Ci troviamo ancora una volta a dover narrare di una storia difficile della quotidianità penitenziaria, nuovi disordini che si pongono a corredo di altri momenti simili che hanno da poco interessato il sistema Carcere. È la volta di Napoli Poggioreale dove si sono seguite ben due manifestazioni di protesta, una attuata dalla popolazione detenuta, l’altra – quale cassa di risonanza della prima – da parte dei congiunti dei ristretti. Due dei reparti detentivi del penitenziario partenopeo denominati “Salerno” e “Livorno” sono stati interessati da una forma pacifica ma rumorosa di protesta (attuata percuotendo le inferriate con oggetti metallici) pare per questioni legate alle condizioni detentive difficili a causa del sovraffollamento e delle carenze del sistema sanitario. A fare da eco alla protesta interna, un nutrito gruppo di donne (presumibilmente congiunti dei detenuti) nei pressi dell’ingresso principale (zona adibita a parcheggio per le auto dei poliziotti penitenziari) ha bersagliato con pietre e bottiglie il cancello impedendo di fatto l’uscita dal parcheggio ad una decina di poliziotti penitenziari colà presenti. Si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine del territorio per ripristinare l’ordine esterno, non senza danni per alcune vetture del personale. Un po’ più in là altri manifestanti hanno tentato di bloccare la strada altezza parcheggio. Le ragioni alla base della rivendicazione della popolazione detenuta, come abbiamo accennato, fondano sullo stato della vita detentiva anche in ragione della condizione di avvertito sovraffollamento della struttura; situazione che stride non poco con le dichiarazioni da Lei rese nel corso dell’ultima interrogazione parlamentare sul concetto “tecnico” di sovraffollamento. Evidentemente il tutto non può ridursi unicamente a calcoli matematici e geometrici, a metri quadri o a capienze regolamentari calcolati su parametri diversi rispetto a quelli dati dalla Corte Europea. Lo stato delle carceri, se ne prenda coscienza, è al limite sotto il profilo dell’umana sostenibilità sia per chi vi abita, sia per chi vi lavora. E’ per questi motivi che al di là delle giustificazioni di diritto che possono attribuirsi all’agire dell’Amministrazione, il dato fattuale afferma e fa emergere uno stato di criticità non oltre modo sottovalutatile. Come fronteggiare questa continua emergenza è l’interrogativo che da tempo l’Amministrazione e la Politica affrontano vanamente e, se da un lato ammettono la fragilità del sistema, dall’altro nulla fanno per rinforzare gli organici od alzare le soglie della sicurezza interna. E’ innegabile che anche in questa occasione il peggio è stato evitato solo grazie alle abilità professionali del Corpo di Polizia Penitenziaria, che ancora una volta funge da ammortizzatore del disagio; beffardamente, sempre a Poggioreale, qualche ora dopo un poliziotto penitenziario è stato colpito da un detenuto per futili motivi. Le misure sulla sicurezza che impediscano o contengano il fenomeno delle aggressioni pure era stato affrontato da codesto vertice in occasione del proprio insediamento, ma anche su questo tema nessuna soluzione concreta è stata intrapresa. Visto il ripetersi costante di eventi critici nell’intero Paese, chiarisca l’Amministrazione quali attività saranno compiute nel breve periodo per arginare la deriva.
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Casa Circondariale di Napoli Poggioreale – Protesta dei detenuti e dei familiari
Illustre Presidente;
Ci troviamo ancora una volta a dover narrare di una storia difficile della quotidianità penitenziaria, nuovi disordini che si pongono a corredo di altri momenti simili che hanno da poco interessato il sistema Carcere. È la volta di Napoli Poggioreale dove si sono seguite ben due manifestazioni di protesta, una attuata dalla popolazione detenuta, l’altra – quale cassa di risonanza della prima – da parte dei congiunti dei ristretti. Due dei reparti detentivi del penitenziario partenopeo denominati “Salerno” e “Livorno” sono stati interessati da una forma pacifica ma rumorosa di protesta (attuata percuotendo le inferriate con oggetti metallici) pare per questioni legate alle condizioni detentive difficili a causa del sovraffollamento e delle carenze del sistema sanitario. A fare da eco alla protesta interna, un nutrito gruppo di donne (presumibilmente congiunti dei detenuti) nei pressi dell’ingresso principale (zona adibita a parcheggio per le auto dei poliziotti penitenziari) ha bersagliato con pietre e bottiglie il cancello impedendo di fatto l’uscita dal parcheggio ad una decina di poliziotti penitenziari colà presenti. Si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine del territorio per ripristinare l’ordine esterno, non senza danni per alcune vetture del personale. Un po’ più in là altri manifestanti hanno tentato di bloccare la strada altezza parcheggio. Le ragioni alla base della rivendicazione della popolazione detenuta, come abbiamo accennato, fondano sullo stato della vita detentiva anche in ragione della condizione di avvertito sovraffollamento della struttura; situazione che stride non poco con le dichiarazioni da Lei rese nel corso dell’ultima interrogazione parlamentare sul concetto “tecnico” di sovraffollamento. Evidentemente il tutto non può ridursi unicamente a calcoli matematici e geometrici, a metri quadri o a capienze regolamentari calcolati su parametri diversi rispetto a quelli dati dalla Corte Europea. Lo stato delle carceri, se ne prenda coscienza, è al limite sotto il profilo dell’umana sostenibilità sia per chi vi abita, sia per chi vi lavora. E’ per questi motivi che al di là delle giustificazioni di diritto che possono attribuirsi all’agire dell’Amministrazione, il dato fattuale afferma e fa emergere uno stato di criticità non oltre modo sottovalutatile. Come fronteggiare questa continua emergenza è l’interrogativo che da tempo l’Amministrazione e la Politica affrontano vanamente e, se da un lato ammettono la fragilità del sistema, dall’altro nulla fanno per rinforzare gli organici od alzare le soglie della sicurezza interna. E’ innegabile che anche in questa occasione il peggio è stato evitato solo grazie alle abilità professionali del Corpo di Polizia Penitenziaria, che ancora una volta funge da ammortizzatore del disagio; beffardamente, sempre a Poggioreale, qualche ora dopo un poliziotto penitenziario è stato colpito da un detenuto per futili motivi. Le misure sulla sicurezza che impediscano o contengano il fenomeno delle aggressioni pure era stato affrontato da codesto vertice in occasione del proprio insediamento, ma anche su questo tema nessuna soluzione concreta è stata intrapresa. Visto il ripetersi costante di eventi critici nell’intero Paese, chiarisca l’Amministrazione quali attività saranno compiute nel breve periodo per arginare la deriva.
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