Illustrissimi in indirizzo Con nota GDAP 86710 del 26 febbraio u.s. codesti Ufficio, in aderenza alle modifiche introdotte dal TUIR (D.P.R. 917/86) dalla legge di bilancio 2025, ha informato il personale circa le conseguenze in termini di tassazione di eventuali rimborsi delle spese di missione quando il dipendente abbia sostenuto dette spese in contanti. La norma in questione (art. 1 comma 81 lettera a), incidendo sull’articolo 51 comma 5 del TUIR ha, infatti, previsto che le spese di cui trattasi non concorrono a formare reddito a condizione che i pagamenti siano eseguiti con sistemi tracciabili; in caso contrario, le somme percepite a titolo di rimborso spese formeranno reddito imponibile ai fini fiscali e previdenziali, con conseguente parzialità del rimborso delle spese vive sostenute per servizio. Il nuovo scenario normativo-fiscale riporta però in auge l’annosa questione legata alla vigenza di altra norma, vale a dire l’articolo 6 del DPR 170/2007 e successive modificazioni, che obbliga l’Amministrazione a versare a titolo di anticipo delle spese di missione l’intero importo delle spese di viaggio e di pernottamento oltre all’85% delle presunte spese di vitto. Considerato che la somma anticipata viene accreditata sul conto corrente personale del dipendente, in quel caso ha un senso sollecitare la tracciabilità del pagamento con gli strumenti collegati al medesimo conto, trattandosi di fondi che potremmo definire quasi assoggettati ad un vincolo di scopo. L’esperienza ci insegna, tuttavia, che l’attribuzione dell’anticipo risponde a logiche di disponibilità di fondi e ai tempi di accredito collegati alle movimentazioni bancarie, ragione per la quale non è certa l’immediata disponibilità dei fondi stessi. Ne deriva che ove il dipendente (spesso inserito in contesti familiari monoreddito) non abbia in quid di risparmi sul proprio conto corrente e faccia eventualmente ricorso a prestiti di piccole somme nella propria cerchia sociale rimediando il contante necessario per fronteggiare le spese, vedendosi costretto all’utilizzo del contante, verrà penalizzato in fase di tassazione, giungendo così ad un rimborso parziale delle spese sostenute. A fronte dello scenario su descritto è d’obbligo che l’Amministrazione provveda ad individuare soluzioni alternative, eventualmente predisponendo strumenti di pagamento elettronico da affidare volta per volta al personale in missione con plafond corrispondenti a quelli stimati come necessari per il sostenimento delle spese rimborsabili. Certi della condivisione delle argomentazioni esposte e dell’esatto rilievo che si accorderà alla problematica descritta, si resta in attesa di conoscere le soluzioni che saranno individuate.
Utilizziamo i cookie per assicurarti di offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok
Nuove disposizioni trattamento fiscale rimborsi spese di missione
Illustrissimi in indirizzo
Con nota GDAP 86710 del 26 febbraio u.s. codesti Ufficio, in aderenza alle modifiche introdotte dal TUIR (D.P.R. 917/86) dalla legge di bilancio 2025, ha informato il personale circa le conseguenze in termini di tassazione di eventuali rimborsi delle spese di missione quando il dipendente abbia sostenuto dette spese in contanti.
La norma in questione (art. 1 comma 81 lettera a), incidendo sull’articolo 51 comma 5 del TUIR ha, infatti, previsto che le spese di cui trattasi non concorrono a formare reddito a condizione che i pagamenti siano eseguiti con sistemi tracciabili; in caso contrario, le somme percepite a titolo di rimborso spese formeranno reddito imponibile ai fini fiscali e previdenziali, con conseguente parzialità del rimborso delle spese vive sostenute per servizio.
Il nuovo scenario normativo-fiscale riporta però in auge l’annosa questione legata alla vigenza di altra norma, vale a dire l’articolo 6 del DPR 170/2007 e successive modificazioni, che obbliga l’Amministrazione a versare a titolo di anticipo delle spese di missione l’intero importo delle spese di viaggio e di pernottamento oltre all’85% delle presunte spese di vitto.
Considerato che la somma anticipata viene accreditata sul conto corrente personale del dipendente, in quel caso ha un senso sollecitare la tracciabilità del pagamento con gli strumenti collegati al medesimo conto, trattandosi di fondi che potremmo definire quasi assoggettati ad un vincolo di scopo.
L’esperienza ci insegna, tuttavia, che l’attribuzione dell’anticipo risponde a logiche di disponibilità di fondi e ai tempi di accredito collegati alle movimentazioni bancarie, ragione per la quale non è certa l’immediata disponibilità dei fondi stessi.
Ne deriva che ove il dipendente (spesso inserito in contesti familiari monoreddito) non abbia in quid di risparmi sul proprio conto corrente e faccia eventualmente ricorso a prestiti di piccole somme nella propria cerchia sociale rimediando il contante necessario per fronteggiare le spese, vedendosi costretto all’utilizzo del contante, verrà penalizzato in fase di tassazione, giungendo così ad un rimborso parziale delle spese sostenute.
A fronte dello scenario su descritto è d’obbligo che l’Amministrazione provveda ad individuare soluzioni alternative, eventualmente predisponendo strumenti di pagamento elettronico da affidare volta per volta al personale in missione con plafond corrispondenti a quelli stimati come necessari per il sostenimento delle spese rimborsabili.
Certi della condivisione delle argomentazioni esposte e dell’esatto rilievo che si accorderà alla problematica descritta, si resta in attesa di conoscere le soluzioni che saranno individuate.
Cerca
Categorie
Ultimi articoli inseriti
Calendario