificazione di nuove modalità di intervento, per re-imparare il lavoro del poliziotto penitenziario.  L’istituzione, ancora tutta da codificare – sulla scorta del modello austriaco – di “nuclei di emergenza” di pronto intervento dotati di equipaggiamento leggero che possa intervenire in ambito locale.  Individuazione di istituti dove il detenuto venga destinato per scontare le sanzioni disciplinari, con il netto superamento del concetto di territorialità. Un progetto che mira alla disincentivazione degli atteggiamenti di disturbo, certamente ad effetto, che “parla alla pancia”. Sul punto il Si.N.A.P.Pe non ha potuto esimersi dal sottolineare come un progetto del genere non possa camminare da solo, ma debba trovare la propria sintesi anche con la politica; una sintesi che pare non esserci allo stato attuale: esempio ne è il diverso approccio fra politica e amministrazione in relazione al controverso tema dell’utilizzo del taser anche per la Polizia Penitenziaria, fra favorevoli e contrari, fra “capi politici” del Corpo e “capi amministrativi”. Sono queste le tre direttrici lungo cui si muoverà l’azione dell’Amministrazione e su cui questa O.S. vigilerà attentamente e partecipativamente. Mettere la parola FINE alla quotidiana “macelleria messicana” che si registra ai danni del personale di polizia penitenziaria costituisce la vera ed una priorità!

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