Esimio Presidente, nell’epoca della comunicazione immediata, hanno fatto presto il giro della rete alcuni video di un nutrito gruppo di poliziotti penitenziari in uniforme operativa e con tanto di arma lunga PM12 al seguito (presumiamo armi scariche), che saltava e ballava festosamente sulle note di popolari canzoni partenopee, suonate dai musicisti del Corpo colà presenti. Il tutto è accaduto nella centralissima Piazza del Popolo a Roma, nel corso delle prove per la festa del Corpo. Se fosse accaduto in un’area non accessibile al pubblico, l’episodio sarebbe potuto essere letto come una semplice goliardata magari per allentare le tensioni connesse all’evento, anche in ragione della comprensibile stanchezza dei componenti dei reparti chiamati a pesanti addestramenti con temperature particolarmente elevate. Ma così non è stato e nonostante ogni lettura benevola che si vuole dare alla circostanza, resta di fatto un’immagine del Corpo grandemente compromessa e la veicolazione all’esterno di un messaggio che mette in discussione la levatura dei compiti svolti e della stessa ricorrenza che oggi si celebra. Da ciò nasce spontaneo l’interrogativo di chi abbia potuto permettere che ciò accadesse, viste le lunghe catene di comando presenti sul posto. Ciò non perché si vogliano cercare capri espiatori o si vogliano richiedere esemplari punizioni come quelle che, siam certi, si sarebbero tributate al singolo o a gruppi più ristretti se identico atteggiamento fosse stato tenuto in diversa circostanza. La nostra vuole essere una lettura benevola, ma orientata ad un pragmatismo che l’Amministrazione fatica a mettere in campo, tanto che è lesivo per l’immagine del Corpo espletare servizi di traduzione presso aule di giustizia o presso gli ospedali in tuta operativa, ma non lo è l’atteggiamento carnevalesco assunto nella giornata di ieri. Stesso dicasi della rigidità di giudizio a livello disciplinare per tutti quei singoli episodi magari tenuti dal singolo, senza che si possa apprezzare il medesimo positivo giudizio di qualcosa fatto per smorzare la tensione, nonostante di tensione e stanchezza, nei servizi operativi, se ne registra anche di più di quella che precede la festa del Corpo. Una stanchezza e una tensione che non trovano eco perché chiuse fra le mura di un penitenziario o negli angusti spazi di un mezzo del Corpo. Ora, considerato che la Polizia Penitenziaria vanta un storia gloriosa e piange quanti hanno perso la vita per onorare quella divisa, ci attendiamo che codesto Presidente ci fornisca chiarimenti sull’accadimento e nel contempo detti linee di maggior apertura nella valutazione delle condotte dei singoli secondo una visione “aggiornata” della tutela dell’immagine del Corpo.
PROVE GENERALI PER LA CELEBRAZIONE DELLA FESTA DEL CORPO IN ROMA, PIAZZA DEL POPOLO
Esimio Presidente, nell’epoca della comunicazione immediata, hanno fatto presto il giro della rete alcuni video di un nutrito gruppo di poliziotti penitenziari in uniforme operativa e con tanto di arma lunga PM12 al seguito (presumiamo armi scariche), che saltava e ballava festosamente sulle note di popolari canzoni partenopee, suonate dai musicisti del Corpo colà presenti. Il tutto è accaduto nella centralissima Piazza del Popolo a Roma, nel corso delle prove per la festa del Corpo. Se fosse accaduto in un’area non accessibile al pubblico, l’episodio sarebbe potuto essere letto come una semplice goliardata magari per allentare le tensioni connesse all’evento, anche in ragione della comprensibile stanchezza dei componenti dei reparti chiamati a pesanti addestramenti con temperature particolarmente elevate. Ma così non è stato e nonostante ogni lettura benevola che si vuole dare alla circostanza, resta di fatto un’immagine del Corpo grandemente compromessa e la veicolazione all’esterno di un messaggio che mette in discussione la levatura dei compiti svolti e della stessa ricorrenza che oggi si celebra. Da ciò nasce spontaneo l’interrogativo di chi abbia potuto permettere che ciò accadesse, viste le lunghe catene di comando presenti sul posto. Ciò non perché si vogliano cercare capri espiatori o si vogliano richiedere esemplari punizioni come quelle che, siam certi, si sarebbero tributate al singolo o a gruppi più ristretti se identico atteggiamento fosse stato tenuto in diversa circostanza.
La nostra vuole essere una lettura benevola, ma orientata ad un pragmatismo che l’Amministrazione fatica a mettere in campo, tanto che è lesivo per l’immagine del Corpo espletare servizi di traduzione presso aule di giustizia o presso gli ospedali in tuta operativa, ma non lo è l’atteggiamento carnevalesco assunto nella giornata di ieri.
Stesso dicasi della rigidità di giudizio a livello disciplinare per tutti quei singoli episodi magari tenuti dal singolo, senza che si possa apprezzare il medesimo positivo giudizio di qualcosa fatto per smorzare la tensione, nonostante di tensione e stanchezza, nei servizi operativi, se ne registra anche di più di quella che precede la festa del Corpo. Una stanchezza e una tensione che non trovano eco perché chiuse fra le mura di un penitenziario o negli angusti spazi di un mezzo del Corpo.
Ora, considerato che la Polizia Penitenziaria vanta un storia gloriosa e piange quanti hanno perso la vita per onorare quella divisa, ci attendiamo che codesto Presidente ci fornisca chiarimenti sull’accadimento e nel contempo detti linee di maggior apertura nella valutazione delle condotte dei singoli secondo una visione “aggiornata” della tutela dell’immagine del Corpo.
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