Esimia Ministra, Illustrissimi in indirizzo, alla data odierna e a distanza di ben 4 mesi dal famoso V-day, nulla si è mosso per le vaccinazioni anti-covid per il personale di polizia penitenziaria operante nel Lazio. Una condizione inconcepibile e vergognosa su cui si sta abbattendo ad adiuvandum la scure di un vociferato blocco della somministrazione del vaccino Johnson & Johnson che, nel piano progettuale della Regione Lazio, secondo quanto si legge dalla stampa, avrebbe dovuto esser destinato ai “servizi penitenziari”. Nel medesimo senso vanno anche le parole del Provveditore Regionale che, rispondendo ad una sollecitazione del Si.N.A.P.Pe in data 19 marzo, assicurava la conferma da parte dell’assessorato competente di una prelazione per la polizia penitenziaria e per la popolazione detenuta all’atto della fornitura del vaccino statunitense. Nel contempo sul territorio della Regione risultano esser state vaccinate con i vaccini delle altre tre case farmaceutiche disponibili, tutte le unità delle altre forze dell’ordine. Se vogliamo mettere in correlazione in dati senza voler fare allusione alcuna, è d’uopo specificare che alla data del 12 aprile u.s. il personale penitenziario covid-positivo nella sola regione del Lazio è di 86 appartenenti al Corpo e 5 al Comparto Funzioni Centrali, mentre un mese prima (11 marzo) era di 67+5; con ciò senza contare l’effetto a cascata dell’aumento dei contagi all’interno della cerchia dei contatti stretti, per lo più familiari conviventi. Altro dato significativo fornito dall’Amministrazione è relativo al numero dei vaccinati (fra le fila della polizia penitenziaria) sul territorio nazionale che ammonta a circa 16000 unità ed appare inquietante che l’aliquota operante nel Lazio sia prossima allo 0%. Un piano vaccinale – rispetto al quale la Signora Ministra aveva assicurato in sede di confronto con le OO.SS. un costante monitoraggio – che ad oggi si muove sulle coordinate dell’incertezza più totale con una paventata esclusione del personale che opera in servizi diversi da quelli intramoenia (dalle voci che pervengono pare si tenda ad una esclusione del personale del Corpo in servizio presso DAP, DGMC, PRAR, ecc, così come di tutto il personale del Comparto Funzioni Centrali, compresi i Direttori degli Istituti Penitenziari come se gli stessi non possano costituire il viatico per la diffusione del virus all’interno), senza considerare che dai dati forniti dall’Amministrazione aggiornati al 12 aprile proprio negli “Organi Centrali” si registra il più alto numero dei contagiati (ben 28+1). Diversa è l’attenzione che si riserva alla popolazione detenuta – per altro in netta controtendenza rispetto alle indicazioni del Commissario Straordinario che in un certo senso darebbe per superate le “raccomandazioni” del 10 marzo 2021. Certo è che, ove si rispettassero le indicazioni dei periodi di isolamento fiduciario per i nuovi giunti, ove si vaccinasse tutto il personale che si muove fra l’intero e l’esterno del Carcere, ove si assumessero idonee misure anti-contagio anche per l’effettuazione dei colloqui visivi con familiari e difensori (collegando esemplificativamente l’autorizzazione effettuazione del colloquio all’esibizione di un test tampone negativo), o ancora ove si stilassero protocolli per il contenimento del “pendolarismo” per effettuazioni di visite ospedaliere da farsi preferibilmente in carcere, va da se come si verrebbero a creare delle vere e proprie aree covid-free ove il virus non potrebbe materialmente entrare. Ed invece, ci si affanna a progettare piani dei quali ad oggi non si apprezzano risultati tangibili. Polizia Penitenziaria non solo quale polizia di “serie B” rispetto alle altre Forze, ma a questo punto “polizia penitenziaria del Lazio” di ulteriore serie declassata rispetto ai colleghi operanti in Regioni più virtuose. La condizione che emerge dalle linee che abbiamo innanzi tracciato scrive una pagina poco rassicurante della gestione del piano vaccinale nel Lazio rispetto alla quale, a nome dei poliziotti penitenziari tutti e delle loro famiglie, chiediamo di porre assoluto ed urgente rimedio. Nella certezza della rilevanza che vorrà accordarsi alla presente denuncia, si resta in attesa di conoscere i correttivi che saranno adottati nel breve periodo.
