Egregio Provveditore Questa Segreteria Generale non può esimersi dal segnatamente intervenire in merito alle ingenerose accuse mosse alla Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Trento ad opera della massima autorità di garanzia della popolazione detenuta. Accuse – prive di fondamento – che descrivono la Casa Circondariale di Trento e chi vi lavora con tinte nemmeno lontanamente paragonabili al vero. Fermi i compiti di garanzia, in ambito penitenziario, attribuite alla figura del Garante, la funzione di tale figura attiene alla ricezione di segnalazioni sul mancato rispetto della normativa penitenziaria, sui diritti dei detenuti eventualmente violati o parzialmente attuati e si rivolge all’autorità competente per chiedere chiarimenti o spiegazioni, sollecitando gli adempimenti o le azioni necessarie. L’operato del Garante si differenzia pertanto nettamente, per natura e funzione, da quello degli organi di ispezione amministrativa interna e della stessa magistratura di sorveglianza. Se diamo per assodato tale definizione, tutto quello che emerge dalle dichiarazioni rese alla stampa in merito agli esiti delle visite condotte presso il penitenziario di Trento rischiano di tradursi non solo in una ingenerosa descrizione dell’ambiente e degli operatori, ma pare superare di gran lungo le competenze del dichiarante. Di inaudita gravità appare la parte in cui si da per acclarato l’elemento della violenza nei confronti dei distretti che sarebbe certificabile da tracce ematiche presenti sul muro (senza per altro essere in possesso di risultanze di accertamenti chimici che dimostrino che trattasi di sangue e non genericamente di macchie simili) di una camera di transito, senza tener presente che ivi vengono temporaneamente allocati detenuti in attesa di perquisizione, magari provenienti dall’esterno, magari protagonisti di gesti auotlesivi, o magari ancora – come dimostrano le statistiche degli eventi critici – le tracce ematiche rilevate possono attribuirsi al personale che sovente è vittima di aggressioni da parte della popolazione detenuta. Ne esce dunque – dalla ricostruzione della stampa effettuata sulle dichiarazioni del Garante – un quadro di grande appeal mediatico che dipinge la Polizia Penitenziaria come aguzzini spietati, il cui ruolo e il cui approccio alla popolazione detenuta è poi diametralmente opposto; personale che non lesina sensibilità, empatia e umanità sapientemente coniugata con un alto livello di professionalità. Vero è che la macchina del fango che si è attivata contro la Polizia Penitenziaria trentina, investe tutto il Corpo nella propria interezza e merita una ferma opposizione da parte dell’Amministrazione Penitenziaria. Ci si rivolge a Lei, nella sua qualità di massimo vertice regionale, affinché si faccia chiarezza sull’accaduto e si attivino tutti i canali a tutela dell’immagine del Corpo di Polizia Penitenziaria. Si resta in attesa di conoscere le iniziative che saranno intraprese.
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CASA CIRCONDARIALE DI TRENTO – Le dichiarazioni e le accuse del Garante Nazionale dei detenuti – Richiesta intervento
Egregio Provveditore Questa Segreteria Generale non può esimersi dal segnatamente intervenire in merito alle ingenerose accuse mosse alla Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Trento ad opera della massima autorità di garanzia della popolazione detenuta. Accuse – prive di fondamento – che descrivono la Casa Circondariale di Trento e chi vi lavora con tinte nemmeno lontanamente paragonabili al vero. Fermi i compiti di garanzia, in ambito penitenziario, attribuite alla figura del Garante, la funzione di tale figura attiene alla ricezione di segnalazioni sul mancato rispetto della normativa penitenziaria, sui diritti dei detenuti eventualmente violati o parzialmente attuati e si rivolge all’autorità competente per chiedere chiarimenti o spiegazioni, sollecitando gli adempimenti o le azioni necessarie. L’operato del Garante si differenzia pertanto nettamente, per natura e funzione, da quello degli organi di ispezione amministrativa interna e della stessa magistratura di sorveglianza. Se diamo per assodato tale definizione, tutto quello che emerge dalle dichiarazioni rese alla stampa in merito agli esiti delle visite condotte presso il penitenziario di Trento rischiano di tradursi non solo in una ingenerosa descrizione dell’ambiente e degli operatori, ma pare superare di gran lungo le competenze del dichiarante. Di inaudita gravità appare la parte in cui si da per acclarato l’elemento della violenza nei confronti dei distretti che sarebbe certificabile da tracce ematiche presenti sul muro (senza per altro essere in possesso di risultanze di accertamenti chimici che dimostrino che trattasi di sangue e non genericamente di macchie simili) di una camera di transito, senza tener presente che ivi vengono temporaneamente allocati detenuti in attesa di perquisizione, magari provenienti dall’esterno, magari protagonisti di gesti auotlesivi, o magari ancora – come dimostrano le statistiche degli eventi critici – le tracce ematiche rilevate possono attribuirsi al personale che sovente è vittima di aggressioni da parte della popolazione detenuta. Ne esce dunque – dalla ricostruzione della stampa effettuata sulle dichiarazioni del Garante – un quadro di grande appeal mediatico che dipinge la Polizia Penitenziaria come aguzzini spietati, il cui ruolo e il cui approccio alla popolazione detenuta è poi diametralmente opposto; personale che non lesina sensibilità, empatia e umanità sapientemente coniugata con un alto livello di professionalità. Vero è che la macchina del fango che si è attivata contro la Polizia Penitenziaria trentina, investe tutto il Corpo nella propria interezza e merita una ferma opposizione da parte dell’Amministrazione Penitenziaria. Ci si rivolge a Lei, nella sua qualità di massimo vertice regionale, affinché si faccia chiarezza sull’accaduto e si attivino tutti i canali a tutela dell’immagine del Corpo di Polizia Penitenziaria. Si resta in attesa di conoscere le iniziative che saranno intraprese.
161217_Dichiarazione Garante_ CC Trento
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