In relazione al piano di mobilità del ruolo ispettori e sovrintendenti, per il quale si chiedono osservazioni entro il 10 luglio, ad avviso della scrivente è opportuno sottolineare alcune incongruenze che caratterizzano il progetto. In una visione prospettica, non v’è coerenza fra le premesse e il risultato finale.
Andando per ordine, non si comprendono le ragioni per le quali le posizioni analizzate ai fini del trasferimento sono solo quelle di coloro che occupano la prima posizione “per la prima sede richiesta”.
Andrebbe valutata – in linea di principio – la prima posizione occupata dal richiedente a prescindere dall’ordine di indicazione delle sedi che non risponde necessariamente a criteri di esclusività nella scelta..
Ragionamento a parte merita l’indicazione delle percentuali fissate quale soglia oltre la quale non si procede al trasferimento (sede ricevente deve avere una carenza superiore al 30% e la sede cedente non deve soffrire di una carenza superiore al 30%).
Ad esempio: Caio (primo in graduatoria per la prima sede indicata) non viene trasferito perché la sede cedente ha una carenza del 35% – nel contempo Sempronio (nelle medesime condizioni soggettive) che presta servizio in una sede che ha una carenza del 25% viene trasferito. Il trasferimento di Sempronio produrrà in quella sede cedente una sopraggiunta carenza che potrebbe andare anche oltre il 30%.
Per meglio comprendere il fenomeno, vedasi la scheda “ispettori donne”.
L’unità in servizio presso la CC di Ancona (previsto 2 – amministrato 2) viene trasferita alla CR di Ancona (previsto 4 – amministrato 0). Il trasferimento, ex post, produrrà una carenza presso la CC di Ancona del 50%.
Evidentemente questo non giustifica – in linea di principio – l’inamovibilità di coloro che si trovano sulla soglia del 30% e il cui trasferimento, ex post, potrebbe determinare una carenza presso la sede cedente addirittura minore rispetto a quella che si produrrebbe alla CC di Ancona (che si richiama a sol titolo esemplificativo).Con riferimento alla nota nella quale si specifica che i criteri vengono derogati per le unità in uscita da sedi extra moenia o sedi per minori, si registra una anomalia nell’ultima scheda “Sovr. Uomini” – vedasi l’unità trasferita da Verbania (SFP) ad Arbus Is Arenas.
Nella scheda, con riferimento alla sede di Verbania SFP cedente si legge “previsto zero – amministrato zero”.Se è vero che in assenza di piante organiche sarà zero il previsto, non può essere zero anche l’amministrato visto che stiamo parlando di una unità che viene trasferita in deroga ai criteri perché uscente da una struttura extra moenia.
C’è da chiedersi, dunque, se si tratta di un mero refuso e dunque il sovrintendente in questione è effettivamente assegnato alla SFP di Verbania oppure (come è più probabile) è colà distaccato.
Ma in tale ultima ipotesi, la sede cedente dovrà essere quella effettiva per cui dovranno applicarsi i parametri di cui sopra e non il trasferimento in deroga.
Un’ultima riflessione di carattere generale attiene all’asetticità del piano di mobilità. Dato che si sta parlando di ruoli in forte carenza, il bilanciamento delle esigenze dovrebbe essere fatto in relazione all’intera pianta organica dell’istituto perché può tranquillamente verificarsi l’ipotesi in cui si avrebbe un “eccesso” di sovrintendenti ed una carenza maggiore o quasi totale nel ruolo degli ispettori.
O ancora, potrebbe realizzarsi l’ipotesi in cui la pianta organica sia piena nel ruolo dei sovrintendenti (tanto da poter disporre il trasferimento) ma vi sia una forte carenza nel ruolo di base con la conseguenza che per sostituire il sovrintendente trasferito nelle sue funzioni sarà impiegato un assistente capo, aggravando la carenza nel ruolo di base.
L’analisi dovrebbe dunque tener contro almeno di un parametro ulteriore che si affianchi ed integri quello del 30% di soglia, vale a dire una soglia di carenza globale in tutti i ruoli, vista la versatilità di impiego del personale (Assistenti capo impiegati in sorveglianza generale o come caposcorta).
Il piano di mobilità in argomento, per altro, appare assolutamente insufficiente se letto nel momento storico in cui si colloca perché staccato dalle dinamiche di ciò che con certezza accadrà nel prossimo futuro, sulla base di previsioni legislative già in essere.
Si consideri il ruolo degli ispettori e le attuali procedure concorsuali alle quali risultano ammessi circa 600 assistenti capo e circa 400 sovrintendenti. Costoro, nel nuovo ruolo, saranno riassegnati alla sede di provenienza (o comunque nel distretto).
Stesso dicasi per il personale transitante nel ruolo dei sovrintendenti in applicazione alle procedure di riordino delle carriere.
In una analisi prospettica, l’Amministrazione Penitenziaria, essendo già in possesso di tali informazioni, non può non valutare le conseguenze positive e la nuova mappatura dei ruoli che verrà a determinarsi, assumendo in ragione di ciò un piano di mobilità “più coraggioso” che movimenti un numero più congruo di unità al fine di rispondere alle legittime ambizioni di una categoria di personale che per troppo tempo non ha conosciuto procedure di mobilità ordinaria.
