Egregio Provveditore, lo scorso 9 febbraio, presso il penitenziario in parola, si è inscenato l’ultimo avvilente episodio che degrada il ruolo della polizia penitenziaria e mette alla gogna, secondo il mero parere di scrive, un Direttore che più volte ha dato prova di ignorare (si spera) i compiti propri degli appartenenti al Corpo. E’ accaduto infatti che nel piazzale antistante il penitenziario, una donna (rivelatasi poi familiare di un detenuto), brandendo un collo di bottiglia rotto, sbraitasse parole incomprensibili in direzione del carcere. Informata del fatto, la Direttrice accorreva subito e, non riuscendo a risolvere la situazione personalmente, faceva chiamare la Polizia di Stato. Giunte 3 pattuglie sul posto, in pochi minuti riuscivano a disarmare la donna (tra l’altro apparentemente instabile e non del tutto in sé) e se la portavano in Questura per gli accertamenti del caso. Tutto ciò avveniva, ricordiamo, appena fuori da un Istituto Penitenziario in cui prestano servizio appartenenti ad un Corpo di Polizia. Appartenenti che a tutti gli effetti svolgono attività di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza anche al di fuori dell’ambiente penitenziario, così come le altre forze di polizia, e svolgono inoltre attività di scorta a tutela di personalità istituzionali (ministro della giustizia, sottosegretari di stato) e di magistrati ed espletano attività di polizia stradale ai sensi dell’articolo 12 del Codice della strada, partecipando infine al mantenimento dell’ordine pubblico. Eppure, tutta questa serie di compiti istituzionali insiti nella funzione di poliziotto penitenziario, deve essere sfuggita al Direttore che, anziché avvalersi di personale competente per così dire “a portata di mano”, ha pensato fosse più opportuno smuovere le volanti della Questura! Questo giusto per dire che i poliziotti di stanza a Genova sarebbero stati più che in grado di affrontare una situazione, oseremo definire, irrisoria rispetto a quanto accade e viene gestito quotidianamente all’interno di un penitenziario italiano. Tale comportamento dimostra quanta poca considerazione del Corpo abbia la figura apicale dell’Istituto genovese; la stessa A.G. a cui i poliziotti dovrebbero fare affidamento affinché il proprio compito possa essere svolto nella maniera migliore possibile. Beh, dopo questo fatto, non potrete biasimarci se la fiducia riposta verrà ripagata con la stessa moneta. Certo è che il personale in servizio a Marassi, non si sente rappresentato da un Direttore che non ne riconosce neanche le funzioni, denigrandolo “in casa propria”, motivo per cui ci si sente di esprimere parere condiviso nel chiederne la rimozione!
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CASA CIRCONDARIALE DI GENOVA MARASSI – Polizia penitenziaria – Rivendicazione del ruolo
Egregio Provveditore, lo scorso 9 febbraio, presso il penitenziario in parola, si è inscenato l’ultimo avvilente episodio che degrada il ruolo della polizia penitenziaria e mette alla gogna, secondo il mero parere di scrive, un Direttore che più volte ha dato prova di ignorare (si spera) i compiti propri degli appartenenti al Corpo. E’ accaduto infatti che nel piazzale antistante il penitenziario, una donna (rivelatasi poi familiare di un detenuto), brandendo un collo di bottiglia rotto, sbraitasse parole incomprensibili in direzione del carcere. Informata del fatto, la Direttrice accorreva subito e, non riuscendo a risolvere la situazione personalmente, faceva chiamare la Polizia di Stato. Giunte 3 pattuglie sul posto, in pochi minuti riuscivano a disarmare la donna (tra l’altro apparentemente instabile e non del tutto in sé) e se la portavano in Questura per gli accertamenti del caso. Tutto ciò avveniva, ricordiamo, appena fuori da un Istituto Penitenziario in cui prestano servizio appartenenti ad un Corpo di Polizia. Appartenenti che a tutti gli effetti svolgono attività di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza anche al di fuori dell’ambiente penitenziario, così come le altre forze di polizia, e svolgono inoltre attività di scorta a tutela di personalità istituzionali (ministro della giustizia, sottosegretari di stato) e di magistrati ed espletano attività di polizia stradale ai sensi dell’articolo 12 del Codice della strada, partecipando infine al mantenimento dell’ordine pubblico. Eppure, tutta questa serie di compiti istituzionali insiti nella funzione di poliziotto penitenziario, deve essere sfuggita al Direttore che, anziché avvalersi di personale competente per così dire “a portata di mano”, ha pensato fosse più opportuno smuovere le volanti della Questura! Questo giusto per dire che i poliziotti di stanza a Genova sarebbero stati più che in grado di affrontare una situazione, oseremo definire, irrisoria rispetto a quanto accade e viene gestito quotidianamente all’interno di un penitenziario italiano. Tale comportamento dimostra quanta poca considerazione del Corpo abbia la figura apicale dell’Istituto genovese; la stessa A.G. a cui i poliziotti dovrebbero fare affidamento affinché il proprio compito possa essere svolto nella maniera migliore possibile. Beh, dopo questo fatto, non potrete biasimarci se la fiducia riposta verrà ripagata con la stessa moneta. Certo è che il personale in servizio a Marassi, non si sente rappresentato da un Direttore che non ne riconosce neanche le funzioni, denigrandolo “in casa propria”, motivo per cui ci si sente di esprimere parere condiviso nel chiederne la rimozione!
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