Avrebbe compiuto 29 anni oggi, ed invece, dopo oltre due anni di coma, giunge la tristissima notizia della morte di Sissy, l’agente di polizia penitenziaria ridotta in stato vegetativo dopo essere rimasta gravemente ferita, in circostanze ignote. Ed è proprio quest’ultimo termine “ignoto”, che getta un’ombra di sospetto su tutta la vicenda e lascia aperti interrogativi a cui la magistratura, dopo 26 mesi e mezzo di indagini, non è ancora riuscita a dare una risposta. Il tragico evento, catalogato da subito come un tentativo di suicidio, viene ritrattato a seguito delle diverse anomalie evidenziate, prima tra tutte la totale assenza di impronte digitali sull’arma usata, pur constatando che la poliziotta non indossasse i guanti. Lasciano attoniti le parole del Capo DAP, Francesco Basentini, che tramite un post pubblico si è augurato “che la stessa determinazione con la quale Sissy ha dimostrato di voler rimanere aggrappata alla vita sia da sprono, ora più che mai, per l’accertamento della verità e venga fatta finalmente piena luce su quanto accaduto” Senza ergersi a giudici, viene spontaneo chiedersi il perché di questa lungaggine nelle indagini; il perché lo stesso zelo adoperato per altri casi, anche di minore importanza, non sia stato adottato da subito per la Trovato; il perché si sia dovuto attendere che i familiari di Sissy spronassero la giustizia a fare il suo corso, tramite trasmissioni televisive e social media, e non siano state scese in campo le migliori intelligence a disposizione di un Ministero che, oltre a portare il nome di quella Giustizia tanto agognata, é anche diretto interessato a risolvere un caso troppo sospetto, accaduto all’interno delle sue dipendenze! Il SiNAPPe si augura quindi che la morte di una giovanissima poliziotta, di una ragazza che aveva tutto il diritto di vivere, non rimanga inspiegabile e non diventi un cold case negli archivi burocratici. Come insegna la migliore bibliografia gialla “il delitto perfetto non esiste”. Si è atteso con speranza che si svegliasse da quel sonno profondo, per rivelare a tutti la verità che si cerca dal 1 novembre 2016…il finale purtroppo è stato diverso. Spetta quindi a chi rimane individuare la mano di colui, o coloro, che si sono resi responsabile di una tale ignominia. Lo si deve a Sissy, ai suoi genitori, ai familiari ed agli amici…ma lo si deve anche alla Giustizia – principio morale, virtù, consistente nel dare a ciascuno il dovuto!-
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COMUNICATO – SISSY, UNA MORTE INSPIEGABILE!
Avrebbe compiuto 29 anni oggi, ed invece, dopo oltre due anni di coma, giunge la tristissima notizia della morte di Sissy, l’agente di polizia penitenziaria ridotta in stato vegetativo dopo essere rimasta gravemente ferita, in circostanze ignote. Ed è proprio quest’ultimo termine “ignoto”, che getta un’ombra di sospetto su tutta la vicenda e lascia aperti interrogativi a cui la magistratura, dopo 26 mesi e mezzo di indagini, non è ancora riuscita a dare una risposta. Il tragico evento, catalogato da subito come un tentativo di suicidio, viene ritrattato a seguito delle diverse anomalie evidenziate, prima tra tutte la totale assenza di impronte digitali sull’arma usata, pur constatando che la poliziotta non indossasse i guanti. Lasciano attoniti le parole del Capo DAP, Francesco Basentini, che tramite un post pubblico si è augurato “che la stessa determinazione con la quale Sissy ha dimostrato di voler rimanere aggrappata alla vita sia da sprono, ora più che mai, per l’accertamento della verità e venga fatta finalmente piena luce su quanto accaduto” Senza ergersi a giudici, viene spontaneo chiedersi il perché di questa lungaggine nelle indagini; il perché lo stesso zelo adoperato per altri casi, anche di minore importanza, non sia stato adottato da subito per la Trovato; il perché si sia dovuto attendere che i familiari di Sissy spronassero la giustizia a fare il suo corso, tramite trasmissioni televisive e social media, e non siano state scese in campo le migliori intelligence a disposizione di un Ministero che, oltre a portare il nome di quella Giustizia tanto agognata, é anche diretto interessato a risolvere un caso troppo sospetto, accaduto all’interno delle sue dipendenze! Il SiNAPPe si augura quindi che la morte di una giovanissima poliziotta, di una ragazza che aveva tutto il diritto di vivere, non rimanga inspiegabile e non diventi un cold case negli archivi burocratici. Come insegna la migliore bibliografia gialla “il delitto perfetto non esiste”. Si è atteso con speranza che si svegliasse da quel sonno profondo, per rivelare a tutti la verità che si cerca dal 1 novembre 2016…il finale purtroppo è stato diverso. Spetta quindi a chi rimane individuare la mano di colui, o coloro, che si sono resi responsabile di una tale ignominia. Lo si deve a Sissy, ai suoi genitori, ai familiari ed agli amici…ma lo si deve anche alla Giustizia – principio morale, virtù, consistente nel dare a ciascuno il dovuto!-
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