FESTA DEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA: IL Si.N.A.P.Pe DISERTA LE CELEBRAZIONI! Con una lettera aperta, il Segretario Generale Dott. Roberto Santini spiega i motivi della decisione.
Si svolge oggi, alla presenza dei massimi vertici politici e amministrativi del Paese, l’Annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria; una ricorrenza che ci spinge a fare bilanci, un po’ come accade ad ogni compleanno, del percorso che ci lasciamo alle spalle e di quello che prospettiamo per il futuro. Le risultanze di questo bilancio, guardando al mondo penitenziario nel suo complesso, son tutt’altro che positive. Un anno (quello appena trascorso) funesto, fatto di scelte scellerate e direttive confuse; un anno che sarà ricordato principalmente per un Decreto Ministeriale, datato 2 ottobre 2017, che ha falcidiato le piante organiche del Corpo, mettendo in ginocchio la Polizia Penitenziaria e la sua operatività. Quel DM reca la firma del Ministro Orlando, lo stesso Ministro che oggi presiede la celebrazione e che quasi sicuramente rivolgerà ai presenti parole di vicinanza al duro lavoro di coloro che operano nei penitenziari del Paese. Non ci servono le belle parole se queste, come è stato, non trovano conferma nei fatti! Non ci servono le pacche sulle spalle, fini a se stesse! Le previsioni di quel DM “scure” sono poi state tradotte da un’Amministrazione “complice” in tutta una serie di PCD inadeguati alle esigenze della periferia; ed è quest’ultima che esprime il proprio dissenso ed il proprio disagio lavorativo, attraverso costanti forme di protesta: pensiamo agli stati di agitazione e alle manifestazioni in atto su tutto il territorio. Per cosa festeggiare, allora? O meglio, con chi festeggiare? Dividere l’evento, del quale ci sentiamo depredati del nostro ruolo di protagonisti, con Provveditori o Direttori molti dei quali si sono dimostrati assolutamente deficitari sotto il profilo delle relazioni sindacali? Farlo significherebbe ignorare le difficoltà del mondo penitenziario e soggiacere, complici, ad una politica di amministrazione protesa alla deriva del sistema. Partecipare per guardare in faccia i responsabili ed ascoltarne le autocelebrazioni, facendo finta che vada tutto bene? Partecipare avrebbe un senso se su quegli scranni, con tanto di microfono, il Ministro, il Capo del Dipartimento e le alte cariche di questa Amministrazione dessero risposte alla miriade di domande che poniamo loro ogni giorno; se qualcuno spiegasse come si intende gestire la quotidianità penitenziaria senza risorse umane, economiche e strumentali (divise, automezzi, ecc…) senza per altro riscrivere le responsabilità di chi lavora in prima linea; se qualcuno spiegasse che fine ha fatto il riordino delle carriere e le procedure di avanzamento ai gradi superiori che il personale aspettava da anni (vogliamo ricordare che a giugno, secondo la norma, si sarebbe dovuto bandire il secondo concorso per sovrintendente e allo stato attuale non risulta nemmeno ancora nominata la commissione per lo scrutinio del primo concorso). O ancora, tutto avrebbe un senso se qualcuno fosse in grado di spiegare, con logica e chiarezza, come è stata gestita la partita delle assegnazioni degli ultimi tre corsi agenti, l’attribuzione (mai fatta) delle funzioni ai “coordinatori” voluti dal riordino, o quella ai commissari coordinatori. A mettere la ciliegina sulla torta giunge, pochi giorni or sono, la nota del Vice Capo del DAP che chiede osservazioni sulla sorveglianza dinamica. Ripercorrendo brevemente gli eventi, emerge come la nomina del Vice Capo fosse connessa ad una serie di priorità, fra cui appunto, un’analisi di funzionalità della sorveglianza dinamica, non potendosi escludere un nesso fra la sua attuazione e l’innalzamento dei fenomeni aggressivi nei confronti del personale di polizia penitenziaria (dato confermato nel 2015 dall’attuale Capo del Dipartimento). Questo mandato risale al mese di settembre 2017; stesso mese in cui, molti ricorderanno, tutte le organizzazioni sindacali disertarono la cerimonia per il bicentenario del Corpo, preferendo scendere in piazza a manifestare, fra l’altro, anche affinché si ponesse un argine al fenomeno aggressivo. Nel mese di novembre, lo stesso Ministro, in coda ad un incontro con le OO.SS. vertente sulla materia degli extra moenia (altro nodo irrisolto), diede rassicurazioni in merito all’attività che si sarebbe compiuta sul tema della vigilanza dinamica. Ebbene, son passati otto mesi, prima che giungesse – beffardamente a legislatura scaduta – la prima richiesta di contributi sul tema; otto mesi durante i quali i nostri colleghi nelle sezioni, hanno continuato a subire. Il Corpo oggi non festeggia, il Corpo – a nostro avviso – oggi piange e paga lo scotto di esser finito nelle mani di amministratori “senza barra”.
