COVID e CARCERE: Il DAP costituisce i gruppi di intervento per i casi Reggio Emilia e Padova: Si.N.A.P.Pe: bene l’iniziativa ma non ci si dimentichi del resto d’Italia
È di queste ore la notizia della costituzione di due nuovi gruppi di lavoro nati allo scopo di assicurare un solerte intervento in relazione al preoccupante diffondersi dei contagi fra le mura penitenziarie. Destinatari del provvedimento, i penitenziari di Reggio Emila e Padova che alla data del 5 aprile contavano rispettivamente 109 e 55 contagiati fra la popolazione detenuta. Compito primario della “task force” è quella di individuare le cause del contagio e predisporre le misure organizzative da adottare per evitarne l’ulteriore diffusione. Una iniziativa, questa, che riceve certamente il plauso del Si.N.A.P.Pe e che certifica oltremodo la presenza e la vicinanza che il Presidente Petralia e il Consigliere Tartaglia stanno instancabilmente dimostrando al Corpo di Polizia Penitenziaria sin dal loro insediamento. Proprio perché si riconosce il grande valore dell’iniziativa posta in campo, il Si.N.A.P.Pe non può celare una vena di disappunto in relazione al fatto che il medesimo intervento non sia stato (ancora) posto in essere per le molte altre realtà in cui la portata del fenomeno magari appare appena inferiore ma che è in grado di precipitare in pochissimo tempo. Senza pretesa di esaustività si citano: Catanzaro (71 detenuti) Rebibbia Femminile (56 detenuti) Asti (69 detenuti) Melfi (54). Senza contare che hanno ampiamente superato soglia 700 le unità di personale (polizia penitenziaria e funzioni centrali) positive al Covid. Le maggiori preoccupazioni, aggiunge il Si.N.A.P.Pe., si nutrono in relazione a quei territori in cui la campagna vaccinale non è decollata o viaggia a velocità ridotta. Bene dunque ogni iniziativa che vorrà porsi in campo, a patto che essa si rivolta a 360 gradi a tutti i focolai in atto.
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COVID e CARCERE: Il DAP costituisce i gruppi di intervento per i casi Reggio Emilia e Padova: Si.N.A.P.Pe: bene l’iniziativa ma non ci si dimentichi del resto d’Italia
È di queste ore la notizia della costituzione di due nuovi gruppi di lavoro nati allo scopo di assicurare un solerte intervento in relazione al preoccupante diffondersi dei contagi fra le mura penitenziarie.
Destinatari del provvedimento, i penitenziari di Reggio Emila e Padova che alla data del 5 aprile contavano rispettivamente 109 e 55 contagiati fra la popolazione detenuta.
Compito primario della “task force” è quella di individuare le cause del contagio e predisporre le misure organizzative da adottare per evitarne l’ulteriore diffusione.
Una iniziativa, questa, che riceve certamente il plauso del Si.N.A.P.Pe e che certifica oltremodo la presenza e la vicinanza che il Presidente Petralia e il Consigliere Tartaglia stanno instancabilmente dimostrando al Corpo di Polizia Penitenziaria sin dal loro insediamento.
Proprio perché si riconosce il grande valore dell’iniziativa posta in campo, il Si.N.A.P.Pe non può celare una vena di disappunto in relazione al fatto che il medesimo intervento non sia stato (ancora) posto in essere per le molte altre realtà in cui la portata del fenomeno magari appare appena inferiore ma che è in grado di precipitare in pochissimo tempo.
Senza pretesa di esaustività si citano: Catanzaro (71 detenuti) Rebibbia Femminile (56 detenuti) Asti (69 detenuti) Melfi (54). Senza contare che hanno ampiamente superato soglia 700 le unità di personale (polizia penitenziaria e funzioni centrali) positive al Covid.
Le maggiori preoccupazioni, aggiunge il Si.N.A.P.Pe., si nutrono in relazione a quei territori in cui la campagna vaccinale non è decollata o viaggia a velocità ridotta.
Bene dunque ogni iniziativa che vorrà porsi in campo, a patto che essa si rivolta a 360 gradi a tutti i focolai in atto.
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