Esimia Dottoressa, si è venuti a conoscenza di una situazione alquanto singolare verificatasi ai danni di diversi poliziotti penitenziari. E’ accaduto infatti che dopo un’attesa esageratamente lunga (dovuta ad un accumularsi di pratiche per la mancata riunione della Commissione competente allo svolgimento delle stesse), sono giunti finalmente gli esiti alle svariate istanze di ricorso alla classifica annuale, presentata negli ultimi due/tre anni dagli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria. Le delibere sono state emesse tutte insieme e sono risultate essere tutte negative (è emblematico il caso di Parma, dove 7 istanze su 7 sono risultate negative, con identico responso!). E’ chiaro che la singolare coincidenza ha fatto scaturire alcune supposizioni tra gli istanti; appare infatti difficile ipotizzare che tutti i ricorsi presentati, dettagliatamente motivati e assolutamente diversi l’uno dall’altro, conducano al medesimo esito. Sarebbe ardito pensare che il tutto possa essere collegato alla graduatoria relativa al concorso interno per vice sovrintendenti, anche questa palesemente in ritardo rispetto ai tempi previsti e che avrebbe potuto subire inopportune modifiche, a seguito di una variazione delle classifiche annuali di alcuni dei partecipanti. E’ bene rammentare come la Circolare GDAP-0142746 del 23-04-2009, emanata dal DAP, specificava come la compilazione del rapporto informativo dovesse “contrastare il disagio lavorativo del personale di Polizia Penitenziaria e stimolare la professionalità tramite condivisione, ascolto e solidarietà”. Nella stessa circolare si leggeva che “è il caso di ribadire ancora una volta come sia estrema delicatezza il corretto uso del potere che si esercita con la redazione dei giudizi informativi relativi al personale di Polizia Penitenziaria, non potendosi certamente trascurare il rischio che questo strumento valutativo sia utilizzato per finalità distorte e direttamente conseguenti ad una visione alterata nei contenuti del rapporto gerarchico, restando con ciò escluso l’utilizzo dei rapporti non solo, come assolutamente ovvio, come mezzo per la mera riaffermazione della propria autorità (magari addirittura con finalità ritorsive ), ma anche alla stregua di strumenti sanzionatori di carenze eventualmente pure imputabili al dipendente nell’espletamento delle mansioni di sua competenza”. Sovente capita invece che del rapporto informativo venga fatto proprio lo strumento di “ritorsione” che l’Amministrazione aborriva, a tutto danno del poliziotto che, come unica “difesa”, ha il ricorso alla competente Commissione. Il crescente numero di istanze presentate è la prova di ciò. Ora, considerando che una valutazione bassa, compromette l’avanzamento e la carriera del dipendente interessato, sarebbe opportuno comprendere sulla base della discrezionalità concessa alla Commissione de qua, quali sono i canoni o metodi rituali su cui basa le proprie delibere. Pertanto, al fine di dissipare qualsiasi dubbio, si resta in attesa dei chiarimenti richiesti.
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Ricorso alla classifica annuale – Anomalie
Esimia Dottoressa,
si è venuti a conoscenza di una situazione alquanto singolare verificatasi ai danni di diversi poliziotti penitenziari.
E’ accaduto infatti che dopo un’attesa esageratamente lunga (dovuta ad un accumularsi di pratiche per la mancata riunione della Commissione competente allo svolgimento delle stesse), sono giunti finalmente gli esiti alle svariate istanze di ricorso alla classifica annuale, presentata negli ultimi due/tre anni dagli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria.
Le delibere sono state emesse tutte insieme e sono risultate essere tutte negative (è emblematico il caso di Parma, dove 7 istanze su 7 sono risultate negative, con identico responso!).
E’ chiaro che la singolare coincidenza ha fatto scaturire alcune supposizioni tra gli istanti; appare infatti difficile ipotizzare che tutti i ricorsi presentati, dettagliatamente motivati e assolutamente diversi l’uno dall’altro, conducano al medesimo esito.
Sarebbe ardito pensare che il tutto possa essere collegato alla graduatoria relativa al concorso interno per vice sovrintendenti, anche questa palesemente in ritardo rispetto ai tempi previsti e che avrebbe potuto subire inopportune modifiche, a seguito di una variazione delle classifiche annuali di alcuni dei partecipanti.
E’ bene rammentare come la Circolare GDAP-0142746 del 23-04-2009, emanata dal DAP, specificava come la compilazione del rapporto informativo dovesse “contrastare il disagio lavorativo del personale di Polizia Penitenziaria e stimolare la professionalità tramite condivisione, ascolto e solidarietà”. Nella stessa circolare si leggeva che “è il caso di ribadire ancora una volta come sia estrema delicatezza il corretto uso del potere che si esercita con la redazione dei giudizi informativi relativi al personale di Polizia Penitenziaria, non potendosi certamente trascurare il rischio che questo strumento valutativo sia utilizzato per finalità distorte e direttamente conseguenti ad una visione alterata nei contenuti del rapporto gerarchico, restando con ciò escluso l’utilizzo dei rapporti non solo, come assolutamente ovvio, come mezzo per la mera riaffermazione della propria autorità (magari addirittura con finalità ritorsive ), ma anche alla stregua di strumenti sanzionatori di carenze eventualmente pure imputabili al dipendente nell’espletamento delle mansioni di sua competenza”. Sovente capita invece che del rapporto informativo venga fatto proprio lo strumento di “ritorsione” che l’Amministrazione aborriva, a tutto danno del poliziotto che, come unica “difesa”, ha il ricorso alla competente Commissione.
Il crescente numero di istanze presentate è la prova di ciò.
Ora, considerando che una valutazione bassa, compromette l’avanzamento e la carriera del dipendente interessato, sarebbe opportuno comprendere sulla base della discrezionalità concessa alla Commissione de qua, quali sono i canoni o metodi rituali su cui basa le proprie delibere.
Pertanto, al fine di dissipare qualsiasi dubbio, si resta in attesa dei chiarimenti richiesti.
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