II^ C.R. MILANO BOLLATE – Sequestro da parte di detenuti di un appartenente al corpo di Polizia Penitenziaria – Criticità del contesto lavorativo e totale assenza dei requisiti minimi di sicurezza
Egregio Sig. Presidente, con la presente nota il Si.N.A.P.Pe intende sottoporre alla sua attenzione un’analisi oggettiva e scevra di pregiudizi del gravissimo episodio verificatosi la scorsa domenica nel carcere “modello” di Milano Bollate. Nella fattispecie un’assistente di Polizia Penitenziaria è stato minacciato con lamette e forbici da due detenuti ristretti presso il reparto isolamento dell’istituto di pena in argomento, costretto a consegnare le chiavi della predetta sezione e, dopo essere stato legato ad una branda e financo imbavagliato, è stato rinchiuso in una camera detentiva, affinché i detenuti in questione potessero portare a termine una spedizione punitiva nei confronti di un altro detenuto ristretto nella medesima sezione. Considerato che il tutto si è verificato all’interno di una struttura penitenziaria, trattasi di un evento di una gravità inaudita e senza precedenti, ovvero di un sequestro di persona ai danni di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni finalizzato a massacrare a morte la vittima predestinata, evento che si è fortunatamente risolto senza conseguenze irreparabili solo grazie all’encomiabile prova di coraggio e di professionalità dimostrata dal personale di Polizia Penitenziaria tempestivamente intervenuto in soccorso del collega e del detenuto destinatario della spedizione punitiva. Orbene, senza dilungarci ulteriormente sull’evento specifico, il quale è stato peraltro ampiamente e diffusamente trattato dai principali organi di stampa nazionali con enorme risalto mass-mediatico e conseguente indignazione dell’opinione pubblica, è invece nostra intenzione analizzarne meglio le reali cause, evidenziando un dato di fatto tanto grave quanto evidente, ovvero che i presupposti di quanto accaduto sono stati creati da una dissennata politica di assegnazione di detenuti assolutamente incompatibili sia con la tipologia di Istituto di Pena, “a trattamento avanzato” ed a custodia attenuata, cui appartiene la II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate, sia con i risibili standard di sicurezza che la predetta struttura è in grado di garantire. Signor Presidente, duole evidenziare che il cosiddetto “Progetto Bollate”, così come era stato concepito in origine, ovvero come un progetto ampiamente condivisibile che prevedeva la creazione di un Istituto di Pena a trattamento avanzato, destinato ad accogliere esclusivamente detenuti resisi meritevoli di fruire di un regime di custodia attenuata e di un’ offerta trattamentale di prim’ordine, di fatto non è mai esistito poiché la realtà penitenziaria in parola è stata ed è tutt’ora destinataria di un numero assai considerevole di detenuti, psichiatrici, con spiccata indole aggressiva e con un curriculum delinquenziale intramurario, conseguito negli Istituti di Pena di provenienza, ai limiti dell’applicazione del regime restrittivo di cui all’art. 14 bis dell’ Ordinamento Penitenziario. Il gravissimo episodio verificatosi appena tre giorni fa, rappresenta una chiara dimostrazione empirica della piena aderenza alla realtà dell’ argomentazione appena esposta, considerato che i detenuti protagonisti del medesimo episodio sono soggetti che avevano già manifestato negli innumerevoli istituti di pena nei quali erano stati in precedenza ristretti una notevole indole delinquenziale ed una spiccata tendenza all’aggressività, inoltre, incredibile a dirsi, uno dei due detenuti era stato altresì protagonista di un’ evasione da altra struttura penitenziaria e di numerosi altri tentativi non andati a buon fine, tanto da essere considerato soggetto da sottoporre a particolari cautele poiché ad alto rischio di evasione e di conseguenza assolutamente incompatibile con un istituto a custodia attenuata quale deve essere considerato la II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate. E’ di tutta evidenza che disporre il trasferimento nel