
Egregio Provveditore,
in data di oggi, 19/12/2020, si sarebbe verificato l’ennesimo evento critico presso un Istitito Penitenziario del Distretto, che avrebbe visto come protagonista un detenuto di origine magrebina, già in regime di isolamento a causa di precedenti condotte infrattive, che avrebbe dato fuoco alla sua camera di pernottamento e tirato di tutto contro il personale intervenuto a cercare di riportare l’ordine e la disciplina all’interno del reparto detentivo dove il tutto sarebbe accaduto.
La prima domanda che viene da porsi, in questo caso, è come sia possibile che un detenuto sottoposto alla sanzione disciplinare dell’esclusione dalle attività in comune (isolamento), potesse essere in possesso di accendino, scopa con manico in legno, sedia in plastica (da cui lo stesso avrebbe staccato i piedi per aggredire il personale di Polizia Penitenziaria), tutti oggetti usati per creare ulteriori disordini e grave nocumento al personale in divisa; infatti, ancora una volta, a seguito dell’aggressione, sarebbe stato necessario condurre un collega presso il pronto soccorso del nosocomio cittadino, da cui, dopo essere stato sottoposto agli accertamenti diagnostici ed alle cure del caso, sarebbe stato dimesso con una prognosi di 14 giorni s.c., per una lesione ad una mano che non sarebbe stato possibile diagnosticare in maniera certa.
Questa Segreteria Regionale non può che sollecitare, per l’ennesima volta, codesto Provveditore circa la necessità di farsi carico della problematica relativa alla gestione dei detenuti facinorosi e/o psichiatrici presenti nelle carceri del Distretto, ribadendo l’urgenza di predisporre sezioni chiuse presso ogni Istituto della Regione, ove custodire i detenuti più intemperanti, di creare dei circuiti detentivi differenziati per la gestione e la cura dei detenuti psichiatrici che non sia possibile trasferire alle Rems (che costituiscono, a nostro avviso, una delle soluzioni più fallimentari messe in atto dalla nostra Amministrazione), di dotare il personale di Polizia Penitenziaria di strumenti più efficaci per domare l’aggressività di tali detenuti, di avviare specifici percorsi di aggiornamento professionale in merito alle ultime modifiche alle modalità custodiali e quanto altro possa essere messo in atto per sostenere le donne e gli uomini del Corpo in un contesto storico così problematico e rischioso per il personale in divisa.
In attesa di immediato riscontro in merito alle misure urgenti che si riterrà utile predisporre per arginare la suddetta problematica, si porgono Distinti Saluti.