Un fatto di inaudita gravità che oggi cataloghiamo come una tragedia “sfiorata” ma che avrebbe potuto trasformarsi in una “tragedia annunciata”. Un carcere, quello di Frosinone. Un detenuto del circuito AS che impugna una pistola carica! Un poliziotto penitenziario costretto a cedere le chiavi della sezione! Gli spari! Sembra quasi la trama di un film di quelli al cardiopalma ed invece è quello che si è materializzato innanzi agli occhi del povero poliziotto di sezione che, sotto minaccia a mano armata, ha dovuto consegnare al detenuto le chiavi delle altre celle. Gli spari contro altri detenuti, fortunatamente non andati a segno, hanno riecheggiato nella sezione fra l’incredulità generale, lo sgomento e il terrore. Sarebbe potuto accedere di tutto! Le prime ricostruzioni hanno ipotizzato che l’arma sia arrivata in possesso del detenuto tramite l’utilizzo di un drone; presumibilmente lo stesso mezzo utilizzato per entrare in possesso anche di un telefono cellulare. Qualunque sia stata la dinamica, che pure va accerta, è sotto gli occhi di tutti la permeabilità del sistema carcere dove “il peggio” pare non avere mai fine. E Frosinone oggi costituisce l’emblema di un sistema allo sbando, abbandonato a sé stesso, retto da promesse non mantenute (su tutti la necessaria integrazione di organico del Personale di Polizia Penitenziaria). E ancora una volta ci troviamo a pretendere – inascoltati – azioni concrete mentre nei “palazzi” si continua a filosofeggiare sul senso della pena ma nessuno sembra preoccuparsi della sua materiale esecuzione! Una politica che fa dell’austerity il proprio principio ispiratore, che sceglie di risparmiare sulla “sicurezza”, che inventa sistemi alternativi di controllo ma che non si assume la responsabilità di guardare in faccia il problema, di assumere personale, di mettere in sicurezza le carceri e chi vi lavora. Nel pomeriggio di oggi si recheranno sul posto tutte le più alte sfere dell’Amministrazione Penitenziaria ed in trepidante attesa proviamo ad intercettare gli umori. Qual è il mandato ricevuto dalla Signora Ministra? Una caccia alle streghe alla ricerca del capro espiatorio? Una pacca sulla spalla come segnale di vicinanza al personale? Soluzioni concrete e promesse che si trasformeranno in fatti? Si lasci a casa il vuoto filosofeggiare e si mettano in sicurezza i lavoratori, prima che ci scappi il morto.
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FROSINONE:CRONACA DI UNA TRAGEDIA SFIORATA – COSA ATTENDERCI DAL “DOPO FROSINONE”!
Un fatto di inaudita gravità che oggi cataloghiamo come una tragedia “sfiorata” ma che avrebbe potuto trasformarsi in una “tragedia annunciata”.
Un carcere, quello di Frosinone. Un detenuto del circuito AS che impugna una pistola carica! Un poliziotto penitenziario costretto a cedere le chiavi della sezione! Gli spari!
Sembra quasi la trama di un film di quelli al cardiopalma ed invece è quello che si è materializzato innanzi agli occhi del povero poliziotto di sezione che, sotto minaccia a mano armata, ha dovuto consegnare al detenuto le chiavi delle altre celle.
Gli spari contro altri detenuti, fortunatamente non andati a segno, hanno riecheggiato nella sezione fra l’incredulità generale, lo sgomento e il terrore.
Sarebbe potuto accedere di tutto!
Le prime ricostruzioni hanno ipotizzato che l’arma sia arrivata in possesso del detenuto tramite l’utilizzo di un drone; presumibilmente lo stesso mezzo utilizzato per entrare in possesso anche di un telefono cellulare.
Qualunque sia stata la dinamica, che pure va accerta, è sotto gli occhi di tutti la permeabilità del sistema carcere dove “il peggio” pare non avere mai fine. E Frosinone oggi costituisce l’emblema di un sistema allo
sbando, abbandonato a sé stesso, retto da promesse non mantenute (su
tutti la necessaria integrazione di organico del Personale di Polizia
Penitenziaria).
E ancora una volta ci troviamo a pretendere – inascoltati – azioni concrete
mentre nei “palazzi” si continua a filosofeggiare sul senso della pena
ma nessuno sembra preoccuparsi della sua materiale esecuzione!
Una politica che fa dell’austerity il proprio principio ispiratore, che sceglie
di risparmiare sulla “sicurezza”, che inventa sistemi alternativi di controllo
ma che non si assume la responsabilità di guardare in faccia il problema, di
assumere personale, di mettere in sicurezza le carceri e chi vi lavora.
Nel pomeriggio di oggi si recheranno sul posto tutte le più alte sfere
dell’Amministrazione Penitenziaria ed in trepidante attesa proviamo ad
intercettare gli umori.
Qual è il mandato ricevuto dalla Signora Ministra?
Una caccia alle streghe alla ricerca del capro espiatorio? Una pacca sulla
spalla come segnale di vicinanza al personale? Soluzioni concrete e promesse
che si trasformeranno in fatti?
Si lasci a casa il vuoto filosofeggiare e si mettano in sicurezza i
lavoratori, prima che ci scappi il morto.
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