Ill.me Autorità Che il sistema penitenziario italiano non stia attraversando il proprio “periodo d’oro” è sotto gli occhi di tutti e che questo coincida con i mesi estivi (in cui notoriamente si registra una accentuazione delle criticità quotidiane) alimenta il rischio di un approccio
minimizzante del “problema carceri”.
Con nota dello scorso 21 luglio, questa Segreteria Generale ha invitato codesti
interlocutori ad una seria ed urgente riflessione circa la tenuta del sistema penitenziario in
quanto i continui eventi critici che si registrano sul territorio nazionale paiono non
influenzare minimamente le filosofie custodiali che, rinnovate sulla scia di un progetto di
differente e più ampio respiro, nella loro concreta attuazione si stanno dimostrando poco
inclini a garantire la sicurezza tanto degli operatori (continue aggressioni) tanto dell’intera
comunità (episodi di evasione).
Lungi dal volere entrare nel merito delle dinamiche e delle responsabilità (ove ve ne
fossero) – ancora tutte da accertare – sottese alla duplice evasione che nella giornata di
ieri, 30 luglio, ha interessato il penitenziario di Civitavecchia, non si può sottrarsi alla
necessità di un processo di riscrittura dell’intera gestione della popolazione detenuta in un
quadro ove è evidente che il fattore umano di controllo diviene via via più residuale (ne è
prova il continuo riposizionamento al ribasso della dotazione organica del Corpo).
Se, dunque, il compito della polizia penitenziaria (nell’ottica della legislazione
contemporanea) non è più quella del controllo diretto in un rapporto algebrico accettabile
fra il numero degli operatori e il numero della popolazione detenuta, e il sistema custodiale
poggia su una diversa centralità del momento trattamentale quasi relegando ad “optional”
quello della sicurezza, e se i sistemi tecnologici non sono in grado di sopperire al lavoro
dell’uomo, è evidente che il percorso di declino che si sta tracciano (con maggiore enfasi
nell’ultimo periodo) deve indurre ad un cambio di rotta che può essere definito solo a
livello di vertice.
Il Si.N.A.P.Pe si dice sin d’ora disponibile ad un confronto con il Ministro della
Giustizia per una riflessione congiunta, non più differibile, che conduca all’individuazione
di strategie condivise affinché la Polizia Penitenziaria possa operare in sicurezza all’interno
delle Carceri e questi ritornino ad essere per la società civile baluardo di giustizia e
strumento della certezza della pena.
Utilizziamo i cookie per assicurarti di offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok
Evasione della Casa Circondariale di Civitavecchia – urgente riflessione sulla tenuta del sistema penitenziario
Ill.me Autorità Che il sistema penitenziario italiano non stia attraversando il proprio “periodo d’oro” è sotto gli occhi di tutti e che questo coincida con i mesi estivi (in cui notoriamente si registra una accentuazione delle criticità quotidiane) alimenta il rischio di un approccio
minimizzante del “problema carceri”.
Con nota dello scorso 21 luglio, questa Segreteria Generale ha invitato codesti
interlocutori ad una seria ed urgente riflessione circa la tenuta del sistema penitenziario in
quanto i continui eventi critici che si registrano sul territorio nazionale paiono non
influenzare minimamente le filosofie custodiali che, rinnovate sulla scia di un progetto di
differente e più ampio respiro, nella loro concreta attuazione si stanno dimostrando poco
inclini a garantire la sicurezza tanto degli operatori (continue aggressioni) tanto dell’intera
comunità (episodi di evasione).
Lungi dal volere entrare nel merito delle dinamiche e delle responsabilità (ove ve ne
fossero) – ancora tutte da accertare – sottese alla duplice evasione che nella giornata di
ieri, 30 luglio, ha interessato il penitenziario di Civitavecchia, non si può sottrarsi alla
necessità di un processo di riscrittura dell’intera gestione della popolazione detenuta in un
quadro ove è evidente che il fattore umano di controllo diviene via via più residuale (ne è
prova il continuo riposizionamento al ribasso della dotazione organica del Corpo).
Se, dunque, il compito della polizia penitenziaria (nell’ottica della legislazione
contemporanea) non è più quella del controllo diretto in un rapporto algebrico accettabile
fra il numero degli operatori e il numero della popolazione detenuta, e il sistema custodiale
poggia su una diversa centralità del momento trattamentale quasi relegando ad “optional”
quello della sicurezza, e se i sistemi tecnologici non sono in grado di sopperire al lavoro
dell’uomo, è evidente che il percorso di declino che si sta tracciano (con maggiore enfasi
nell’ultimo periodo) deve indurre ad un cambio di rotta che può essere definito solo a
livello di vertice.
Il Si.N.A.P.Pe si dice sin d’ora disponibile ad un confronto con il Ministro della
Giustizia per una riflessione congiunta, non più differibile, che conduca all’individuazione
di strategie condivise affinché la Polizia Penitenziaria possa operare in sicurezza all’interno
delle Carceri e questi ritornino ad essere per la società civile baluardo di giustizia e
strumento della certezza della pena.
170731_ministro_riflessione-su-sistema-penitenziario-post-evasione-civitavecchia
Cerca
Categorie
Ultimi articoli inseriti
Calendario