Illustre Presidente, con nota n. 0093752 del 19 marzo, in perfetta aderenza rispetto alle previsioni governative di carattere restrittivo-emergenziale, codesto Ufficio ha disposto la chiusura di tutti gli spacci presenti nelle strutture e servizi dell’Amministrazione Penitenziaria. Se da un lato si comprende tanto la doverosità della misura, tanto la sua opportunità, dall’altro non si può non far notare la grande contraddizione che essa rischia attuare nelle sedi penitenziarie catalogate come “disagiate” e quelle poste nelle estreme periferie delle città. È infatti indubbio come presso tali sedi il bar-spaccio costituisca per il personale accasermato l’unico punto di approvvigionamento di viveri e beni di prima necessità, o meglio quello più facilmente accessibile, di tal ché la chiusura del bar comporterà per quel personale un maggior riversarsi nelle strade e l’effettuazione di diversi chilometri per raggiungere il primo market della zona. In ragione della peculiarità dell’ubicazione, sarebbe dunque opportuna una immediata interlocuzione con la Presidenza del Consiglio affinché si preveda una deroga per le predette strutture. Nelle more doveroso appare l’emanazione di una disposizione interna con la quale si autorizza tutto il personale accasermato alla fruizione gratuita della mensa di servizio anche per i pasti non coincidenti con i turni di servizio. Certi dell’immediatezza con la quale sarà affrontata e risolta la questione, restiamo in attesa di cortese urgente riscontro.
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Emergenza CoVid-19 – chiusura spacci – questione SEDI DISAGIATE e istituti posti nelle ZONE PERIFERICHE delle città
Illustre Presidente,
con nota n. 0093752 del 19 marzo, in perfetta aderenza rispetto alle previsioni governative di carattere restrittivo-emergenziale, codesto Ufficio ha disposto la chiusura di tutti gli spacci presenti nelle strutture e servizi dell’Amministrazione Penitenziaria.
Se da un lato si comprende tanto la doverosità della misura, tanto la sua opportunità, dall’altro non si può non far notare la grande contraddizione che essa rischia attuare nelle sedi penitenziarie catalogate come “disagiate” e quelle poste nelle estreme periferie delle città.
È infatti indubbio come presso tali sedi il bar-spaccio costituisca per il personale accasermato l’unico punto di approvvigionamento di viveri e beni di prima necessità, o meglio quello più facilmente accessibile, di tal ché la chiusura del bar comporterà per quel personale un maggior riversarsi nelle strade e l’effettuazione di diversi chilometri per raggiungere il primo market della zona.
In ragione della peculiarità dell’ubicazione, sarebbe dunque opportuna una immediata interlocuzione con la Presidenza del Consiglio affinché si preveda una deroga per le predette strutture. Nelle more doveroso appare l’emanazione di una disposizione interna con la quale si autorizza tutto il personale accasermato alla fruizione gratuita della mensa di servizio anche per i pasti non coincidenti con i turni di servizio.
Certi dell’immediatezza con la quale sarà affrontata e risolta la questione, restiamo in attesa di cortese urgente riscontro.
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