Favorevoli e contrari! più che di serie e preoccupanti questioni afferenti la sicurezza con relativa discussione in sedi istituzionali, il dibattito si è spostato sulla pubblica piazza ove ognuno dice la propria con contrapposizioni fra favorevoli e contrari, dove la tuttologia la fa da padrona. Eppure, qui la questione è molto più delicata di ciò che si vuol far apparire, perché il problema non è il dimensionamento esatto del disordine ma la precarietà degli equilibri che si registrano negli istituti di pena, ove basta un “battito d’ali di una farfalla” per scatenare un terremoto a chilometri di distanza. Ed è triste, molto triste, che ci si rincorra cercando il punto preciso in cui collocare l’evento di Santa Maria Capua Vetere, in un’ipotetica scala che va dall’allarmismo sensazionalistico alla minimizzazione e ridicolizzazione della vicenda. Fossero 10, 100 o 1000 gli autori e i fautori del disordine, poco cambia! Sembra un’affermazione forte questa, eppure nulla c’è di più vero!
Certo cambia il clamore e l’attenzione, ma non cambia la sostanza fatta di risposte illecite, illegittime, oltraggianti, violente e danneggianti, da parte della popolazione detenuta (o meglio, da parte di una percentuale di essa, quella parte “non sana”) rispetto al mancato ottenimento di una propria desiderata. E ancora non cambia il senso di abbandono, resa, inefficacia delle risposte di un sistema che, per quanto ci provi non riesce a porre un argine al declino. Non bastano i protocolli operativi, non bastano riflessioni e contro riflessioni su cosa cambiare e come cambiare. Non basta una politica della penalizzazione se ad essa non corrisponde una politica dell’esecuzione della pena. Servono investimenti a tutto tondo, servono fatti e forse servirebbe meno contrapposizione fra le parti: perchè una rivolta resta pur sempre una rivolta a prescindere dai numeri!
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RIFLESSIONI ALL’INDOMANI DEI FATTI DI SANTA MARIA CAPUA VETERE.RIVOLTA?
Favorevoli e contrari!
più che di serie e preoccupanti questioni afferenti la sicurezza con relativa discussione in sedi istituzionali, il dibattito si è spostato sulla pubblica piazza ove ognuno dice la propria con contrapposizioni fra favorevoli e contrari, dove la tuttologia la fa da padrona.
Eppure, qui la questione è molto più delicata di ciò che si vuol far apparire, perché il problema non è il dimensionamento esatto del disordine ma la precarietà degli equilibri che si registrano negli istituti di pena, ove basta un “battito d’ali di una farfalla” per scatenare un terremoto a chilometri di distanza.
Ed è triste, molto triste, che ci si rincorra cercando il punto preciso in cui collocare l’evento di Santa Maria Capua Vetere, in un’ipotetica scala che va dall’allarmismo sensazionalistico alla minimizzazione e ridicolizzazione della vicenda.
Fossero 10, 100 o 1000 gli autori e i fautori del disordine, poco cambia!
Sembra un’affermazione forte questa, eppure nulla c’è di più vero!
Certo cambia il clamore e l’attenzione, ma non cambia la sostanza fatta di risposte illecite, illegittime, oltraggianti, violente e danneggianti, da parte della popolazione detenuta (o meglio, da parte di una percentuale di essa, quella parte “non sana”) rispetto al mancato ottenimento di una propria desiderata.
E ancora non cambia il senso di abbandono, resa, inefficacia delle risposte di un sistema che, per quanto ci provi non riesce a porre un argine al declino.
Non bastano i protocolli operativi, non bastano riflessioni e contro riflessioni su cosa cambiare e come cambiare. Non basta una politica della penalizzazione se ad essa non corrisponde una politica dell’esecuzione della pena. Servono investimenti a tutto tondo, servono fatti e forse servirebbe meno contrapposizione fra le parti: perchè una rivolta resta pur sempre una rivolta a prescindere dai numeri!
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