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Covid-19 – Regione Lazio – campagna vaccinale per la Polizia Penitenziaria – ritardi inconcepibili
Esimia Ministra, Illustrissimi in indirizzo,
alla data odierna e a distanza di ben 4 mesi dal famoso V-day, nulla si è mosso per le vaccinazioni anti-covid per il personale di polizia penitenziaria operante nel Lazio.
Una condizione inconcepibile e vergognosa su cui si sta abbattendo ad adiuvandum la scure di un vociferato blocco della somministrazione del vaccino Johnson & Johnson che, nel piano progettuale della Regione Lazio, secondo quanto si legge dalla stampa, avrebbe dovuto esser destinato ai “servizi penitenziari”.
Nel medesimo senso vanno anche le parole del Provveditore Regionale che, rispondendo ad una sollecitazione del Si.N.A.P.Pe in data 19 marzo, assicurava la conferma da parte dell’assessorato competente di una prelazione per la polizia penitenziaria e per la popolazione detenuta all’atto della fornitura del vaccino statunitense.
Nel contempo sul territorio della Regione risultano esser state vaccinate con i vaccini delle altre tre case farmaceutiche disponibili, tutte le unità delle altre forze dell’ordine.
Se vogliamo mettere in correlazione in dati senza voler fare allusione alcuna, è d’uopo specificare che alla data del 12 aprile u.s. il personale penitenziario covid-positivo nella sola regione del Lazio è di 86 appartenenti al Corpo e 5 al Comparto Funzioni Centrali, mentre un mese prima (11 marzo) era di 67+5; con ciò senza contare l’effetto a cascata dell’aumento dei contagi all’interno della cerchia dei contatti stretti, per lo più familiari conviventi.
Altro dato significativo fornito dall’Amministrazione è relativo al numero dei vaccinati (fra le fila della polizia penitenziaria) sul territorio nazionale che ammonta a circa 16000 unità ed appare inquietante che l’aliquota operante nel Lazio sia prossima allo 0%.
Un piano vaccinale – rispetto al quale la Signora Ministra aveva assicurato in sede di confronto con le OO.SS. un costante monitoraggio – che ad oggi si muove sulle coordinate dell’incertezza più totale con una paventata esclusione del personale che opera in servizi diversi da quelli intramoenia (dalle voci che pervengono pare si tenda ad una esclusione del personale del Corpo in servizio presso DAP, DGMC, PRAR, ecc, così come di tutto il personale del Comparto Funzioni Centrali, compresi i Direttori degli Istituti Penitenziari come se gli stessi non possano costituire il viatico per la diffusione del virus all’interno), senza considerare che dai dati forniti dall’Amministrazione aggiornati al 12 aprile proprio negli “Organi Centrali” si registra il più alto numero dei contagiati (ben 28+1).
Diversa è l’attenzione che si riserva alla popolazione detenuta – per altro in netta controtendenza rispetto alle indicazioni del Commissario Straordinario che in un certo senso darebbe per superate le “raccomandazioni” del 10 marzo 2021.
Certo è che, ove si rispettassero le indicazioni dei periodi di isolamento fiduciario per i nuovi giunti, ove si vaccinasse tutto il personale che si muove fra l’intero e l’esterno del Carcere, ove si assumessero idonee misure anti-contagio anche per l’effettuazione dei colloqui visivi con familiari e difensori (collegando esemplificativamente l’autorizzazione
effettuazione del colloquio all’esibizione di un test tampone negativo), o ancora ove si stilassero protocolli per il contenimento del “pendolarismo” per effettuazioni di visite ospedaliere da farsi preferibilmente in carcere, va da se come si verrebbero a creare delle vere e proprie aree covid-free ove il virus non potrebbe materialmente entrare.
Ed invece, ci si affanna a progettare piani dei quali ad oggi non si apprezzano risultati tangibili.
Polizia Penitenziaria non solo quale polizia di “serie B” rispetto alle altre Forze, ma a questo punto “polizia penitenziaria del Lazio” di ulteriore serie declassata rispetto ai colleghi operanti in Regioni più virtuose.
La condizione che emerge dalle linee che abbiamo innanzi tracciato scrive una pagina poco rassicurante della gestione del piano vaccinale nel Lazio rispetto alla quale, a nome dei poliziotti penitenziari tutti e delle loro famiglie, chiediamo di porre assoluto ed urgente rimedio.
Nella certezza della rilevanza che vorrà accordarsi alla presente denuncia, si resta in attesa di conoscere i correttivi che saranno adottati nel breve periodo.
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