Dopo sette anni di blocco e una sentenza della Corte Costituzionale, si torna a parlare di rinnovo dei contratti nella Pubblica Amministrazione e in questo solco si è tenuto ieri, a pochi giorni da una tornata referendaria i cui esiti rischiano di minare la stabilità del Governo in carica, un incontro tradotto in una INTESA fra il Ministro Madia e le Parti sociali con cui l’Esecutivo “si è posto l’obiettivo” di raggiungere 85 euro lordi di aumento medio per i lavoratori del settore pubblico. Cosa vuol dire, in soldoni? Molta pubblicità e poca concretezza. Endorsment? Mancetta pre-elettorale? Si badi bene … non si sta parlando di fondi disponibili ma di stanziamenti in una legge finanziaria che dovrà essere ancora approvata (post referendum); e su quegli stanziamenti in deficit, sui quali per altro Bruxelles ancora non si è espresso, si ragiona e si sottoscrivono INTESE. Ma quale sorte per tali intese se l’esito della consultazione referendaria dovesse provocare un cambio dell’Esecutivo? Quale senso, quale vincolo, quale impegno discende da un “obbiettivo” per quanto condiviso posso essere fra il Ministro della Funzione Pubblica e le Parti sociali? Ed ecco che ci ritroviamo ancora a parlare del niente, ancora lontani da una stagione contrattuale che deve vedere la luce, ma che pare posizionata ancora in pieno tunnel, dopo un settennato di gelo che ha prodotto una importante perdita del potere d’acquisto dei nostri stipendi (si stimano circa 2000 euro/anno). Ma prima ancora di parlare del senso e dell’impatto dell’ITESA (che è cosa diversa da accordo contrattuale, anche se la pubblicità che è stata accordata all’evento di ieri, anche sulla spinta emozionale del rinnovo dei contratti del settore metalmeccanico, fa emergere un rilievo diverso) è il caso di ragionare sui numeri disponibili e sul grande bluff che si delinea con assoluta chiarezza. Va detto in premessa che gli stanziamenti previsti in finanziaria per la Pubblica Amministrazione – con riferimento al nostro settore – riguardano tanto il rinnovo contrattuale, tanto il rifinanziamento del bonus degli 80, tanto le assunzioni, tanto il riordino delle carriere. Nell’ultimo incontro, l’Amministrazione Penitenziaria ci ha prospettato un piano di riordino (inviso a questa O.S. per i motivi di cui si è detto in altri documenti alla cui lettura si rinvia) con un costo stimato di circa 470 milioni di euro. Dai dati che emergono adesso, gli stanziamenti per il riordino si riducono a 250 milioni che si sommano ai 119 milioni e ai 28 milioni già disponibili (totale 397 milioni di euro). Da ciò deriva che il ragionamento sul riordino perde per strada circa 70 milioni di euro … ma il Governo, a quattro giorni dal referendum, si pone l’obbiettivo di rinnovare il contratto per 85 euro lordi al mese – dopo 7 anni di blocco! Questo è quanto deriva dallo spacchettamento degli 850 milioni di Euro che il Governo ha messo in campo per la Pubblica Amministrazione (sempre salvo il placet di Bruxelles) a cui si dovrebbero aggiungere 900 milioni di euro destinati unicamente al comparto sicurezza per il rifinanziamento del bonus degli 80 euro, per il riordino delle carriere e per le assunzioni. SPICCIOLI! Per altro INCERTI! Non ci resta che attendere qualche giorno per conoscere le sorti dell’Esecutivo e solo dopo si potrà parlare di INTESE, di OBIETTIVI che , comunque, appaiono assolutamente insoddisfacenti sotto ogni profilo! Ma la grande Babele non deve farci perdere di vista il NOSTRO OBIETTIVO, ovvero la definizione delle pendenze (riordino delle carriere e riallineamento dei ruoli) non essendo oltremodo ammissibile questo continuo rimpallo di responsabilità fra Amministrazioni.
