Ill.mo Ministro
I gravissimi accadimenti che hanno interessato nel pm di ieri, 5 settembre 2016, l’IPM di Airola (BN) e le successive ricostruzioni dei fatti ad opera dei media meritano una attenta riflessione in ragione anche delle recenti modifiche all’organizzazione dell’intero Ministero della Giustizia e conseguentemente all’istituzione del Dipartimento di Giustizia Minorile e di comunità.
Come è tristemente noto, un nutrito gruppo di ristretti, capeggiati da giovani adulti colà ospitati in ragione delle modifiche legislative che hanno allungato la permanenza negli istituti per minori ben oltre il compimento della maggiore età, hanno messo letteralmente a ferro e fuoco a struttura, causando oltre ai comprensibili disordini anche ingenti danni per svariate migliaia di euro. Fortunatamente pare che non vi siano stati danni di rilievo a persone; le notizie parlano di due agenti feriti in maniera lieve nel corso del tafferuglio.
Come catalogare allora l’evento? Un episodio a se stante, isolato, rientrante nel generale concetto di “rischio professionale”? Oppure è il caso di superare la visione minimale e semplicistica e ragionare sull’efficacia e sulle conseguenze delle recenti riforme legislative? Ad avviso di questa Segreteria Generale è oltremodo doveroso questo secondo approccio, appunto per evitare di trovarsi in futuro a narrare di episodi simili magari con una conta dei danni differente.
Il dato per altro va letto in uno con le ardite affermazioni dei giornalisti, tanto televisivi che della carta stampata, che si sono spinti fino all’utilizzo di sostantivi di rilievo: boss, gang. Di certo è inammissibile che in una struttura, che ha quale scopo primo quello del reinserimento sociale del reo minorenne, possa tollerarsi il richiamo a strutture verticistiche malavitose; e qualora le affermazioni dei giornalisti trovassero fondamento magari in atti sconosciuti a più, la questione diverrebbe ancora più preoccupante. Al di la di quella che poi può esser stata di fatto la causa (meglio il pretesto) scatenante dei disordini e al di la del compiacimento per come la situazione d’emergenza è stata gestita dal personale di Polizia Penitenziaria, giunto in supporto anche da strutture vicine, quello su cui si vuole orientare il ragionamento – anche in ragione dell’attribuzione di risorse umane ed economiche – è l’efficacia o la perfettibilità dell’attuale impianto perché evidentemente non basta l’implementazione delle figure di sostegno assistenziale e psicologico per far funzionare un dipartimento – quello di giustizia minorile e di comunità – se colà continuano ad ospitarsi, nonostante risorse umane insufficienti, rei che dovrebbero forse trovare allocazione in veri e propri istituti di pena, il cui impianto e la cui impronta è effettivamente diversa dal punto di vista custodiale.
Un ragionamento dunque sull’impatto della riforma normativa in tema di detenzione dei giovani adulti dopo il compimento della maggiore età e un ragionamento sugli obbiettivi che si chiedono ad DGMC, al fine di mettere tutti nelle condizioni di lavorare bene secondo un munus comune, chiaro, e soprattutto nella completa sicurezza degli operatori che si ribadisce oggi essere assolutamente insufficienti a livello numerico per le incombenze richieste.
Sulla scorta di tali spunti di riflessione, in qualità di addetti ai lavori chiamati ad applicare disposizioni legislative ed operative che promanano dall’alto, si chiede di conoscere la chiave di lettura che codesto Ministro attribuisce al grave episodio in narrazione, volendo magari partecipare il proprio istituzionale pensiero circa possibili riforme anche di livello legislativo sul tema della detenzione minorile. Con l’occasione non si può non perorare ancora una volta la causa della carenza organica – come innanzi argomentato – chiedendo la valutazione di nuove assunzioni che portino un maggiore numero di unità di polizia penitenziaria all’interno delle strutture, tanto minorili che per adulti.
