LETTERA AL CAPO D.A.P. – Riflessione sul sistema della sorveglianza dinamica in relazione al crescente trend di aggressioni ai danni del personale di Polizia Penitenziaria.
La lunga, e pare inarrestabile, sequela di aggressioni ai danni del personale del Corpo ad opera della popolazione detenuta, merita una riflessione a tutto tondo per quanto concerne la tenuta del sistema penitenziario. Una riflessione di cui si erano detti consapevoli, tanto le autorità politiche, tanto i Vertici di questa Amministrazione già sul finire dello scorso anno, che avevano assicurato per parte propria un momento di studio e confronto per ragionare sul reale declinarsi del concetto di sorveglianza dinamica anche al fine di verificare l’esistenza di un eventuale nesso fra essa e il fenomeno delle aggressioni che avvengono all’interno delle mura. L’approccio responsabile che emergeva da quelle parole aveva trovato comunque l’apertura di credito delle Organizzazioni Sindacali che, giova rammentare, nel mese di settembre erano scese in piazza per portare il proprio grido d’allarme proprio contro il fenomeno delle aggressioni. Spiace, tuttavia constatare, come ci si debba confrontare con una promessa vuota a cui nessun seguito è stato dato, nessun correttivo è stato registrato, come del pari nessuna riduzione del fenomeno aggressivo si è apprezzata. Così ci si trova di fronte al tragico bollettino di quest’ultima settimana che ha visto importanti aggressioni in quasi tutto il territorio nazionale: si cita esemplificativamente l’episodio di Piacenza, piuttosto che quello capitolino registratisi nella sola giornata di ieri. Lungi dal voler, da parte di chi scrive, creare quel nesso stringente fra le modalità custodiali e la patologia del fenomeno aggressivo; tuttavia, nemmeno si è avuto l’onore di avere smentite da parte dei superiori Uffici che valgano ad inquadrare la questione sotto altra luce e accendendo magari altri e diversi riflettori. Che fine hanno fatto i proclami e le promesse fornite dal Sig. Ministro e da codesti Interlocutori sul finire del 2017? Quale soluzione è stata individuata come contenimento del fenomeno? Quale “punto della situazione” è stato fatto sul declinarsi della sorveglianza dinamica? Domande a cui con la presente si chiede di rispondere, al fine di fornire al personale che opera in prima linea le doverose e attese rassicurazioni, che consentano di lavorare in sicurezza. Concetto da troppo tempo sottostimato. Si resta per tanto in attesa di un puntuale riscontro sul tema.
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LETTERA AL CAPO D.A.P. – Riflessione sul sistema della sorveglianza dinamica in relazione al crescente trend di aggressioni ai danni del personale di Polizia Penitenziaria.
Illustre Presidente, illustre Vice Capo
La lunga, e pare inarrestabile, sequela di aggressioni ai danni del personale del Corpo ad opera della popolazione detenuta, merita una riflessione a tutto tondo per quanto concerne la tenuta del sistema penitenziario. Una riflessione di cui si erano detti consapevoli, tanto le autorità politiche, tanto i Vertici di questa Amministrazione già sul finire dello scorso anno, che avevano assicurato per parte propria un momento di studio e confronto per ragionare sul reale declinarsi del concetto di sorveglianza dinamica anche al fine di verificare l’esistenza di un eventuale nesso fra essa e il fenomeno delle aggressioni che avvengono all’interno delle mura. L’approccio responsabile che emergeva da quelle parole aveva trovato comunque l’apertura di credito delle Organizzazioni Sindacali che, giova rammentare, nel mese di settembre erano scese in piazza per portare il proprio grido d’allarme proprio contro il fenomeno delle aggressioni. Spiace, tuttavia constatare, come ci si debba confrontare con una promessa vuota a cui nessun seguito è stato dato, nessun correttivo è stato registrato, come del pari nessuna riduzione del fenomeno aggressivo si è apprezzata. Così ci si trova di fronte al tragico bollettino di quest’ultima settimana che ha visto importanti aggressioni in quasi tutto il territorio nazionale: si cita esemplificativamente l’episodio di Piacenza, piuttosto che quello capitolino registratisi nella sola giornata di ieri. Lungi dal voler, da parte di chi scrive, creare quel nesso stringente fra le modalità custodiali e la patologia del fenomeno aggressivo; tuttavia, nemmeno si è avuto l’onore di avere smentite da parte dei superiori Uffici che valgano ad inquadrare la questione sotto altra luce e accendendo magari altri e diversi riflettori. Che fine hanno fatto i proclami e le promesse fornite dal Sig. Ministro e da codesti Interlocutori sul finire del 2017? Quale soluzione è stata individuata come contenimento del fenomeno? Quale “punto della situazione” è stato fatto sul declinarsi della sorveglianza dinamica? Domande a cui con la presente si chiede di rispondere, al fine di fornire al personale che opera in prima linea le doverose e attese rassicurazioni, che consentano di lavorare in sicurezza. Concetto da troppo tempo sottostimato. Si resta per tanto in attesa di un puntuale riscontro sul tema.
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