Fermo dal 2009 e con una sentenza della Consulta che ha dichiarato l’illegittimità del “blocco”, il “contratto” del pubblico impiego DEVE essere rinnovato! E di questo pare esser consapevole anche il Governo tant’è che il prossimo 8 giugno l’Agenzia per la rappresentanza negoziale (ARAN) e i tecnici del Ministero della Funzione Pubblica, incontreranno i rappresentanti dei nuovi quattro comparti della Pubblica Amministrazione. Potremmo definirlo come il “punto di partenza” dell’intera stagione contrattuale; un incontro a cui seguirà – per evidente connessione logica – nel breve periodo anche l’avvio dei lavori per il contratto del “comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico”. Ma cosa dobbiamo attenderci? Come dobbiamo leggere la coincidenza temporale fra il vociferato avvio delle procedure contrattuali e quello ancor più chiacchierato delle “elezioni politiche” presumibilmente a fine settembre? Una (l’ennesima) carezza all’animo di una vasta schiera di possibili elettori (al pari di quanto abbiamo azzardato in merito al famoso impegno degli 85 euro di aumento medio assunto a ridosso del referendum di riforma costituzionale)? Ipotesi alquanto maliziosa ma non infondata, specialmente se ragioniamo sugli ostacoli, primo fra tutti quello delle risorse economiche. Per portare a regime i famosi 85 euro di cui all’intesa del 30 novembre 2016 servono circa 1,2 miliardi di euro da reperirsi con la manovra del prossimo autunno, sempre che Bruxelles consenta un maggiore indebitamento e dunque una maggiore flessibilità sul deficit. Ma in un momento storico in cui la stessa Bruxelles ha chiesto all’Italia la c.d. “manovrina aggiuntiva” (firmata il 24 aprile 2017) che ha corretto i conti per 3,4 miliardi di euro (per altro agendo direttamente sull’aumento dell’IVA al 25%) è un tantino difficile ipotizzare il reperimento degli 1,2 miliardi di euro necessari.
Ma al di là delle considerazioni di pura politica economica, ciò che è certo è la necessità che i riflettori sulla materia non si spengano e dopo l’incontro programmato per il giorno 8 giungo, anche il nostro settore venga audito! Al di là degli importanti vincoli di finanza pubblica, al di là dell’obbligo di tenere “i conti in ordine”, il blocco contrattuale è illegittimo e non può e non deve oltremodo protrarsi. Il Ministro della Funzione Pubblica e i Ministri del nostro settore, non stiano dunque a guardare in attesa degli eventi! Ciò è quanto il Si.N.A.P.Pe continuerà a rivendicare nell’interfaccia con il Ministro della Giustizia che nell’ultimo periodo, per altro, non ha fatto mancare segnali di attenzione al Corpo. Il riferimento è alla notizia di alcuni giorni fa secondo la quale è lo stesso Ministro ad aver chiesto un investimento a favore della Polizia Penitenziaria per 249,8 milioni di euro (per il periodo 2017/2030 come previsto dalla legge di stabilità del 2016); “Risorse da destinare ad un programma pluriennale di interventi per l’acquisto e l’ammodernamento dei mezzi strumentali in dotazione al Corpo”. Nel programma di ammodernamento dovrebbero rientrare tanto i mezzi di trasporto, tanto i sistemi di controllo di persone e cose (acquisto di apparati per la ricerca di telefoni cellulari, metal detectors portatili, apparati rx per il controllo dei pacchi), tanto i sistemi di videosorveglianza, antiscavalcamento e antri-intrusione dei muri perimetrali degli istituti penitenziari, tanto gli equipaggiamenti individuali e gli strumenti di protezione degli operatori. Un segnale di attenzione che recepiamo con apertura ma che da solo non può bastare per risolvere le problematiche che affliggono il sistema penitenziario. L’investimento di cui si parla è infatti di mera natura logistico-strumentale e non tiene in minima considerazione la necessità di superamento delle carenze organiche legate anche al turn over. Servono gli uomini oltre che le risorse. Con il consueto impegno, vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
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COMUNICATO – LA “STAGIONE CALDA” DEL CONTRATTO?
