In data di oggi, 30/09/2016, questa O.S. ha effettuato un sit-in dinanzi alla Scuola di
Formazione ed Aggiornamento del Personale dell’Amministrazione Penitenziaria (SFAPP) di
Parma, per sollecitare la risoluzione di una serie di problematiche che affliggono da tempo gli
II.PP. di Parma. La scelta della Certosa come luogo ove svolgere tale iniziativa di protesta è
stata operata per rafforzare la richiesta di una regolamentazione dei provvedimenti di distacco
che costringono tutti gli Istituti emiliano-romagnoli, compreso Parma, a lavorare sotto organico. Difatti, i distacchi non legati a situazioni tutelate dalla vigente normativa,
rispondono ancora a logiche poco chiare che prescindono da qualsivoglia criterio meritocratico
e/o relativo all’anzianità di servizio. E’ per tale motivo che il Sinappe auspica da tempo che
venga effettuata una valutazione sulle reali esigenze della Scuola di Parma (e, più in generale,
delle cd sedi extra moenia) a seguito della quale operare eventuali assegnazioni di personale in
distacco temporaneo o tramite procedura di mobilità ad interpello, ma in ogni caso in base a
criteri di selezione equi e trasparenti. Uno dei criteri potrebbe essere anche quello di
privilegiare l’assegnazione alla Scuola di Parma del personale parzialmente inidoneo al servizio
d’Istituto che consentirebbe, viceversa, di recuperare dalla Scuola stessa personale pienamente
confacente ai servizi istituzionali all’interno degli Istituti di Pena.
Il problema della carenza d’organico è tra l’altro avvertito maggiormente presso l’Istituto di
Parma in virtù della sua peculiarità dovuta alla presenza di detenuti con patologie gravi,
detenuti 41 bis, AS1, AS3, paraplegici, 14 bis, comuni e comuni pericolosi. Non si possono, a tal
proposito, comprendere le ragioni per cui continuino ad essere assegnati al Carcere ducale
decine e decine di detenuti affetti da gravi patologie, malgrado il reparto che li dovrebbe
accogliere, l’ex CDT (Centro Diagnostico Terapeutico), oggi SAI, sia da tempo saturo, con la
conseguenza che gli stessi detenuti ammalati vengono allocati nelle altre sezioni non
predisposti alla loro accoglienza e cura. Tali detenuti hanno bisogno di assistenza continua con
tutto quanto ciò possa comportare in termini di sicurezza (a cominciare dai continui invii
urgenti in luoghi esterni di cura) e di malcontento all’interno delle suddette sezioni per le
lamentele degli altri detenuti segnati dalle continue richieste di soccorso, anche di notte, dei
detenuti ammalati.
L’Amministrazione Penitenziaria tende a sottovalutare l’incidenza che la peculiarità degli
II.PP. di Parma ha sulla carenza d’organico affermando, a più riprese, che la stessa non supera
i limiti di tollerabilità, commettendo quindi un grave errore di valutazione che può, a lungo
andare, creare grave nocumento alla sicurezza dell’istituto e del territorio di riferimento.
Vero è che neppure la Direzione del Carcere di Parma, ha mai cercato di supplire alla
carenza d’organico con una ormai non più rinviabile riorganizzazione interna che consenta di
recuperare ai servizi operativi il personale di polizia penitenziaria tuttora inspiegabilmente
impiegato in ufficio. Al contrario si è deciso di distogliere ulteriori unità (3/4) dai propri
compiti istituzionali internalizzando il bar agenti, finora gestito da una cooperativa sociale.
La carenza d’organico di cui sopra si è di recente ulteriormente aggravata per la riapertura
del cantiere per la costruzione di un nuovo padiglione da 200 posti, chiuso da diverso tempo,
che ha comportato l’istituzione di ulteriori posti di servizio senza che l’Amministrazione abbia
provveduto ad alcuna integrazione dell’organico, neppure temporanea.
Per la Polizia Penitenziaria diventa quindi normale rinunciare al giorno di riposo
settimanale, effettuare 30/40 ore di straordinario mensile, in turni da otto e più ore ed in posti
di servizio spesso accorpati, anche al fine di poter garantire ai detenuti l’effettuazione di
attività trattamentali, ricreative, sportive e lavorative, strumenti di rieducazione e di riduzione
delle tensioni interne. Particolarmente grave è la situazione in cui versa il Nucleo Traduzioni e
Piantonamenti il cui personale è ormai allo stremo delle forze, con una dotazione organica pari
a circa la metà di quella prevista (intorno ai 60 uomini) e una programmazione del servizio che
prevede sovente la revoca di riposi settimanali e ferie, nonché l’effettuazione di turni anche
superiori alle 12 ore e di più servizi consecutivi nella medesima giornata lavorativa.
