
Come abbiamo già avuto modo di sintetizzare nei primi commenti a caldo rilasciati subito dopo la chiusura dei lavori di ieri, 17 gennaio, non è delle migliori l’aria che si respira nelle stanze della contrattazione. Molte le contrapposizioni e le diatribe, che si focalizzano troppo sulla metodologia di lavoro (da alcuni non condivisa) distraendosi forse troppo dall’obbiettivo finale. Un diverso e inconciliabile approccio fra chi vuole discutere la parte economica ed in coda quella normativa e chi, al contrario, ritiene di dover lavorare nel verso opposto. Posto che i fondi disponibili per il rinnovo contrattuale sono già noti e non si attendono ulteriori stanziamenti, un diverso approccio metodologico si traduce in una diversa destinazione dei fondi. Il buon senso imporrebbe – come ha specificato il Si.N.A.P.Pe nel suo intervento – di ragionare con immediatezza e celerità sulla parte economica spalmando il più possibile delle somme disponibili sulla voce parametrale (fermi gli equilibri di bilancio), anche in ragione degli effetti positivi che una tale scelta riverbererebbe a livello pensionistico. Ragionare, al contrario, prima sulla riscrittura della parte normativa comporterebbe dover attingere dalle stesse risorse il finanziamento delle “innovazioni” di quegli istituti che comportano oneri, così diminuendo la somma astrattamente destinabile all’incremento dello stipendio fisso e continuativo (parametri e indennità pensionabile). Discorso a parte merita poi la “quota residua” destinata a finanziare il salario accessorio, lo straordinario e l’aria negoziale della dirigenza. Nel proprio intervento il Si.N.A.P.Pe ha chiarito la propria netta contrarietà all’impianto che vede la distribuzione di quelle risorse, per i diversi Corpi, su base parametrale e non in base alle unità effettive. Una scelta di questo genere avvantaggerebbe ingiustamente quei Corpi che hanno maggiori gerarchie, a tutto danno del Corpo di Polizia Penitenziaria che invece è composto per larghissima maggioranza dal ruolo di base. Per altro, la voce dello straordinario dovrebbe trovare una diversa copertura finanziaria proprio in ragione del fatto che, nel sistema penitenziario, il ricorso al lavoro straordinario costituisce il punto cardine su cui si fonda l’organizzazione del lavoro altrimenti irrealizzabile. E in linea con questa considerazione, due sono i punti su cui si auspica apertura e condivisione da parte del Governo:
Detassazione dello straordinario fino a 25 ore mensili
Elevazione del limite retribuibile di lavoro straordinario da 40 a 53 ore mensili (come per altro già accade per la Polizia di Stato).
Questo non esonera però il Governo da un impegno che porti alla strutturazione delle assunzioni consentendo – pur nel blocco delle assunzioni – quelle manovre straordinarie che hanno consentito, esemplificativamente, di incrementare l’organico dei vigili del fuoco del 6,5% mentre il trend per i Corpi di Polizia nello stesso periodo di osservazione ha visto una riduzione degli organici del 7,8%
Ma il rinnovo contrattuale – dopo dieci anni di blocco – non può non costituire l’occasione per “attualizzare” le previsioni normative e ragionare sulle funzioni proprie della polizia penitenziaria che ha conosciuto un rinnovamento radicale dei propri compiti. Se la nuova filosofia penitenziaria passa, da un lato, attraverso un processo di osservazione all’interno dei reparti detentivi e, dall’altro, attraverso il controllo sul territorio per coloro che sono assoggettati all’esecuzione penale esterna (con riferimento ai più ampi compiti previsti dalla riforma
dell’ordinamento penitenziario) è doveroso ragionare per l’istituzione di due indennità in risposta alla specificità del Corpo di Polizia Penitenziaria: una indennità di sezione, e una indennità per le attività esterne (assibilabile all’indennità di ordine pubblico riconosciuto ad altri Corpi).
In conclusione, e con riserva di aggiornarvi sugli sviluppi in coda al prossimo incontro – che si terrà presumibilmente lunedì 22 gennaio – ci sentiamo di confermare le stime che vedono un aumento lordo medio di circa 87 euro/mese cui vanno aggiunti gli importi di indennità di vacanza
contrattuale (13 + 13).