pervengono da più parti segnalazioni e perplessità in merito al particolare impatto che l’emergenza sanitaria del Paese ha determinato sulla posizione di coloro che, all’inizio della pandemia, vertevano in condizione di temporanea non idoneità al servizio con convalescenza concessa dalla CMO. Come è noto, la situazione sanitaria nazionale ha determinato un congelamento delle procedure di accertamento in discussione e anche se codesto Dipartimento ha assicurato idonei strumenti di tutela della posizione giuridica ed economica per il personale che si trovava nella precitata condizione, è indiscutibile come i comprensibili ritardi nella definizione dei procedimenti in questione rechi un duplice effetto negativo: da un lato annichilisce il personale che, anche dietro parere sanitario acquisito privatamente, riterrebbe di poter agevolmente rientrare in servizio costringendolo al protrarsi di una convalescenza magari non più necessaria; dall’altra aggrava le carenze organiche degli istituti penitenziari che si ritrovano a contare assenze molto più lunghe di quelle preventivate o preventivabili. Al di là del congelamento delle attività dell’organo sanitario collegiale nel periodo del look down, la definizione delle pratiche non ha subito un acceleramento, assistendosi (per comprensibili ragioni di opportunità e prudenza) alla convocazione di poche unità al giorno e alla calendarizzazione della visita molti mesi dopo. In ragione degli effetti sulla tenute del sistema penitenziario come sopra illustrati, nella certezza che codesti Vertici condividano le argomentazioni prospettate, si chiede di voler interloquire con le Commissioni Mediche Ospedaliere dislocate su tutto il territorio nazionale, sollecitando la definizione delle pratiche pendenti, ovvero individuando soluzioni alternative per l’accertamento della riacquisita idoneità al servizio.
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Personale di polizia penitenziaria temporaneamente non idoneo al servizio – richiesta intervento sollecitatorio presso le CMO
Illustrissimi in indirizzo,
pervengono da più parti segnalazioni e perplessità in merito al particolare impatto che l’emergenza sanitaria del Paese ha determinato sulla posizione di coloro che, all’inizio della pandemia, vertevano in condizione di temporanea non idoneità al servizio con convalescenza concessa dalla CMO. Come è noto, la situazione sanitaria nazionale ha determinato un congelamento delle procedure di accertamento in discussione e anche se codesto Dipartimento ha assicurato idonei strumenti di tutela della posizione giuridica ed economica per il personale che si trovava nella precitata condizione, è indiscutibile come i comprensibili ritardi nella definizione dei procedimenti in questione rechi un duplice effetto negativo: da un lato annichilisce il personale che, anche dietro parere sanitario acquisito privatamente, riterrebbe di poter agevolmente rientrare in servizio costringendolo al protrarsi di una convalescenza magari non più necessaria; dall’altra aggrava le carenze organiche degli istituti penitenziari che si ritrovano a contare assenze molto più lunghe di quelle preventivate o preventivabili. Al di là del congelamento delle attività dell’organo sanitario collegiale nel periodo del look down, la definizione delle pratiche non ha subito un acceleramento, assistendosi (per comprensibili ragioni di opportunità e prudenza) alla convocazione di poche unità al giorno e alla calendarizzazione della visita molti mesi dopo.
In ragione degli effetti sulla tenute del sistema penitenziario come sopra illustrati, nella certezza che codesti Vertici condividano le argomentazioni prospettate, si chiede di voler interloquire con le Commissioni Mediche Ospedaliere dislocate su tutto il territorio nazionale, sollecitando la definizione delle pratiche pendenti, ovvero individuando soluzioni alternative per l’accertamento della riacquisita idoneità al servizio.
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