A rendere ancora più incandescente la situazione vi è l’escalation degli eventi critici e delle
aggressioni subite dal personale di Polizia Penitenziaria per mano dei detenuti ed a causa di
tutto quanto innanzi evidenziato, nonché per la scelta dell’Amministrazione Centrale di
disporre il cambiamento delle modalità custodiali senza garantire al personale una formazione
specifica inerente l’apertura dei detenuti nei reparti detentivi ed il funzionamento della
sorveglianza dinamica, a cui si aggiungono l’assenza di dispositivi di protezione individuale e di
adeguati strumenti di contenzione. Il Sinappe da tempo denuncia, in solitaria, la discutibile
attuazione delle Circolari del DAP sull’apertura dei detenuti che prevedono che gli stessi
permangano all’interno delle sezioni detentive con le celle aperte, circolando liberamente nei
corridoi e nelle salette ricreative in un rapporto di 50 a 1 con lo sfortunato poliziotto di servizio.
Abbiamo in tal senso chiesto ripetutamente al Direttore di Parma di selezionare i detenuti
meritevoli di fruire del regime “aperto”, così come recentemente ed autorevolmente sostenuto
dal procuratore aggiunto di Messina, già Direttore Generale dell’Ufficio Detenuti e
Trattamento del DAP, dott. Sebastiano Ardita (http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-
Ristretti/intervista-a-sebastiano-ardita-qpermessi-e-benefici-ai-mafiosi-la-nuova-legge-nonvaq),
volendo nel contempo rafforzare le unità in servizio nei reparti detentivi. A tal proposito
crediamo sia assolutamente incomprensibile l’atteggiamento dell’Amministrazione
Penitenziaria che da un lato esige l’attuazione delle nuove modalità custodiali a regime aperto e
dall’altro non mette a disposizione i fondi necessari per l’adeguamento dei reparti detentivi per
l’esatta attuazione della sorveglianza dinamica, che non può prescindere dall’incremento dei
sistemi citofonici, di videosorveglianza e di automazione dell’apertura di cancelli di
sbarramento e delle celle.
Ultimo, ma non ultimo, è il problema relativo alla fornitura delle uniformi di servizio che
non viene effettuata da anni costringendo il personale a costosi interventi di rattoppo e
cucitura presso sartorie e calzolai che non fanno onore all’immagine del Corpo.
Auspicando che le SS.LL. vogliano predisporre gli interventi urgenti necessari ad evitare che
le problematiche di cui sopra possano avere un non preventivabile epilogo, dovuto alla
concomitanza di tutta una serie di fattori di rischio, ad oggi, incomprensibilmente ed
assurdamente sottovalutati, si porgono Distinti Saluti.
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II.PP. DI PARMA – Rivendicazioni sit-in Certosa Parma
In data di oggi, 30/09/2016, questa O.S. ha effettuato un sit-in dinanzi alla Scuola di
Formazione ed Aggiornamento del Personale dell’Amministrazione Penitenziaria (SFAPP) di
Parma, per sollecitare la risoluzione di una serie di problematiche che affliggono da tempo gli
II.PP. di Parma. La scelta della Certosa come luogo ove svolgere tale iniziativa di protesta è
stata operata per rafforzare la richiesta di una regolamentazione dei provvedimenti di distacco
che costringono tutti gli Istituti emiliano-romagnoli, compreso Parma, a lavorare sotto organico. Difatti, i distacchi non legati a situazioni tutelate dalla vigente normativa,
rispondono ancora a logiche poco chiare che prescindono da qualsivoglia criterio meritocratico
e/o relativo all’anzianità di servizio. E’ per tale motivo che il Sinappe auspica da tempo che
venga effettuata una valutazione sulle reali esigenze della Scuola di Parma (e, più in generale,
delle cd sedi extra moenia) a seguito della quale operare eventuali assegnazioni di personale in
distacco temporaneo o tramite procedura di mobilità ad interpello, ma in ogni caso in base a
criteri di selezione equi e trasparenti. Uno dei criteri potrebbe essere anche quello di
privilegiare l’assegnazione alla Scuola di Parma del personale parzialmente inidoneo al servizio
d’Istituto che consentirebbe, viceversa, di recuperare dalla Scuola stessa personale pienamente
confacente ai servizi istituzionali all’interno degli Istituti di Pena.
Il problema della carenza d’organico è tra l’altro avvertito maggiormente presso l’Istituto di
Parma in virtù della sua peculiarità dovuta alla presenza di detenuti con patologie gravi,
detenuti 41 bis, AS1, AS3, paraplegici, 14 bis, comuni e comuni pericolosi. Non si possono, a tal
proposito, comprendere le ragioni per cui continuino ad essere assegnati al Carcere ducale
decine e decine di detenuti affetti da gravi patologie, malgrado il reparto che li dovrebbe
accogliere, l’ex CDT (Centro Diagnostico Terapeutico), oggi SAI, sia da tempo saturo, con la
conseguenza che gli stessi detenuti ammalati vengono allocati nelle altre sezioni non
predisposti alla loro accoglienza e cura. Tali detenuti hanno bisogno di assistenza continua con
tutto quanto ciò possa comportare in termini di sicurezza (a cominciare dai continui invii
urgenti in luoghi esterni di cura) e di malcontento all’interno delle suddette sezioni per le
lamentele degli altri detenuti segnati dalle continue richieste di soccorso, anche di notte, dei
detenuti ammalati.
