Delusione tangibile per quanti si aspettavano una apertura di gala del tavolo dei lavori per il rinnovo contrattuale. Una schiera di interlocutori autorevoli, delegati dal Governo, ma con limitata capacità di azione.
Dei Ministri referenti nemmeno l’ombra ed in loro vece i Sottosegretari di Stato per la Giustizia, Interno, Funzione Pubblica, Difesa, Economia.
In assenza di interlocutori capaci di assumere impegni concreti, ciò che si è registrato è stato il riferito proposito governativo di “onorare gli impegni presi”. Il richiamo – anche in apertura dei lavori – all’intesa siglata con le OO.SS. confederali lo scorso 30 novembre e ai famosi 85 euro medi mensili di aumento non hanno tuttavia trovato conferma nei “numeri” anche in ragione del fatto che i fondi necessari per procedere in tal senso, allo stato attuale, non ci sono e dovrebbero trovare capienza nella prossima legge di stabilità.
A livello metodologico è emerso l’orientamento di “trattare” prima dell’approvazione della finanziaria, che dovrebbe poi costituire il “suggello dell’accordo”; ciò al fine di rendere esecutivo il nuovo contratto già dai primi mesi del 2018.
Le quattro ore di confronto a Palazzo Vidoni si sono dunque trasformate in un giro di consultazioni, esposizione di piattaforme rivendicative più o meno condivisibili con logiche perorazioni delle cause delle esigenze del singolo comparto.
Tenendo come faro guida quello della specificità, sulla linea della sua valorizzazione si sono snodati tutti gli interventi; ma con quali soldi? Beh, a questa domanda pare non si possa dare una risposta immediata ed in un walzer di improvvisazioni ragionieristiche più o meno comprovabili i famosi 85 euro tendono inesorabilmente verso il basso.
Dal punto di vista normativo, dopo quasi un decennio di stallo, il rinnovo contrattuale non può non essere considerato come una preziosa occasione per ragionare su diversi e specifici sistemi
di detassazione degli straordinari, defiscalizzazione dell’indennità pensionabile, sistema previdenziale complementare, assicurazioni sui rischi professionali, logiche di welfare aziendale.
Il Si.N.A.P.Pe ha ritenuto poi di ragionare su una nuova e specifica indennità per la Polizia Penitenziaria, in special modo per tutti coloro che affrontano in prima linea l’emergenza carcere a stretto contatto con la popolazione detenuta; l’introduzione di una “indennità di sezione” che risponderebbe alla logica di indennizzare quel personale maggiormente coinvolto nelle dinamiche del “fenomeno delle aggressioni” e della gestione del “proselitismo islamico”.
I lavori proseguiranno dopo la pausa estiva e si riapriranno con la trasmissione da parte degli organismi governativi delle tabelle contenenti le proiezioni economiche.
Il tutto, secondo l’impegno esposto dal presidente del tavolo, referente del Dipartimento della Funzione Pubblica, per giungere attraverso la partita contrattuale alla “formulazione di strumenti normativi e finanziari per assicurare la sicurezza del Paese che passa attraverso il lavoro delle donne e degli uomini in uniforme”.
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COMUNICATO – Tanto rumore per nulla: la falsa partenza della stagione contrattuale!
Delusione tangibile per quanti si aspettavano una apertura di gala del tavolo dei lavori per il rinnovo contrattuale. Una schiera di interlocutori autorevoli, delegati dal Governo, ma con limitata capacità di azione.
Dei Ministri referenti nemmeno l’ombra ed in loro vece i Sottosegretari di Stato per la Giustizia, Interno, Funzione Pubblica, Difesa, Economia.
In assenza di interlocutori capaci di assumere impegni concreti, ciò che si è registrato è stato il riferito proposito governativo di “onorare gli impegni presi”. Il richiamo – anche in apertura dei lavori – all’intesa siglata con le OO.SS. confederali lo scorso 30 novembre e ai famosi 85 euro medi mensili di aumento non hanno tuttavia trovato conferma nei “numeri” anche in ragione del fatto che i fondi necessari per procedere in tal senso, allo stato attuale, non ci sono e dovrebbero trovare capienza nella prossima legge di stabilità.
A livello metodologico è emerso l’orientamento di “trattare” prima dell’approvazione della finanziaria, che dovrebbe poi costituire il “suggello dell’accordo”; ciò al fine di rendere esecutivo il nuovo contratto già dai primi mesi del 2018.
Le quattro ore di confronto a Palazzo Vidoni si sono dunque trasformate in un giro di consultazioni, esposizione di piattaforme rivendicative più o meno condivisibili con logiche perorazioni delle cause delle esigenze del singolo comparto.
Tenendo come faro guida quello della specificità, sulla linea della sua valorizzazione si sono snodati tutti gli interventi; ma con quali soldi? Beh, a questa domanda pare non si possa dare una risposta immediata ed in un walzer di improvvisazioni ragionieristiche più o meno comprovabili i famosi 85 euro tendono inesorabilmente verso il basso.
Dal punto di vista normativo, dopo quasi un decennio di stallo, il rinnovo contrattuale non può non essere considerato come una preziosa occasione per ragionare su diversi e specifici sistemi
di detassazione degli straordinari, defiscalizzazione dell’indennità pensionabile, sistema previdenziale complementare, assicurazioni sui rischi professionali, logiche di welfare aziendale.
Il Si.N.A.P.Pe ha ritenuto poi di ragionare su una nuova e specifica indennità per la Polizia Penitenziaria, in special modo per tutti coloro che affrontano in prima linea l’emergenza carcere a stretto contatto con la popolazione detenuta; l’introduzione di una “indennità di sezione” che risponderebbe alla logica di indennizzare quel personale maggiormente coinvolto nelle dinamiche del “fenomeno delle aggressioni” e della gestione del “proselitismo islamico”.
I lavori proseguiranno dopo la pausa estiva e si riapriranno con la trasmissione da parte degli organismi governativi delle tabelle contenenti le proiezioni economiche.
Il tutto, secondo l’impegno esposto dal presidente del tavolo, referente del Dipartimento della Funzione Pubblica, per giungere attraverso la partita contrattuale alla “formulazione di strumenti normativi e finanziari per assicurare la sicurezza del Paese che passa attraverso il lavoro delle donne e degli uomini in uniforme”.
Vi aggiorneremo sugli sviluppi.
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