Si è svolto nella mattinata odierna il secondo incontro sul varo del PCD per la strutturazione di un nucleo di personale da impiegare presso la Direzione Nazionale Antimafia. Un testo che non ci soddisfa e che per molti versi appare figlio di logiche non efficienti e lontane dalla realtà penitenziaria. Fra i punti di cui il Si.N.A.P.Pe ha chiesto con forza la modifica, argomentando circa la loro contraddittorietà v’è in primis l’incomprensibile “limite di età” che – in maniera razionale con il risultato collaborativo che ci si prefigge – andrebbe assolutamente eliminato. Non essendo richiesta alcuna attività “fisica” ma unicamente intellettiva, non se ne comprende il senso, che assume mero carattere discriminatorio, per altro in un Corpo in progressivo invecchiamento. Il Si.N.A.P.Pe ha altresì ribadito la necessità di modifica del criterio di “integrazione” triennale dell’elenco che conduce ad una permanenza imperitura nella predetta “rosa”. Insoddisfazione si esprime anche in merito al punteggio aggiuntivo attribuito a titoli di studi specialistici, in considerazione dell’attività da svolgersi che non rimanda a competenze tecniche, ma a competenze di polizia. Se l’inserimento della Pol Pen all’interno della DNA è stata inquadrata nelle norme di attuazione del codice di procedura penale, compito primario dell’attività di analisi è finalizzato alla prevenzione repressione dei fenomeni della criminalità organizzata e del terrorismo nell’ambito delle funzioni di Polizia di sicurezza e Polizia Giudiziaria. Se la DNA avesse avuto bisogno di consulenti nelle materie per cui si sono individuati solo taluni tipi di diploma, avrebbe fatto prima ad attingere ai relativi Albi Professionali. Medesima contrarietà si esprime in merito all’inclusione fra le cause preclusive di tutte le condanne penali, avendo il Si.N.A.P.Pe chiesto di escludere le fattispecie colpose. Stesso dicasi in relazione alla generalizzazione con cui vengono trattati i procedimenti disciplinari, siano essi pendenti o definiti. Una procedura “di nicchia” che aprirà tale opportunità lavorativa a pochissime unità! Il Si.N.A.P.Pe avrebbe auspicato un testo che consentisse effettivamente di selezionare le eccellenze al di là di paletti che poco o nulla rispondono a questo obbiettivo.
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NUCLEO DI POLIZIA PENITENZIARIA PRESSO LA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA
Si è svolto nella mattinata odierna il secondo incontro sul varo del PCD per la strutturazione di un nucleo di personale da impiegare presso la Direzione Nazionale Antimafia. Un testo che non ci soddisfa e che per molti versi appare figlio di logiche non efficienti e lontane dalla realtà penitenziaria.
Fra i punti di cui il Si.N.A.P.Pe ha chiesto con forza la modifica, argomentando circa la loro contraddittorietà v’è in primis l’incomprensibile “limite di età” che – in maniera razionale con il risultato collaborativo che ci si prefigge – andrebbe assolutamente eliminato. Non essendo richiesta alcuna attività “fisica” ma unicamente intellettiva, non se ne comprende il senso, che assume mero carattere discriminatorio, per altro in un Corpo in progressivo invecchiamento.
Il Si.N.A.P.Pe ha altresì ribadito la necessità di modifica del criterio di “integrazione” triennale dell’elenco che conduce ad una permanenza imperitura nella predetta “rosa”.
Insoddisfazione si esprime anche in merito al punteggio aggiuntivo attribuito a titoli di studi specialistici, in considerazione dell’attività da svolgersi che non rimanda a competenze tecniche, ma a competenze di polizia. Se l’inserimento della Pol Pen all’interno della DNA è stata inquadrata nelle norme di attuazione del codice di procedura penale, compito primario dell’attività di analisi è finalizzato alla prevenzione repressione dei fenomeni della criminalità organizzata e del terrorismo nell’ambito delle funzioni di Polizia di sicurezza e Polizia Giudiziaria. Se la DNA avesse avuto bisogno di consulenti nelle materie per cui si sono individuati solo taluni tipi di diploma, avrebbe fatto prima ad attingere ai relativi Albi Professionali.
Medesima contrarietà si esprime in merito all’inclusione fra le cause preclusive di tutte le condanne penali, avendo il Si.N.A.P.Pe chiesto di escludere le fattispecie colpose. Stesso dicasi in relazione alla generalizzazione con cui vengono trattati i procedimenti disciplinari, siano essi pendenti o definiti.
Una procedura “di nicchia” che aprirà tale opportunità lavorativa a pochissime unità!
Il Si.N.A.P.Pe avrebbe auspicato un testo che consentisse effettivamente di selezionare le eccellenze al di là di paletti che poco o nulla rispondono a questo obbiettivo.
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