
Esimio Direttore Generale,
La questione che questa Segreteria Generale vuole portare alla Sua cortese attenzione concerne delle segnalazioni pervenute da alcuni ricompresi nei PRAP di Abruzzo e Campania: in sintesi ci è stato rappresentato, con tanto di modelli 14 A visionati da chi ci ha rappresentato il fatto, che in questi istituti il personale che opera su turni sa, per il giorno a venire, del proprio orario di servizio ma non del posto di servizio che andrà a ricoprire.
Va segnalato che con riferimento all’Istituto di Pozzuoli la questione è stata oggetto di apposita interlocuzione prodotta dall’articolazione territoriale del Si.N.A.P.Pe ed indirizzata all’Autorità Dirigente in ragione di ulteriori peculiarità aggiuntive rispetto a quelle qui rappresentate in maniera globale. Ritornando al focus della questione, come è noto, il Decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1999 n. 82 (Regolamento di servizio del Corpo di Polizia Penitenziaria) al TITOLOIV SERVIZI – Capo I – NORME GENERALI – ALL’ART. 30 dispone:
- punto 1. “Il foglio di servizio è il documento che, in ogni servizio penitenziario (…) stabilisce l’assegnazione del personale a ciascun posto di servizio, con l’indicazione, (…) delle specifiche mansioni individuali da svolgere(…).
- Punto 2. “il foglio di servizio(…) esposto nell’apposito albo(…) deve contenere il cognome, il nome e la qualifica del personale, il tipo del servizio e il posto in cui deve essere svolto(…)l’uniforme prevista e l’eventuale armamento e può contenere istruzioni di carattere individuale o generale”.
La questione, concerne dunque la “tipizzazione” sulle modalità di gestione del personale, stabilite dal nostro Ordinamento e dalle regole di esecuzione.
Com’è facilmente intuibile, assume un rilievo che è tutto tranne che marginale, andando ad incidere su quelle che sono le prerogative che fanno capo all’espletamento dei servizi istituzionali di questa Amministrazione ed intaccano le modalità operative creando ritardi e disservizi.
Ci spieghiamo meglio, partendo dall’assunto che la normativa di riferimento è stata palesemente violata, ma si prenda l’esempio pratico che può riguardare il collega x che quella mattina deve effettuare un servizio di piantonamento in borghese; prendendo servizio in tuta operativa o in uniforme si verrebbe subito a creare un inutile ritardo provocato dal cambio di vestiario per poter andare ad espletare il servizio.
Questo è solo uno dei casi che, a prescindere dal dato normativo di riferimento (TITOLO IV art. 30 punto 2), creerebbe ritardi nell’esecuzione del servizio.
A questo aggiungiamo il pregiudizio sull’ organizzazione familiare o quant’altro possa essere provocata al collega od alla collega, che si ritrovino a montare in un reparto problematico ove, non di rado si verifichino eventi critici che rendano impossibile finire il turno in orario.
A fronte di quanto rappresentato non si ritiene di dilungarsi oltremodo credendo che la sua sensibilità sia stata adeguatamente sollecitata.
Si richiede pertanto un suo autorevole interessamento per porre fine a queste prassi, fortunatamente praticate da una seppur sparuta minoranza di istituti, all’osservanza della normativa succitata.
Fiduciosi nell’attenzione che vorrà riservare alla presente, si resta in attesa di riscontro e si porgono distinti saluti.