Nella certezza del gentile riscontro che vorrà fornirsi, si coglie l’occasione per porgere distinti saluti
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IPM DI AIROLA – Evento critico del 5 settembre 2016
Ill.mo Ministro
I gravissimi accadimenti che hanno interessato nel pm di ieri, 5 settembre 2016, l’IPM di Airola (BN) e le successive ricostruzioni dei fatti ad opera dei media meritano una attenta riflessione in ragione anche delle recenti modifiche all’organizzazione dell’intero Ministero della Giustizia e conseguentemente all’istituzione del Dipartimento di Giustizia Minorile e di comunità.
Come è tristemente noto, un nutrito gruppo di ristretti, capeggiati da giovani adulti colà ospitati in ragione delle modifiche legislative che hanno allungato la permanenza negli istituti per minori ben oltre il compimento della maggiore età, hanno messo letteralmente a ferro e fuoco a struttura, causando oltre ai comprensibili disordini anche ingenti danni per svariate migliaia di euro. Fortunatamente pare che non vi siano stati danni di rilievo a persone; le notizie parlano di due agenti feriti in maniera lieve nel corso del tafferuglio.
Come catalogare allora l’evento? Un episodio a se stante, isolato, rientrante nel generale concetto di “rischio professionale”? Oppure è il caso di superare la visione minimale e semplicistica e ragionare sull’efficacia e sulle conseguenze delle recenti riforme legislative? Ad avviso di questa Segreteria Generale è oltremodo doveroso questo secondo approccio, appunto per evitare di trovarsi in futuro a narrare di episodi simili magari con una conta dei danni differente.
Il dato per altro va letto in uno con le ardite affermazioni dei giornalisti, tanto televisivi che della carta stampata, che si sono spinti fino all’utilizzo di sostantivi di rilievo: boss, gang. Di certo è inammissibile che in una struttura, che ha quale scopo primo quello del reinserimento sociale del reo minorenne, possa tollerarsi il richiamo a strutture verticistiche malavitose; e qualora le affermazioni dei giornalisti trovassero fondamento magari in atti sconosciuti a più, la questione diverrebbe ancora più preoccupante. Al di la di quella che poi può esser stata di fatto la causa (meglio il pretesto) scatenante dei disordini e al di la del compiacimento per come la situazione d’emergenza è stata gestita dal personale di Polizia Penitenziaria, giunto in supporto anche da strutture vicine, quello su cui si vuole orientare il ragionamento – anche in ragione dell’attribuzione di risorse umane ed economiche – è l’efficacia o la perfettibilità dell’attuale impianto perché evidentemente non basta l’implementazione delle figure di sostegno assistenziale e psicologico per far funzionare un dipartimento – quello di giustizia minorile e di comunità – se colà continuano ad ospitarsi, nonostante risorse umane insufficienti, rei che dovrebbero forse trovare allocazione in veri e propri istituti di pena, il cui impianto e la cui impronta è effettivamente diversa dal punto di vista custodiale.
Un ragionamento dunque sull’impatto della riforma normativa in tema di detenzione dei giovani adulti dopo il compimento della maggiore età e un ragionamento sugli obbiettivi che si chiedono ad DGMC, al fine di mettere tutti nelle condizioni di lavorare bene secondo un munus comune, chiaro, e soprattutto nella completa sicurezza degli operatori che si ribadisce oggi essere assolutamente insufficienti a livello numerico per le incombenze richieste.
Sulla scorta di tali spunti di riflessione, in qualità di addetti ai lavori chiamati ad applicare disposizioni legislative ed operative che promanano dall’alto, si chiede di conoscere la chiave di lettura che codesto Ministro attribuisce al grave episodio in narrazione, volendo magari partecipare il proprio istituzionale pensiero circa possibili riforme anche di livello legislativo sul tema della detenzione minorile. Con l’occasione non si può non perorare ancora una volta la causa della carenza organica – come innanzi argomentato – chiedendo la valutazione di nuove assunzioni che portino un maggiore numero di unità di polizia penitenziaria all’interno delle strutture, tanto minorili che per adulti.
Nella certezza del gentile riscontro che vorrà fornirsi, si coglie l’occasione per porgere distinti saluti
IPM DI AIROLA – Evento critico del 5 settembre 2016
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