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mobilità ruolo ispettori e sovrintendenti
In relazione al piano di mobilità del ruolo ispettori e sovrintendenti, per il quale si chiedono osservazioni entro il 10 luglio, ad avviso della scrivente è opportuno sottolineare alcune incongruenze che caratterizzano il progetto. In una visione prospettica, non v’è coerenza fra le premesse e il risultato finale.
Andando per ordine, non si comprendono le ragioni per le quali le posizioni analizzate ai fini del trasferimento sono solo quelle di coloro che occupano la prima posizione “per la prima sede richiesta”.
Andrebbe valutata – in linea di principio – la prima posizione occupata dal richiedente a prescindere dall’ordine di indicazione delle sedi che non risponde necessariamente a criteri di esclusività nella scelta..
Ragionamento a parte merita l’indicazione delle percentuali fissate quale soglia oltre la quale non si procede al trasferimento (sede ricevente deve avere una carenza superiore al 30% e la sede cedente non deve soffrire di una carenza superiore al 30%).
Ad esempio: Caio (primo in graduatoria per la prima sede indicata) non viene trasferito perché la sede cedente ha una carenza del 35% – nel contempo Sempronio (nelle medesime condizioni soggettive) che presta servizio in una sede che ha una carenza del 25% viene trasferito. Il trasferimento di Sempronio produrrà in quella sede cedente una sopraggiunta carenza che potrebbe andare anche oltre il 30%.
Per meglio comprendere il fenomeno, vedasi la scheda “ispettori donne”.
L’unità in servizio presso la CC di Ancona (previsto 2 – amministrato 2) viene trasferita alla CR di Ancona (previsto 4 – amministrato 0). Il trasferimento, ex post, produrrà una carenza presso la CC di Ancona del 50%.
Evidentemente questo non giustifica – in linea di principio – l’inamovibilità di coloro che si trovano sulla soglia del 30% e il cui trasferimento, ex post, potrebbe determinare una carenza presso la sede cedente addirittura minore rispetto a quella che si produrrebbe alla CC di Ancona (che si richiama a sol titolo esemplificativo).Con riferimento alla nota nella quale si specifica che i criteri vengono derogati per le unità in uscita da sedi extra moenia o sedi per minori, si registra una anomalia nell’ultima scheda “Sovr. Uomini” – vedasi l’unità trasferita da Verbania (SFP) ad Arbus Is Arenas.
Nella scheda, con riferimento alla sede di Verbania SFP cedente si legge “previsto zero – amministrato zero”.Se è vero che in assenza di piante organiche sarà zero il previsto, non può essere zero anche l’amministrato visto che stiamo parlando di una unità che viene trasferita in deroga ai criteri perché uscente da una struttura extra moenia.
C’è da chiedersi, dunque, se si tratta di un mero refuso e dunque il sovrintendente in questione è effettivamente assegnato alla SFP di Verbania oppure (come è più probabile) è colà distaccato.
Ma in tale ultima ipotesi, la sede cedente dovrà essere quella effettiva per cui dovranno applicarsi i parametri di cui sopra e non il trasferimento in deroga.
Un’ultima riflessione di carattere generale attiene all’asetticità del piano di mobilità. Dato che si sta parlando di ruoli in forte carenza, il bilanciamento delle esigenze dovrebbe essere fatto in relazione all’intera pianta organica dell’istituto perché può tranquillamente verificarsi l’ipotesi in cui si avrebbe un “eccesso” di sovrintendenti ed una carenza maggiore o quasi totale nel ruolo degli ispettori.
O ancora, potrebbe realizzarsi l’ipotesi in cui la pianta organica sia piena nel ruolo dei sovrintendenti (tanto da poter disporre il trasferimento) ma vi sia una forte carenza nel ruolo di base con la conseguenza che per sostituire il sovrintendente trasferito nelle sue funzioni sarà impiegato un assistente capo, aggravando la carenza nel ruolo di base.
L’analisi dovrebbe dunque tener contro almeno di un parametro ulteriore che si affianchi ed integri quello del 30% di soglia, vale a dire una soglia di carenza globale in tutti i ruoli, vista la versatilità di impiego del personale (Assistenti capo impiegati in sorveglianza generale o come caposcorta).
Il piano di mobilità in argomento, per altro, appare assolutamente insufficiente se letto nel momento storico in cui si colloca perché staccato dalle dinamiche di ciò che con certezza accadrà nel prossimo futuro, sulla base di previsioni legislative già in essere.
Si consideri il ruolo degli ispettori e le attuali procedure concorsuali alle quali risultano ammessi circa 600 assistenti capo e circa 400 sovrintendenti. Costoro, nel nuovo ruolo, saranno riassegnati alla sede di provenienza (o comunque nel distretto).
Stesso dicasi per il personale transitante nel ruolo dei sovrintendenti in applicazione alle procedure di riordino delle carriere.
In una analisi prospettica, l’Amministrazione Penitenziaria, essendo già in possesso di tali informazioni, non può non valutare le conseguenze positive e la nuova mappatura dei ruoli che verrà a determinarsi, assumendo in ragione di ciò un piano di mobilità “più coraggioso” che movimenti un numero più congruo di unità al fine di rispondere alle legittime ambizioni di una categoria di personale che per troppo tempo non ha conosciuto procedure di mobilità ordinaria.
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