Quello che si è registrato nell’ultimo weekend nel carcere cagliaritano di Uta e quello napoletano di Secondigliano sfiora veramente l’assurdo! L’inferno che si materializza laddove la giustizia dovrebbe farla da padrone, spesso perché alle regole ferree viene sostituita un’idea di rieducazione che azzera totalmente i criteri di sicurezza per il personale che vi lavora, con inevitabili conseguenze drammatiche. L’odierno intervento del SiNAPPe è più che mai polemico e grida la necessità di rivedere completamente, con urgenza, la gestione carceraria attuale. Domenica pomeriggio era da solo l’agente che è stato aggredito all’interno della sezione A.S. di Secondigliano, dove detenuti di altissima pericolosità, vengono tenuti a regime aperto! Il poliziotto, nonostante NON ve ne fossero motivi (come sempre d’altronde), è stato furiosamente aggredito con calci e pugni così come il collega intervenuto in suo aiuto; ricoverato d’urgenza al Cardarelli di Napoli, versa in gravi condizioni.
Ed ancora a Uta, tra venerdì e sabato scorsi, si è scatenata una vera e propria guerriglia! Incontrollabili risse tra detenuti hanno tenuto in subbuglio il carcere per 48 ore, con pestaggi a sangue, celle demolite, sanitari divelti, corridoi allagati e mobili distrutti. Solo grazie alla competenza ed alla professionalità degli agenti, dopo diverse ore, si è potuti ristabilire la calma senza conseguenza ancor più tragiche. Nonostante ciò, a sole 24 ore dall’accaduto il carcere sardo, che ospita oltre 600 detenuti, è tornato in piena attività con soli 18/20 agenti in servizio per turno, anziché i 60 previsti! Se fino a qualche giorno fa si poteva ipotizzare che lo stato iroso dei ristretti fosse dovuto solo all’insopportabile caldo di Lucifero, ancora più sofferto negli spazi circoscritti del carcere, i terribili eventi appena descritti non danno più alcun adito a scuse! La situazione sta sfuggendo di mano ed è dovere inalienabile e prioritario dello Stato ristabilire delle regole che, nel rispetto di tutti (reclusi e lavoratori) delineino e garantiscano la necessaria sicurezza.
“La mia libertà finisce dove comincia la vostra” con questa frase Martin Luther King sottolineava un principio fondamentale della vita, principio valido sempre, anche e soprattutto in un ambiente dove la libertà assume un’interpretazione diversa, ma comunque persiste; ciò però non deve avvenire a discapito di chi indossa una divisa, onorando il delicato compito affidato con sacrifici sempre maggiori.
Nell’esprimere grande solidarietà ai colleghi coinvolti negli spiacevoli fatti dei giorni scorsi, si rinnova il sollecito intervento degli Organi Superiori.
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GIORNATE INFERNALI NEI CARCERI DI UTA E SECONDIGLIANO!
Quello che si è registrato nell’ultimo weekend nel carcere cagliaritano di Uta e quello napoletano di Secondigliano sfiora veramente l’assurdo! L’inferno che si materializza laddove la giustizia dovrebbe farla da padrone, spesso perché alle regole ferree viene sostituita un’idea di rieducazione che azzera totalmente i criteri di sicurezza per il personale che vi lavora, con inevitabili conseguenze drammatiche. L’odierno intervento del SiNAPPe è più che mai polemico e grida la necessità di rivedere completamente, con urgenza, la gestione carceraria attuale. Domenica pomeriggio era da solo l’agente che è stato aggredito all’interno della sezione A.S. di Secondigliano, dove detenuti di altissima pericolosità, vengono tenuti a regime aperto! Il poliziotto, nonostante NON ve ne fossero motivi (come sempre d’altronde), è stato furiosamente aggredito con calci e pugni così come il collega intervenuto in suo aiuto; ricoverato d’urgenza al Cardarelli di Napoli, versa in gravi condizioni.
Ed ancora a Uta, tra venerdì e sabato scorsi, si è scatenata una vera e propria guerriglia! Incontrollabili risse tra detenuti hanno tenuto in subbuglio il carcere per 48 ore, con pestaggi a sangue, celle demolite, sanitari divelti, corridoi allagati e mobili distrutti. Solo grazie alla competenza ed alla professionalità degli agenti, dopo diverse ore, si è potuti ristabilire la calma senza conseguenza ancor più tragiche. Nonostante ciò, a sole 24 ore dall’accaduto il carcere sardo, che ospita oltre 600 detenuti, è tornato in piena attività con soli 18/20 agenti in servizio per turno, anziché i 60 previsti! Se fino a qualche giorno fa si poteva ipotizzare che lo stato iroso dei ristretti fosse dovuto solo all’insopportabile caldo di Lucifero, ancora più sofferto negli spazi circoscritti del carcere, i terribili eventi appena descritti non danno più alcun adito a scuse! La situazione sta sfuggendo di mano ed è dovere inalienabile e prioritario dello Stato ristabilire delle regole che, nel rispetto di tutti (reclusi e lavoratori) delineino e garantiscano la necessaria sicurezza.
“La mia libertà finisce dove comincia la vostra” con questa frase Martin Luther King sottolineava un principio fondamentale della vita, principio valido sempre, anche e soprattutto in un ambiente dove la libertà assume un’interpretazione diversa, ma comunque persiste; ciò però non deve avvenire a discapito di chi indossa una divisa, onorando il delicato compito affidato con sacrifici sempre maggiori.
Nell’esprimere grande solidarietà ai colleghi coinvolti negli spiacevoli fatti dei giorni scorsi, si rinnova il sollecito intervento degli Organi Superiori.
comunicato-aggressioni-secondigliano-e-cagliari-agosto-2017
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