Non c’è giorno, ormai, in cui sulla stampa nazionale non torni a far notizia il “caso” Santa Maria Capua Vetere, ad alimentare, fra la diffusione di immagini “esclusive” e di scoop sempre “nuovi”, una morbosa curiosità verso le indagini che la magistratura sta conducendo per i fatti occorsi la primavera 2020. Seguiamo con attenzione il proliferare degli articoli che ormai giungono con cadenza quotidiana, come se l’intero mondo della notizia girasse attorno ai fatti di Santa Maria; eppure, cosa emerge di nuovo, giorno dopo giorno? Quali i fatti che aggiungerebbero contenuti ad una notizia già diffusa? Per l’appunto, nulla si aggiunge alla notizia! L’unico atto che si compie è quello di alimentare la contrapposizione fra due mondi, in un pericoloso gioco al massacro che criminalizza l’Istituzione Carcere e chi al suo interno vi lavora. Ne costituiscono prova inconfutabile gli striscioni che incitano all’odio: si alimenta la violenza psicologica contro una intera categoria, fedele servitrice di uno Stato che in questa occasione si limita a tacere. L’oblio che al contrario, ha avvolto la devastazione delle carceri in piena emergenza pandemica, deve far riflettere. Sembra quasi che nessuno voglia ricordare che i fatti che oggi si commentano siano connessi con quella emergenza; come se essi fossero qualcosa di altro e di diverso! Il giudizio penale farà il suo corso; secondo il dettato costituzionale, la prova si formerà nel dibattimento ove ai protagonisti della vicenda verrà data la sacrosanta possibilità di difendersi e di chiarire la propria posizione e solo dopo il convincimento del giudice verrà emessa la sentenza. Ed invece pare che la condanna sia già arrivata dall’opinione pubblica; ma la somministrazione dei fatti rispetta il limite della continenza? Non finiremo mai di affermarlo: al di là delle responsabilità penali personali di ognuno, il Corpo, l’Istituzione è altro! 37000 mila servitori dello Stato esposti al pubblico ludibrio, con una “chiamata alle armi” alla Magistratura, sollecitata a riaprire casi archiviati, come se quelle sentenze fossero state assunte a cuor leggero. Qualche giorno fa, abbiamo provato a descrivere con poche righe quello che è la Polizia Penitenziaria, “quello che la gente non sa”… eppure, si preferisce continuare ad alimentare una visione parziale, massificante, pericolosa. Qual è il fine?
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Il CASO SANTA MARIA CAPUA VETERE.. – UN ARTICOLO AL GIORNO TOGLIE LA POLIZIA PENITENZIARIA DI TORNO – informazione e accadimento mediatico?
Non c’è giorno, ormai, in cui sulla stampa nazionale non torni a far notizia il “caso” Santa Maria Capua Vetere, ad alimentare, fra la diffusione di immagini “esclusive” e di scoop sempre “nuovi”, una morbosa curiosità verso le indagini che la magistratura sta conducendo per i fatti occorsi la primavera 2020.
Seguiamo con attenzione il proliferare degli articoli che ormai giungono con cadenza quotidiana, come se l’intero mondo della notizia girasse attorno ai fatti di Santa Maria; eppure, cosa emerge di nuovo, giorno dopo giorno? Quali i fatti che aggiungerebbero contenuti ad una notizia già diffusa?
Per l’appunto, nulla si aggiunge alla notizia!
L’unico atto che si compie è quello di alimentare la contrapposizione fra due mondi, in un pericoloso gioco al massacro che criminalizza l’Istituzione Carcere e chi al suo interno vi lavora.
Ne costituiscono prova inconfutabile gli striscioni che incitano all’odio: si alimenta la violenza psicologica contro una intera categoria, fedele servitrice di uno Stato che in questa occasione si limita a tacere.
L’oblio che al contrario, ha avvolto la devastazione delle carceri in piena emergenza pandemica, deve far riflettere. Sembra quasi che nessuno voglia ricordare che i fatti che oggi si commentano siano connessi con quella emergenza; come se essi fossero qualcosa di altro e di diverso!
Il giudizio penale farà il suo corso; secondo il dettato costituzionale, la prova si formerà nel dibattimento ove ai protagonisti della vicenda verrà data la sacrosanta possibilità di difendersi e di chiarire la propria posizione e solo dopo il convincimento del giudice verrà emessa la sentenza.
Ed invece pare che la condanna sia già arrivata dall’opinione pubblica; ma la somministrazione dei fatti rispetta il limite della continenza?
Non finiremo mai di affermarlo: al di là delle responsabilità penali personali di ognuno, il Corpo, l’Istituzione è altro! 37000 mila servitori dello Stato esposti al pubblico ludibrio, con una “chiamata alle armi” alla Magistratura, sollecitata a riaprire casi archiviati, come se quelle sentenze fossero state assunte a cuor leggero.
Qualche giorno fa, abbiamo provato a descrivere con poche righe quello che è la Polizia Penitenziaria, “quello che la gente non sa”… eppure, si preferisce continuare ad alimentare una visione parziale, massificante, pericolosa.
Qual è il fine?
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