Continuano, nonostante le nostre copiose segnalazioni, le ermetiche mobilità che riguardano il DAP, siano esse interne, siano esse esterne. Con nota del 20 maggio n. 0171580 l’Ufficio per le relazioni sindacali ci ha messo a conoscenza dell’interpello in oggetto, indetto con nota 0010197.ID del 18 maggio. Dalla lettura del testo, ancora una volta sono molteplici le perplessità che ne scaturiscono. In primis, interrogativi abbracciano l’indistinta platea dei destinatari: l’interpello si rivolge ai “ruoli non direttivi del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria”, selezionando indistintamente e senza alcun rinvio ad eventuali criteri di valutazione, dall’agente al sostituto commissario, come se mansioni e funzioni fossero identiche lungo tutta la scala gerarchica. Né è dato comprendere se la selezione si rivolge unicamente al personale effettivo del DAP o inglobi fra i potenziali aspiranti anche il personale colà in servizio provvisorio (che per altro sta inspiegabilmente lievitando in quest’ultimo periodo, come abbiamo già avuto modo di segnalare). Accanto a ciò non si può non rilevare il metodo procedurale scelto che non prevede attribuzione di punteggi su piattaforme predeterminate, ma valutazioni curriculari e l’espletamento di un “colloquio”. Non è poi dato sapere da chi l’aspirante sarà sottoposto a colloquio, né su quali argomenti; ancor meno si possono dedurre notizie in relazione ai parametri valutativi che saranno utilizzati. Come abbiamo già avuto modo di segnalare, ritornano quelle logiche di selezione che non hanno nulla a che vedere con i criteri di mobilità cristallizzati dall’Accordo Nazionale Quadro, ispirandosi piuttosto alle procedure assunzionali delle aziende private. L’ennesimo interpello, privo di ogni caratteristica di trasparenza, riporta in auge il discorso mai concluso del dimensionamento degli Uffici e del loro livelli di funzionamento, tanto da indurre questa Segreteria Generale ancora una volta a chiedere una compiuta mappatura di tutti i settori, che fotografi l’esistente e il necessario, divisa per ruoli in relazione alle singole mansioni da svolgere. Essendo poi il DAP una sede lavorativa al pari di tutte le sedi periferiche, non si può di certo ritenersi avulsa dalle logiche della contrattazione in fatto di mobilità interna, dovendosi procedere a stilare un accordo decentrato che definisca fra l’altro i criteri di composizione di graduatorie per mobilità interna, al pari di come accade per gli istituti penitenziari. Per quanto sopra, si invita a voler predisporre adeguata informativa in merito, a procedere ad urgente convocazione e nelle more a sospendere le procedure in atto.
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Mobilità interna al DAP – incremento organico DGPR ufficio II – Programmazione Finanziaria e controllo di gestione
Ill.mi Presidenti
Continuano, nonostante le nostre copiose segnalazioni, le ermetiche mobilità che riguardano il DAP, siano esse interne, siano esse esterne. Con nota del 20 maggio n. 0171580 l’Ufficio per le relazioni sindacali ci ha messo a conoscenza dell’interpello in oggetto, indetto con nota 0010197.ID del 18 maggio. Dalla lettura del testo, ancora una volta sono molteplici le perplessità che ne scaturiscono. In primis, interrogativi abbracciano l’indistinta platea dei destinatari: l’interpello si rivolge ai “ruoli non direttivi del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria”, selezionando indistintamente e senza alcun rinvio ad eventuali criteri di valutazione, dall’agente al sostituto commissario, come se mansioni e funzioni fossero identiche lungo tutta la scala gerarchica. Né è dato comprendere se la selezione si rivolge unicamente al personale effettivo del DAP o inglobi fra i potenziali aspiranti anche il personale colà in servizio provvisorio (che per altro sta inspiegabilmente lievitando in quest’ultimo periodo, come abbiamo già avuto modo di segnalare).
Accanto a ciò non si può non rilevare il metodo procedurale scelto che non prevede attribuzione di punteggi su piattaforme predeterminate, ma valutazioni curriculari e l’espletamento di un “colloquio”.
Non è poi dato sapere da chi l’aspirante sarà sottoposto a colloquio, né su quali argomenti; ancor meno si possono dedurre notizie in relazione ai parametri valutativi che saranno utilizzati. Come abbiamo già avuto modo di segnalare, ritornano quelle logiche di selezione che non hanno nulla a che vedere con i criteri di mobilità cristallizzati dall’Accordo Nazionale Quadro, ispirandosi piuttosto alle procedure assunzionali delle aziende private. L’ennesimo interpello, privo di ogni caratteristica di trasparenza, riporta in auge il discorso mai concluso del dimensionamento degli Uffici e del loro livelli di funzionamento, tanto da indurre questa Segreteria Generale ancora una volta a chiedere una compiuta mappatura di tutti i settori, che fotografi l’esistente e il necessario, divisa per ruoli in relazione alle singole mansioni da svolgere. Essendo poi il DAP una sede lavorativa al pari di tutte le sedi periferiche, non si può di certo ritenersi avulsa dalle logiche della contrattazione in fatto di mobilità interna, dovendosi procedere a stilare un accordo decentrato che definisca fra l’altro i criteri di composizione di graduatorie per mobilità interna, al pari di come accade per gli istituti penitenziari. Per quanto sopra, si invita a voler predisporre adeguata informativa in merito, a procedere ad urgente convocazione e nelle more a sospendere le procedure in atto.
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