carcere di Bollate dei detenuti protagonisti del gravissimo episodio che stiamo analizzando è stata una scelta a dir poco sconsiderata da parte dell’Amministrazione Penitenziaria da Lei rappresentata, un provvedimento che rasenta l’illegittimità poiché, essendo palesemente illogico e contraddittorio, configura un vero e proprio eccesso di potere che ha evidentemente creato le premesse affinché si verificasse quanto poi effettivamente accaduto, considerata anche la circostanza che i soggetti in questione erano stati oggetto di numerose relazioni di servizio che ne certificavano l’effettiva pericolosità anche da parte della Polizia Penitenziaria della II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate, di conseguenza non è accettabile che si sia perseverato nell’errore, esponendo ad un gravissimo rischio il personale di Polizia Penitenziaria, bensì era assolutamente necessario procedere all’immediato trasferimento ad altro e più idoneo istituto di pena dei detenuti di cui trattasi. Sarebbe ora lecito attendersi un provvedimento disciplinare a carico del dirigente che ha disposto l’assegnazione in una custodia attenuata di detenuti meritevoli del regime di cui all’art. 14 bis O.P., riservando a tale autorità amministrativa il medesimo trattamento di cui è stato destinatario l’Assistente Capo in servizio presso la Casa Circondariale di Campobasso il quale, per aver contribuito a sventare un’evasione, è stato sospeso dal servizio, poiché, in una situazione di altissimo stress psicologico non tenuta in nessuna considerazione da chi ha assunto tale provvedimento, è incorso in eccessi censurabili, ma che comunque non hanno cagionato alcun danno irreparabile. Egregio Sig. Presidente, affinché Lei abbia esatta contezza della situazione estremamente critica in cui versa attualmente il carcere di Bollate, è per noi cosa gradita rappresentarLe che la struttura ospita attualmente poco meno di #### detenuti a fronte di un numero assolutamente irrisorio di unità di Polizia Penitenziaria impiegato a turno nelle sezioni detentive che si può quantificare in meno di ####. Per rendersi meglio conto della gravissima carenza di personale è sufficiente fare un semplice raffronto con la vicina Casa Circondariale di Milano San Vittore la quale può disporre di circa #### agenti a fronte di una popolazione detenuta che oscilla numericamente tra le #### e le #### unità. In una tale condizione è incontestabile che la II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate non è in grado di garantire un livello di sicurezza accettabile se non per una vera custodia attenuata, regime assolutamente incompatibile con la gestione di detenuti psichiatrici e con elevato indice di pericolosità intramuraria che pure sono tuttora presenti in gran numero e che rappresentano tante mine ad innesco rapido pronte ad esplodere da un momento all’altro e senza alcun preavviso. Signor Presidente, alla luce di quanto esposto in narrativa è lecito chiedersi se Lei ritiene giusto che il cosiddetto “Progetto Bollate” debba continuare a rimanere relegato negli angusti confini di una furbesca operazione di marketing da dare in pasto ai mass media affinché continuino imperterriti a narrare una realtà che non esiste né mai è esistita per come era stata in origine concepita o se invece è sua intenzione realizzare concretamente quel progetto, assumendo i conseguenziali provvedimenti. Qualora l’Amministrazione Penitenziaria abbia effettivamente deciso di cantare il “de profundis” al progetto Bollate, il principio di trasparenza dell’azione amministrativa introdotto dalla legge n. 241/90 impone che lo si dica con la massima chiarezza in modo tale che la II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate non venga più considerata una custodia attenuata, bensì un istituto di pena a regime ordinario con tutto ciò che ne consegue a partire dalla revisione dell’organico di Polizia Penitenziaria che numericamente dovrà essere perlomeno raddoppiato onde garantire al personale in servizio di lavorare in condizioni di sicurezza accettabili e compatibili con tale regime.
