la scrivente O.S. con la presente nota denuncia il disagio e la preoccupazione che il personale di Polizia Penitenziaria vive all’interno della Casa Circondariale di Bologna durante lo svolgimento del servizio istituzionale, per la carenza del personale dell’Area Trattamentale.
Tale problema ormai si protrae da qualche tempo, causando notevoli disagi al personale di Polizia Penitenziaria, ai Funzionari giuridici pedagogici e alla Cittadinanza detenuta, in quanto la mancanza del personale dell’Area Trattamentale è vissuta con forte disagio dalla Popolazione detenuta e, contestualmente, per logica consequenzialità, diventa fattore di rischio per l’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria operante presso le sezioni dell’Istituto di cui trattasi, anche a causa del frequente verificarsi di atti di autolesionismo e di aggressioni da parte di detenuti che vedono nell’operatore di polizia penitenziaria l’unica figura sempre presente su cui scaricare la propria rabbia e la propria tensione.
Il carcere di Bologna è strutturato per contenere 505 detenuti.
Allo stato attuale l’Istituto di Bologna conta 726 detenuti – 338 definitivi, presenti al 08/11/2015, di cui 666 uomini e 60 donne.
I Funzionari giuridici pedagogici in servizio effettivo sono 5 a fronte dei 12 previsti .
Alla luce della normativa penitenziaria l’Educatore è colui che provvede alla stesura delle relazioni di sintesi, cioè quelle relazioni di cui si servirà il Magistrato di Sorveglianza per la decisione finale sulle misure alternative, segue le attività trattamentali, si occupa di interfacciarsi con tutti gli organismi interni ed esterni che si occupano del trattamento e del reinserimento post penitenziario, oltre ad intervenire per il sostegno di tutti i detenuti non definitivi, coordina l’èquipe di osservazione e trattamento, i corsi scolastici, di formazione, le turnazioni dei lavoranti (a Bologna, in particolare, l’Università e la squadra di rugby) e ancora, il controllo del vitto, i consigli di disciplina, relazionano sulle istanze di trasferimento, sui reclami dei detenuti e su tutte le istanze che questi propongono.
Di conseguenza, pochi Educatori significa: poche relazioni di sintesi da inviare alla Magistratura di Sorveglianza; notevole difficoltà di fare trattamento rieducativo intramurario; stasi nella concessione delle misure alternative; sporadici colloqui con i detenuti (i quali continuano a riferire di non avere conoscenza della loro sintesi di osservazione personologica, dei loro dovuti piani trattamentali, ecc.) e, come già accennato in precedenza, costante e concreta condizione di pericolo per l’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria, come degli stessi detenuti, dovuta alla tensione accumulata dai detenuti a causa della mancanza di risposte concrete alle loro domande.
Senza voler fare azzardati parallelismi, non può non evidenziarsi come i suicidi in carcere abbiano una qualche relazione con il disagio patito dai detenuti, a causa di molteplici fattori ai quali sarebbe auspicabile non aggiungerne degli altri che rischino di far aumentare ulteriormente il clima già teso che si respira nelle carceri italiane.
A nostro avviso, nel rispetto della dignità del detenuto, della professionalità della Polizia Penitenziaria e dei Funzionari giuridici pedagogici, sarebbe doveroso sollecitare le Autorità deputate alla risoluzione del problema affinché in numero del personale educativo sia adeguato alle reali esigenze della Casa Circondariale di Bologna.
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Casa Circondariale di Bologna – Carenza personale Area Trattamentale
Egregio Direttore,
la scrivente O.S. con la presente nota denuncia il disagio e la preoccupazione che il personale di Polizia Penitenziaria vive all’interno della Casa Circondariale di Bologna durante lo svolgimento del servizio istituzionale, per la carenza del personale dell’Area Trattamentale.
Tale problema ormai si protrae da qualche tempo, causando notevoli disagi al personale di Polizia Penitenziaria, ai Funzionari giuridici pedagogici e alla Cittadinanza detenuta, in quanto la mancanza del personale dell’Area Trattamentale è vissuta con forte disagio dalla Popolazione detenuta e, contestualmente, per logica consequenzialità, diventa fattore di rischio per l’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria operante presso le sezioni dell’Istituto di cui trattasi, anche a causa del frequente verificarsi di atti di autolesionismo e di aggressioni da parte di detenuti che vedono nell’operatore di polizia penitenziaria l’unica figura sempre presente su cui scaricare la propria rabbia e la propria tensione.
Il carcere di Bologna è strutturato per contenere 505 detenuti.
Allo stato attuale l’Istituto di Bologna conta 726 detenuti – 338 definitivi, presenti al 08/11/2015, di cui 666 uomini e 60 donne.
I Funzionari giuridici pedagogici in servizio effettivo sono 5 a fronte dei 12 previsti .
Alla luce della normativa penitenziaria l’Educatore è colui che provvede alla stesura delle relazioni di sintesi, cioè quelle relazioni di cui si servirà il Magistrato di Sorveglianza per la decisione finale sulle misure alternative, segue le attività trattamentali, si occupa di interfacciarsi con tutti gli organismi interni ed esterni che si occupano del trattamento e del reinserimento post penitenziario, oltre ad intervenire per il sostegno di tutti i detenuti non definitivi, coordina l’èquipe di osservazione e trattamento, i corsi scolastici, di formazione, le turnazioni dei lavoranti (a Bologna, in particolare, l’Università e la squadra di rugby) e ancora, il controllo del vitto, i consigli di disciplina, relazionano sulle istanze di trasferimento, sui reclami dei detenuti e su tutte le istanze che questi propongono.
Di conseguenza, pochi Educatori significa: poche relazioni di sintesi da inviare alla Magistratura di Sorveglianza; notevole difficoltà di fare trattamento rieducativo intramurario; stasi nella concessione delle misure alternative; sporadici colloqui con i detenuti (i quali continuano a riferire di non avere conoscenza della loro sintesi di osservazione personologica, dei loro dovuti piani trattamentali, ecc.) e, come già accennato in precedenza, costante e concreta condizione di pericolo per l’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria, come degli stessi detenuti, dovuta alla tensione accumulata dai detenuti a causa della mancanza di risposte concrete alle loro domande.
Senza voler fare azzardati parallelismi, non può non evidenziarsi come i suicidi in carcere abbiano una qualche relazione con il disagio patito dai detenuti, a causa di molteplici fattori ai quali sarebbe auspicabile non aggiungerne degli altri che rischino di far aumentare ulteriormente il clima già teso che si respira nelle carceri italiane.
Casa Circondariale di Bologna – Carenza personale Area Trattamentale
A nostro avviso, nel rispetto della dignità del detenuto, della professionalità della Polizia Penitenziaria e dei Funzionari giuridici pedagogici, sarebbe doveroso sollecitare le Autorità deputate alla risoluzione del problema affinché in numero del personale educativo sia adeguato alle reali esigenze della Casa Circondariale di Bologna.
Distinti Saluti.
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