Egregio Presidente, stanno pervenendo da più parti informazioni circa progetti di attivazione di reparti penitenziari dedicati ai soggetti positivi al covid-19 che non necessitano di ospedalizzazione, siano essi sintomatici o asintomatici. Tali reparti sarebbero destinati a fare da collettore dei “positivi” dell’intera regione con detenuti che verrebbero, appunto, ivi riallocati per un tempo x. Ne costituiscono esempio il reparto attivato a San Vittore, ma anche il paventato progetto laziale e abruzzese che coinvolgerebbe Civitavecchia e Pescara. Preso atto delle giustificabili ansie del personale che colà andrebbe poi ad operare, molteplici sono gli interrogativi sul tema, che muovo tutti – come di consueto – dal mancato coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali sul tema in discussione (nonostante l’incarico in tal senso della task force). E’ necessario dunque dover intervenire in via epistolare per chiarire alcuni aspetti fondamentali, primo fra tutti ove si rinviene la previsione normativa o l’indicazione operativa che consente la creazione di “sezioni lazzaretto” e a quali criteri di razionalità ed efficienza ciò risponda, se si considera anche che gli utenti (covid-positivi) verrebbero anche movimentati sul territorio dovendo essere tradotti e quindi aumentando le occasioni di contatto con il personale di polizia penitenziaria (sono a tutti note le operazioni che antecedono l’attività di traduzione). A ciò si aggiunge la necessità di comprendere il sistema di individuazione dei predetti reparti e i criteri utilizzati per la loro selezione, in termini di caratteristiche strutturali. C’è necessità che si chiarisca altresì:
Lo stato della carenza organica degli istituti a tal uopo individuati e in previsione l’entità del lavoro aggiuntivo che si determina nei predetti istituti per la gestione di un reparto che (si presume) dovrebbe essere anche fisicamente staccato rispetto agli altri.
La tipologia di articolazione lavoro nei predetti reparti, il numero delle unità necessarie sulle 24 ore e la loro individuazione.
La dotazione individuale di sistemi di protezione per il personale che colà dovrà prestare servizio, la tipologia di modalità detentiva che sarà disposta, la regolamentazione della vita in comune per i detenuti relativamente alle sale di socialità, alle docce (se non presenti in stanza) o ai passeggi.
L’eventuale deroga ai regolamenti interni in tema di perquisizione ordinaria dei locali e controlli sulla persona.
L’eventuali emanazione di protocolli univoci di intervento in caso di eventi critici. Si potrebbe agevolmente riassumere l’elencazioni che precede nella più generale indicazione di “regolamento di servizio” e di “regolamento interno” dei costituendi reparti, ferme le perplessità circa l’efficienza di tale scelta. Non ultimo si ha interesse a conosce i dettagli dell’applicazione delle previsioni normative sulla sicurezza sul lavoro in ogni singolo reparto che si intende aprire. Ritenendo che la materia intera possa agevolmente sussumersi in quella dei criteri di massima di organizzazione degli Uffici, si sensibilizza altresì al rispetto delle prerogative sindacali.
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Emergenza Covid-19 – reparti penitenziari regionali – richiesta chiarimenti
Egregio Presidente,
stanno pervenendo da più parti informazioni circa progetti di attivazione di reparti penitenziari dedicati ai soggetti positivi al covid-19 che non necessitano di ospedalizzazione, siano essi sintomatici o asintomatici.
Tali reparti sarebbero destinati a fare da collettore dei “positivi” dell’intera regione con detenuti che verrebbero, appunto, ivi riallocati per un tempo x. Ne costituiscono esempio il reparto attivato a San Vittore, ma anche il paventato progetto laziale e abruzzese che coinvolgerebbe Civitavecchia e Pescara.
Preso atto delle giustificabili ansie del personale che colà andrebbe poi ad operare, molteplici sono gli interrogativi sul tema, che muovo tutti – come di consueto – dal mancato coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali sul tema in discussione (nonostante l’incarico in tal senso della task force).
E’ necessario dunque dover intervenire in via epistolare per chiarire alcuni aspetti fondamentali, primo fra tutti ove si rinviene la previsione normativa o l’indicazione operativa che consente la creazione di “sezioni lazzaretto” e a quali criteri di razionalità ed efficienza ciò risponda, se si considera anche che gli utenti (covid-positivi) verrebbero anche movimentati sul territorio dovendo essere tradotti e quindi aumentando le occasioni di contatto con il personale di polizia penitenziaria (sono a tutti note le operazioni che antecedono l’attività di traduzione).
A ciò si aggiunge la necessità di comprendere il sistema di individuazione dei predetti reparti e i criteri utilizzati per la loro selezione, in termini di caratteristiche strutturali.
C’è necessità che si chiarisca altresì:
Si potrebbe agevolmente riassumere l’elencazioni che precede nella più generale indicazione di “regolamento di servizio” e di “regolamento interno” dei costituendi reparti, ferme le perplessità
circa l’efficienza di tale scelta.
Non ultimo si ha interesse a conosce i dettagli dell’applicazione delle previsioni normative sulla sicurezza sul lavoro in ogni singolo reparto che si intende aprire.
Ritenendo che la materia intera possa agevolmente sussumersi in quella dei criteri di massima di organizzazione degli Uffici, si sensibilizza altresì al rispetto delle prerogative sindacali.
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