Fermo dal 2009 e con una sentenza della Consulta che ha dichiarato l’illegittimità del “blocco”, il “contratto” del pubblico impiego DEVE essere rinnovato! E di questo pare esser consapevole anche il Governo tant’è che il prossimo 8 giugno l’Agenzia per la rappresentanza negoziale (ARAN) e i tecnici del Ministero della Funzione Pubblica, incontreranno i rappresentanti dei nuovi quattro comparti della Pubblica Amministrazione. Potremmo definirlo come il “punto di partenza” dell’intera stagione contrattuale; un incontro a cui seguirà – per evidente connessione logica – nel breve periodo anche l’avvio dei lavori per il contratto del “comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico”. Ma cosa dobbiamo attenderci? Come dobbiamo leggere la coincidenza temporale fra il vociferato avvio delle procedure contrattuali e quello ancor più chiacchierato delle “elezioni politiche” presumibilmente a fine settembre? Una (l’ennesima) carezza all’animo di una vasta schiera di possibili elettori (al pari di quanto abbiamo azzardato in merito al famoso impegno degli 85 euro di aumento medio assunto a ridosso del referendum di riforma costituzionale)? Ipotesi alquanto maliziosa ma non infondata, specialmente se ragioniamo sugli ostacoli, primo fra tutti quello delle risorse economiche. Per portare a regime i famosi 85 euro di cui all’intesa del 30 novembre 2016 servono circa 1,2 miliardi di euro da reperirsi con la manovra del prossimo autunno, sempre che Bruxelles consenta un maggiore indebitamento e dunque una maggiore flessibilità sul deficit. Ma in un momento storico in cui la stessa Bruxelles ha chiesto all’Italia la c.d. “manovrina aggiuntiva” (firmata il 24 aprile 2017) che ha corretto i conti per 3,4 miliardi di euro (per altro agendo direttamente sull’aumento dell’IVA al 25%) è un tantino difficile ipotizzare il reperimento degli 1,2 miliardi di euro necessari.
Ma al di là delle considerazioni di pura politica economica, ciò che è certo è la necessità che i riflettori sulla materia non si spengano e dopo l’incontro programmato per il giorno 8 giungo, anche il nostro settore venga audito! Al di là degli importanti vincoli di finanza pubblica, al di là dell’obbligo di tenere “i conti in ordine”, il blocco contrattuale è illegittimo e non può e non deve oltremodo protrarsi. Il Ministro della Funzione Pubblica e i Ministri del nostro settore, non stiano dunque a guardare in attesa degli eventi! Ciò è quanto il Si.N.A.P.Pe continuerà a rivendicare nell’interfaccia con il Ministro della Giustizia che nell’ultimo periodo, per altro, non ha fatto mancare segnali di attenzione al Corpo. Il riferimento è alla notizia di alcuni giorni fa secondo la quale è lo stesso Ministro ad aver chiesto un investimento a favore della Polizia Penitenziaria per 249,8 milioni di euro (per il periodo 2017/2030 come previsto dalla legge di stabilità del 2016); “Risorse da destinare ad un programma pluriennale di interventi per l’acquisto e l’ammodernamento dei mezzi strumentali in dotazione al Corpo”. Nel programma di ammodernamento dovrebbero rientrare tanto i mezzi di trasporto, tanto i sistemi di controllo di persone e cose (acquisto di apparati per la ricerca di telefoni cellulari, metal detectors portatili, apparati rx per il controllo dei pacchi), tanto i sistemi di videosorveglianza, antiscavalcamento e antri-intrusione dei muri perimetrali degli istituti penitenziari, tanto gli equipaggiamenti individuali e gli strumenti di protezione degli operatori. Un segnale di attenzione che recepiamo con apertura ma che da solo non può bastare per risolvere le problematiche che affliggono il sistema penitenziario. L’investimento di cui si parla è infatti di mera natura logistico-strumentale e non tiene in minima considerazione la necessità di superamento delle carenze organiche legate anche al turn over. Servono gli uomini oltre che le risorse. Con il consueto impegno, vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
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