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II^ C.R. MILANO BOLLATE – Sequestro da parte di detenuti di un appartenente al corpo di Polizia Penitenziaria – Criticità del contesto lavorativo e totale assenza dei requisiti minimi di sicurezza
Egregio Sig. Presidente,
con la presente nota il Si.N.A.P.Pe intende sottoporre alla sua attenzione un’analisi oggettiva e scevra di pregiudizi del gravissimo episodio verificatosi la scorsa domenica nel carcere “modello” di Milano Bollate.
Nella fattispecie un’assistente di Polizia Penitenziaria è stato minacciato con lamette e forbici da due detenuti ristretti presso il reparto isolamento dell’istituto di pena in argomento, costretto a consegnare le chiavi della predetta sezione e, dopo essere stato legato ad una branda e financo imbavagliato, è stato rinchiuso in una camera detentiva, affinché i detenuti in questione potessero portare a termine una spedizione punitiva nei confronti di un altro detenuto ristretto nella medesima sezione.
Considerato che il tutto si è verificato all’interno di una struttura penitenziaria, trattasi di un evento di una gravità inaudita e senza precedenti, ovvero di un sequestro di persona ai danni di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni finalizzato a massacrare a morte la vittima predestinata, evento che si è fortunatamente risolto senza conseguenze irreparabili solo grazie all’encomiabile prova di coraggio e di professionalità dimostrata dal personale di Polizia Penitenziaria tempestivamente intervenuto in soccorso del collega e del detenuto destinatario della spedizione punitiva.
Orbene, senza dilungarci ulteriormente sull’evento specifico, il quale è stato peraltro ampiamente e diffusamente trattato dai principali organi di stampa nazionali con enorme risalto mass-mediatico e conseguente indignazione dell’opinione pubblica, è invece nostra intenzione analizzarne meglio le reali cause, evidenziando un dato di fatto tanto grave quanto evidente, ovvero che i presupposti di quanto accaduto sono stati creati da una dissennata politica di assegnazione di detenuti assolutamente incompatibili sia con la tipologia di Istituto di Pena, “a trattamento avanzato” ed a custodia attenuata, cui appartiene la II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate, sia con i risibili standard di sicurezza che la predetta struttura è in grado di garantire.
Signor Presidente, duole evidenziare che il cosiddetto “Progetto Bollate”, così come era stato concepito in origine, ovvero come un progetto ampiamente condivisibile che prevedeva la creazione di un Istituto di Pena a trattamento avanzato, destinato ad accogliere esclusivamente detenuti resisi meritevoli di fruire di un regime di custodia attenuata e di un’ offerta trattamentale di prim’ordine, di fatto non è mai esistito poiché la realtà penitenziaria in parola è stata ed è tutt’ora destinataria di un numero assai considerevole di detenuti, psichiatrici, con spiccata indole aggressiva e con un curriculum delinquenziale intramurario, conseguito negli Istituti di Pena di provenienza, ai limiti dell’applicazione del regime restrittivo di cui all’art. 14 bis dell’ Ordinamento Penitenziario.
Il gravissimo episodio verificatosi appena tre giorni fa, rappresenta una chiara dimostrazione empirica della piena aderenza alla realtà dell’ argomentazione appena esposta, considerato che i detenuti protagonisti del medesimo episodio sono soggetti che avevano già manifestato negli innumerevoli istituti di pena nei quali erano stati in precedenza ristretti una notevole indole delinquenziale ed una spiccata tendenza all’aggressività, inoltre, incredibile a dirsi, uno dei due detenuti era stato altresì protagonista di un’ evasione da altra struttura penitenziaria e di numerosi altri tentativi non andati a buon fine, tanto da essere considerato soggetto da sottoporre a particolari cautele poiché ad alto rischio di evasione e di conseguenza assolutamente incompatibile con un istituto a custodia attenuata quale deve essere considerato la II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate.