L’Amministrazione Penitenziaria tende a sottovalutare l’incidenza che la peculiarità degli
II.PP. di Parma ha sulla carenza d’organico affermando, a più riprese, che la stessa non supera
i limiti di tollerabilità, commettendo quindi un grave errore di valutazione che può, a lungo
andare, creare grave nocumento alla sicurezza dell’istituto e del territorio di riferimento.
Vero è che neppure la Direzione del Carcere di Parma, ha mai cercato di supplire alla
carenza d’organico con una ormai non più rinviabile riorganizzazione interna che consenta di
recuperare ai servizi operativi il personale di polizia penitenziaria tuttora inspiegabilmente
impiegato in ufficio. Al contrario si è deciso di distogliere ulteriori unità (3/4) dai propri
compiti istituzionali internalizzando il bar agenti, finora gestito da una cooperativa sociale.
La carenza d’organico di cui sopra si è di recente ulteriormente aggravata per la riapertura
del cantiere per la costruzione di un nuovo padiglione da 200 posti, chiuso da diverso tempo,
che ha comportato l’istituzione di ulteriori posti di servizio senza che l’Amministrazione abbia
provveduto ad alcuna integrazione dell’organico, neppure temporanea.
Per la Polizia Penitenziaria diventa quindi normale rinunciare al giorno di riposo
settimanale, effettuare 30/40 ore di straordinario mensile, in turni da otto e più ore ed in posti
di servizio spesso accorpati, anche al fine di poter garantire ai detenuti l’effettuazione di
attività trattamentali, ricreative, sportive e lavorative, strumenti di rieducazione e di riduzione
delle tensioni interne. Particolarmente grave è la situazione in cui versa il Nucleo Traduzioni e
Piantonamenti il cui personale è ormai allo stremo delle forze, con una dotazione organica pari
a circa la metà di quella prevista (intorno ai 60 uomini) e una programmazione del servizio che
prevede sovente la revoca di riposi settimanali e ferie, nonché l’effettuazione di turni anche
superiori alle 12 ore e di più servizi consecutivi nella medesima giornata lavorativa.
A rendere ancora più incandescente la situazione vi è l’escalation degli eventi critici e delle
aggressioni subite dal personale di Polizia Penitenziaria per mano dei detenuti ed a causa di
tutto quanto innanzi evidenziato, nonché per la scelta dell’Amministrazione Centrale di
disporre il cambiamento delle modalità custodiali senza garantire al personale una formazione
specifica inerente l’apertura dei detenuti nei reparti detentivi ed il funzionamento della
sorveglianza dinamica, a cui si aggiungono l’assenza di dispositivi di protezione individuale e di
adeguati strumenti di contenzione. Il Sinappe da tempo denuncia, in solitaria, la discutibile
attuazione delle Circolari del DAP sull’apertura dei detenuti che prevedono che gli stessi
permangano all’interno delle sezioni detentive con le celle aperte, circolando liberamente nei
corridoi e nelle salette ricreative in un rapporto di 50 a 1 con lo sfortunato poliziotto di servizio.
Abbiamo in tal senso chiesto ripetutamente al Direttore di Parma di selezionare i detenuti
meritevoli di fruire del regime “aperto”, così come recentemente ed autorevolmente sostenuto
dal procuratore aggiunto di Messina, già Direttore Generale dell’Ufficio Detenuti e
Trattamento del DAP, dott. Sebastiano Ardita (http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-
Ristretti/intervista-a-sebastiano-ardita-qpermessi-e-benefici-ai-mafiosi-la-nuova-legge-nonvaq),
volendo nel contempo rafforzare le unità in servizio nei reparti detentivi. A tal proposito
crediamo sia assolutamente incomprensibile l’atteggiamento dell’Amministrazione
Penitenziaria che da un lato esige l’attuazione delle nuove modalità custodiali a regime aperto e
dall’altro non mette a disposizione i fondi necessari per l’adeguamento dei reparti detentivi per
l’esatta attuazione della sorveglianza dinamica, che non può prescindere dall’incremento dei
sistemi citofonici, di videosorveglianza e di automazione dell’apertura di cancelli di
sbarramento e delle celle.
Ultimo, ma non ultimo, è il problema relativo alla fornitura delle uniformi di servizio che
non viene effettuata da anni costringendo il personale a costosi interventi di rattoppo e
cucitura presso sartorie e calzolai che non fanno onore all’immagine del Corpo.
Auspicando che le SS.LL. vogliano predisporre gli interventi urgenti necessari ad evitare che
le problematiche di cui sopra possano avere un non preventivabile epilogo, dovuto alla
concomitanza di tutta una serie di fattori di rischio, ad oggi, incomprensibilmente ed
assurdamente sottovalutati, si porgono Distinti Saluti.
II.PP. DI PARMA – Rivendicazioni sit-in Certosa Parma
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