È stata una lunga giornata, quella di ieri, dove la materia del riordino è stata sviscerata a più livelli: un primo momento politico con il Ministro che ha fornito tre direttrici da esplorare in sede tecnica, un secondo momento tecnico, con i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, ove si sino affrontati i risvolti pratici della questione. Tre, dunque, le indicazioni provenienti da via Arenula:
Attenzione al ruolo dirigenziale
Ripianamento delle carenze nel ruolo ispettori e sovrintendenti
Progettualità per l’introduzione di figure di carattere tecnico (che – si badi bene – è cosa diversa rispetto ai ruoli tecnici della Polizia Penitenziaria)
Ultimato il confronto di natura politica, su espressa richiesta del Si.N.A.P.Pe, la partita si è spostata nei palazzi di Largo Luigi Daga, ove si è assistito al consueto “gioco delle tre carte”: progetti non suffragati da dati numerici che ne certifichino l’efficienza! Ed ecco che torna – prepotente – il macro ed ambizioso obiettivo della dirigenzializzazione del Corpo: 125 dirigenti, secondo la proposta dell’Amministrazione, rispetto ai quali, a monte, non è dato sapere in quali Uffici o Istituti saranno collocati. Ma se pensiamo che un dirigente del Corpo, a regime, ha un costo pari ad oltre il doppio di un agente, questo vuol dire in maniera prospettica sacrificare un numero importante di arruolamenti futuri. Ritorna in auge, dunque, quella previsione che abbiamo fatto qualche tempo fa del passaggio “da un Corpo senza capo ad un capo senza Corpo”. Va però nell’immediatezza sgombrato il campo da ogni equivoco: il Si.N.A.P.Pe non dice no al processo di dirigenzializzazione, riconoscendone comunque l’essenzialità in un percorso di crescita, ma rivendica nel contempo la salvaguardia del personale che costituisce il substrato operativo; personale a cui vanno riconosciute le legittime ambizioni di carriera, in risposta agli effettivi impieghi in mansioni appartenenti ai ruoli superiori, stante la carenza di questi ultimi. Quindi, a fronte di carenze di oltre 2700 unità nel ruolo sovrintendenti e oltre 1000 nel ruolo ispettori, la priorità di questa O.S. è quella di consentire l’accesso – attraverso procedure concorsuali semplificate – di 3500 Assistenti Capo al ruolo dei Sovrintendenti e di 1500 Sovrintendenti al ruolo degli Ispettori. Solo attraverso meccanismi motivazionali che tengano in debita considerazione la posizione del substrato operativo è possibile pensare ad un ammodernamento del sistema carcere all’interno del quale il processo di dirigenzializzazione costituisce una tessera di grande puzzle ma non certo una tappa iniziale. Il buon contemperamento degli interessi, a parere del Si.N.A.P.Pe si realizza partendo dalla riduzione a 70 degli accessi dirigenziali proposti dell’Amministrazione, facendo riconfluire i fondi derivanti dai risparmi di spesa verso la base. Solo così si può realizzare il riordino del Corpo, abbandonando l’inesorabile tracciato del riordino dell’Amministrazione.
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Riordino delle carriere: Riordino del Corpo o Riordino d’Amministrazione?
È stata una lunga giornata, quella di ieri, dove la materia del riordino è stata sviscerata a più livelli: un primo momento politico con il Ministro che ha fornito tre direttrici da esplorare in sede tecnica, un secondo momento tecnico, con i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, ove si sino affrontati i risvolti pratici della questione. Tre, dunque, le indicazioni provenienti da via Arenula:
Attenzione al ruolo dirigenziale
Ripianamento delle carenze nel ruolo ispettori e sovrintendenti
Progettualità per l’introduzione di figure di carattere tecnico (che – si badi bene – è cosa diversa rispetto ai ruoli tecnici della Polizia Penitenziaria)
Ultimato il confronto di natura politica, su espressa richiesta del Si.N.A.P.Pe, la partita si è spostata nei palazzi di Largo Luigi Daga, ove si è assistito al consueto “gioco delle tre carte”: progetti non suffragati da dati numerici che ne certifichino l’efficienza! Ed ecco che torna – prepotente – il macro ed ambizioso obiettivo della dirigenzializzazione del Corpo: 125 dirigenti, secondo la proposta dell’Amministrazione, rispetto ai quali, a monte, non è dato sapere in quali Uffici o Istituti saranno collocati. Ma se pensiamo che un dirigente del Corpo, a regime, ha un costo pari ad oltre il doppio di un agente, questo vuol dire in maniera prospettica sacrificare un numero importante di arruolamenti futuri. Ritorna in auge, dunque, quella previsione che abbiamo fatto qualche tempo fa del passaggio “da un Corpo senza capo ad un capo senza Corpo”. Va però nell’immediatezza sgombrato il campo da ogni equivoco: il Si.N.A.P.Pe non dice no al processo di dirigenzializzazione, riconoscendone comunque l’essenzialità in un percorso di crescita, ma rivendica nel contempo la salvaguardia del personale che costituisce il substrato operativo; personale a cui vanno riconosciute le legittime ambizioni di carriera, in risposta agli effettivi impieghi in mansioni appartenenti ai ruoli superiori, stante la carenza di questi ultimi. Quindi, a fronte di carenze di oltre 2700 unità nel ruolo sovrintendenti e oltre 1000 nel ruolo ispettori, la priorità di questa O.S. è quella di consentire l’accesso – attraverso procedure concorsuali semplificate – di 3500 Assistenti Capo al ruolo dei Sovrintendenti e di 1500 Sovrintendenti al ruolo degli Ispettori. Solo attraverso meccanismi motivazionali che tengano in debita considerazione la posizione del substrato operativo è possibile pensare ad un ammodernamento del sistema carcere all’interno del quale il processo di dirigenzializzazione costituisce una tessera di grande puzzle ma non certo una tappa iniziale. Il buon contemperamento degli interessi, a parere del Si.N.A.P.Pe si realizza partendo dalla riduzione a 70 degli accessi dirigenziali proposti dell’Amministrazione, facendo riconfluire i fondi derivanti dai risparmi di spesa verso la base. Solo così si può realizzare il riordino del Corpo, abbandonando l’inesorabile tracciato del riordino dell’Amministrazione.
Riordino delle carriere – Riordino del Corpo o Riordino d’Amministrazione
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