E’ di tutta evidenza che disporre il trasferimento nel carcere di Bollate dei detenuti protagonisti del gravissimo episodio che stiamo analizzando è stata una scelta a dir poco sconsiderata da parte dell’Amministrazione Penitenziaria da Lei rappresentata, un provvedimento che rasenta l’illegittimità poiché, essendo palesemente illogico e contraddittorio, configura un vero e proprio eccesso di potere che ha evidentemente creato le premesse affinché si verificasse quanto poi effettivamente accaduto, considerata anche la circostanza che i soggetti in questione erano
stati oggetto di numerose relazioni di servizio che ne certificavano l’effettiva pericolosità anche da parte della Polizia Penitenziaria della II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate, di conseguenza non è accettabile che si sia perseverato nell’errore, esponendo ad un gravissimo rischio il personale di Polizia Penitenziaria, bensì era assolutamente necessario
procedere all’immediato trasferimento ad altro e più idoneo istituto di pena dei detenuti di cui trattasi.
Sarebbe ora lecito attendersi un provvedimento disciplinare a carico del dirigente che ha disposto l’assegnazione in una custodia attenuata di detenuti meritevoli del regime di cui all’art. 14 bis O.P., riservando a tale autorità amministrativa il medesimo trattamento di cui è stato destinatario l’Assistente Capo in servizio presso la Casa Circondariale di Campobasso il quale, per aver contribuito a sventare un’evasione, è stato sospeso dal servizio, poiché, in una situazione di altissimo stress psicologico non tenuta in nessuna considerazione da chi ha assunto tale provvedimento, è incorso in eccessi censurabili, ma che comunque non hanno cagionato alcun danno irreparabile.
Egregio Sig. Presidente, affinché Lei abbia esatta contezza della situazione estremamente critica in cui versa attualmente il carcere di Bollate, è per noi cosa gradita rappresentarLe che la struttura ospita attualmente poco meno di #### detenuti a fronte di un numero assolutamente irrisorio di unità di Polizia Penitenziaria impiegato a turno nelle sezioni detentive che si può quantificare in meno di ####. Per rendersi meglio conto della gravissima carenza di personale è sufficiente fare un semplice raffronto con la vicina Casa Circondariale di Milano San Vittore la quale può disporre di circa #### agenti a fronte di una popolazione detenuta che oscilla numericamente tra le #### e le #### unità.
In una tale condizione è incontestabile che la II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate non è in grado di garantire un livello di sicurezza accettabile se non per una vera custodia attenuata, regime assolutamente incompatibile con la gestione di detenuti psichiatrici e con elevato indice di pericolosità intramuraria che pure sono tuttora presenti in gran numero e che rappresentano tante mine ad innesco rapido pronte ad esplodere da un momento all’altro e senza alcun preavviso.
Signor Presidente, alla luce di quanto esposto in narrativa è lecito chiedersi se Lei ritiene giusto che il cosiddetto “Progetto Bollate” debba continuare a rimanere relegato negli angusti confini di una furbesca operazione di marketing da dare in pasto ai mass media affinché continuino imperterriti a narrare una realtà che non esiste né mai è esistita per come era stata in origine concepita o se invece è sua intenzione realizzare concretamente quel progetto, assumendo i conseguenziali provvedimenti.
Qualora l’Amministrazione Penitenziaria abbia effettivamente deciso di cantare il “de profundis” al progetto Bollate, il principio di trasparenza dell’azione amministrativa introdotto dalla legge n. 241/90 impone che lo si dica con la massima chiarezza in modo tale che la II^ Casa di Reclusione di Milano Bollate non venga più considerata una custodia attenuata, bensì un istituto di pena a regime ordinario con tutto ciò che ne consegue a partire dalla revisione dell’organico di Polizia Penitenziaria che numericamente dovrà essere perlomeno raddoppiato onde garantire al personale in servizio di lavorare in condizioni di sicurezza accettabili e compatibili con tale regime.
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