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LA SAGA DEL RINNOVO CONTRATTI PUBBLICO IMPIEGO: UNA INTESA IN BILICO SOTTO LA SCURE DELL’ESITO REFERENDARIO!
Dopo sette anni di blocco e una sentenza della Corte Costituzionale, si torna a parlare di rinnovo dei contratti nella Pubblica Amministrazione e in questo solco si è tenuto ieri, a pochi giorni da una tornata referendaria i cui esiti rischiano di minare la stabilità del Governo in carica, un incontro tradotto in una INTESA fra il Ministro Madia e le Parti sociali con cui l’Esecutivo “si è posto l’obiettivo” di raggiungere 85 euro lordi di aumento medio per i lavoratori del settore pubblico. Cosa vuol dire, in soldoni? Molta pubblicità e poca concretezza. Endorsment? Mancetta pre-elettorale? Si badi bene … non si sta parlando di fondi disponibili ma di stanziamenti in una legge finanziaria che dovrà essere ancora approvata (post referendum); e su quegli stanziamenti in deficit, sui quali per altro Bruxelles ancora non si è espresso, si ragiona e si sottoscrivono INTESE. Ma quale sorte per tali intese se l’esito della consultazione referendaria dovesse provocare un cambio dell’Esecutivo? Quale senso, quale vincolo, quale impegno discende da un “obbiettivo” per quanto condiviso posso essere fra il Ministro della Funzione Pubblica e le Parti sociali? Ed ecco che ci ritroviamo ancora a parlare del niente, ancora lontani da una stagione contrattuale che deve vedere la luce, ma che pare posizionata ancora in pieno tunnel, dopo un settennato di gelo che ha prodotto una importante perdita del potere d’acquisto dei nostri stipendi (si stimano circa 2000 euro/anno). Ma prima ancora di parlare del senso e dell’impatto dell’ITESA (che è cosa diversa da accordo contrattuale, anche se la pubblicità che è stata accordata all’evento di ieri, anche sulla spinta emozionale del rinnovo dei contratti del settore metalmeccanico, fa emergere un rilievo diverso) è il caso di ragionare sui numeri disponibili e sul grande bluff che si delinea con assoluta chiarezza. Va detto in premessa che gli stanziamenti previsti in finanziaria per la Pubblica Amministrazione – con riferimento al nostro settore – riguardano tanto il rinnovo contrattuale, tanto il rifinanziamento del bonus degli 80, tanto le assunzioni, tanto il riordino delle carriere. Nell’ultimo incontro, l’Amministrazione Penitenziaria ci ha prospettato un piano di riordino (inviso a questa O.S. per i motivi di cui si è detto in altri documenti alla cui lettura si rinvia) con un costo stimato di circa 470 milioni di euro. Dai dati che emergono adesso, gli stanziamenti per il riordino si riducono a 250 milioni che si sommano ai 119 milioni e ai 28 milioni già disponibili (totale 397 milioni di euro). Da ciò deriva che il ragionamento sul riordino perde per strada circa 70 milioni di euro … ma il Governo, a quattro giorni dal referendum, si pone l’obbiettivo di rinnovare il contratto per 85 euro lordi al mese – dopo 7 anni di blocco! Questo è quanto deriva dallo spacchettamento degli 850 milioni di Euro che il Governo ha messo in campo per la Pubblica Amministrazione (sempre salvo il placet di Bruxelles) a cui si dovrebbero aggiungere 900 milioni di euro destinati unicamente al comparto sicurezza per il rifinanziamento del bonus degli 80 euro, per il riordino delle carriere e per le assunzioni. SPICCIOLI! Per altro INCERTI! Non ci resta che attendere qualche giorno per conoscere le sorti dell’Esecutivo e solo dopo si potrà parlare di INTESE, di OBIETTIVI che , comunque, appaiono assolutamente insoddisfacenti sotto ogni profilo! Ma la grande Babele non deve farci perdere di vista il NOSTRO OBIETTIVO, ovvero la definizione delle pendenze (riordino delle carriere e riallineamento dei ruoli) non essendo oltremodo ammissibile questo continuo rimpallo di responsabilità fra Amministrazioni.
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