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FESTA DEL CORPO DI POLIZIA PENITENZIARIA: IL Si.N.A.P.Pe DISERTA LE CELEBRAZIONI! Con una lettera aperta, il Segretario Generale Dott. Roberto Santini spiega i motivi della decisione.
Si svolge oggi, alla presenza dei massimi vertici politici e amministrativi del Paese, l’Annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria; una ricorrenza che ci spinge a fare bilanci, un po’ come accade ad ogni compleanno, del percorso che ci lasciamo alle spalle e di quello che prospettiamo per il futuro. Le risultanze di questo bilancio, guardando al mondo penitenziario nel suo complesso, son tutt’altro che positive. Un anno (quello appena trascorso) funesto, fatto di scelte scellerate e direttive confuse; un anno che sarà ricordato principalmente per un Decreto Ministeriale, datato 2 ottobre 2017, che ha falcidiato le piante organiche del Corpo, mettendo in ginocchio la Polizia Penitenziaria e la sua operatività. Quel DM reca la firma del Ministro Orlando, lo stesso Ministro che oggi presiede la celebrazione e che quasi sicuramente rivolgerà ai presenti parole di vicinanza al duro lavoro di coloro che operano nei penitenziari del Paese. Non ci servono le belle parole se queste, come è stato, non trovano conferma nei fatti! Non ci servono le pacche sulle spalle, fini a se stesse! Le previsioni di quel DM “scure” sono poi state tradotte da un’Amministrazione “complice” in tutta una serie di PCD inadeguati alle esigenze della periferia; ed è quest’ultima che esprime il proprio dissenso ed il proprio disagio lavorativo, attraverso costanti forme di protesta: pensiamo agli stati di agitazione e alle manifestazioni in atto su tutto il territorio. Per cosa festeggiare, allora? O meglio, con chi festeggiare? Dividere l’evento, del quale ci sentiamo depredati del nostro ruolo di protagonisti, con Provveditori o Direttori molti dei quali si sono dimostrati assolutamente deficitari sotto il profilo delle relazioni sindacali? Farlo significherebbe ignorare le difficoltà del mondo penitenziario e soggiacere, complici, ad una politica di amministrazione protesa alla deriva del sistema. Partecipare per guardare in faccia i responsabili ed ascoltarne le autocelebrazioni, facendo finta che vada tutto bene? Partecipare avrebbe un senso se su quegli scranni, con tanto di microfono, il Ministro, il Capo del Dipartimento e le alte cariche di questa Amministrazione dessero risposte alla miriade di domande che poniamo loro ogni giorno; se qualcuno spiegasse come si intende gestire la quotidianità penitenziaria senza risorse umane, economiche e strumentali (divise, automezzi, ecc…) senza per altro riscrivere le responsabilità di chi lavora in prima linea; se qualcuno spiegasse che fine ha fatto il riordino delle carriere e le procedure di avanzamento ai gradi superiori che il personale aspettava da anni (vogliamo ricordare che a giugno, secondo la norma, si sarebbe dovuto bandire il secondo concorso per sovrintendente e allo stato attuale non risulta nemmeno ancora nominata la commissione per lo scrutinio del primo concorso). O ancora, tutto avrebbe un senso se qualcuno fosse in grado di spiegare, con logica e chiarezza, come è stata gestita la partita delle assegnazioni degli ultimi tre corsi agenti, l’attribuzione (mai fatta) delle funzioni ai “coordinatori” voluti dal riordino, o quella ai commissari coordinatori. A mettere la ciliegina sulla torta giunge, pochi giorni or sono, la nota del Vice Capo del DAP che chiede osservazioni sulla sorveglianza dinamica. Ripercorrendo brevemente gli eventi, emerge come la nomina del Vice Capo fosse connessa ad una serie di priorità, fra cui appunto, un’analisi di funzionalità della sorveglianza dinamica, non potendosi escludere un nesso fra la sua attuazione e l’innalzamento dei fenomeni aggressivi nei confronti del personale di polizia penitenziaria (dato confermato nel 2015 dall’attuale Capo del Dipartimento). Questo mandato risale al mese di settembre 2017; stesso mese in cui, molti ricorderanno, tutte le organizzazioni sindacali disertarono la cerimonia per il bicentenario del Corpo, preferendo scendere in piazza a manifestare, fra l’altro, anche affinché si ponesse un argine al fenomeno aggressivo. Nel mese di novembre, lo stesso Ministro, in coda ad un incontro con le OO.SS. vertente sulla materia degli extra moenia (altro nodo irrisolto), diede rassicurazioni in merito all’attività che si sarebbe compiuta sul tema della vigilanza dinamica. Ebbene, son passati otto mesi, prima che giungesse – beffardamente a legislatura scaduta – la prima richiesta di contributi sul tema; otto mesi durante i quali i nostri colleghi nelle sezioni, hanno continuato a subire. Il Corpo oggi non festeggia, il Corpo – a nostro avviso – oggi piange e paga lo scotto di esser finito nelle mani di amministratori “senza barra”.
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